Tassi e rendimenti USA-eurozona: il rischio delle correlazioni

27/02/2024 17:07

Tassi e rendimenti USA-eurozona: il rischio delle correlazioni

Correlazione Treasury-Bund su livelli record

I mercati obbligazionari degli Stati Uniti e dell'eurozona sono sempre più legati a filo doppio. La notizia arriva dalla banca americana State Street che ha rilevato questa importante situazione.
In particolare dalle analisi effettuate emerge che la correlazione (basata su 52 settimane) tra i rendimenti dei titoli di stato americani e tedeschi a 2 anni ha recentemente toccato un massimo storico. Indicazioni dello stesso tenore arrivano anche dalle correlazioni tra le obbligazioni a più lunga scadenza.

É un bene o un male? Difficile dare una risposta a questa domanda.

In teoria i rendimenti dei titoli a reddito fisso dovrebbero rispecchiare le specificità dell'emittente e del suo contesto macroeconomico-valutario e quindi muoversi in dipendenza dei trend che da questi elementi si sviluppano. Nella realtà si osserva invece che i mercati obbligazionari (o almeno quelli dei Paesi più sviluppati) tendono a muoversi nella stessa direzione.
Che è poi quella data dai bond USA dato che l'ammontare emesso dal Tesoro americano non detenuto dalla Fed è quasi il triplo di quello di tutti i Paesi eurozona messi assieme (sempre escludendo nel portafoglio della BCE).

Nella fase attuale però qualche problema c'è, dato che i rendimenti delle obbligazioni sono influenzati dalle decisioni di politica monetaria delle banche centrali (di più sulla parte breve della curva e meno su quella medio-lunga).

É quindi possibile dire che la BCE subisce l'influenza della Fed. Il punto è che Powell e soci si trovano di fronte a una situazione che per certi aspetti è molto diversa da quella che Christine Lagarde ha davanti a sé.

Inflazione e crescita: situazioni molto diverse in USA ed eurozona

La variabile inflazione presenta livello e tendenza simili: in USA ha toccato il 9,1% a giugno 2022, in eurozona il 10,6% quattro mesi dopo e ora entrambi gli indicatori oscillano intorno al 3%.

Ben diversa invece la situazione relativa alla crescita economica. Negli USA, nonostante la massiccia manovra restrittiva lanciata dalla Fed nel marzo 2022, la congiuntura è ancora solida. La prima stima del PIL americano nel quarto trimestre ha fatto segnare +3,3% sul precedente, in rallentamento dal +5,2% del terzo ma superiore ai sei trimestri precedenti (attenzione i dati del PIL a stelle e strisce sono trimestrali ma su base annua).

L'economia dell'eurozona batte in testa, la BCE rischia grosso

Nell'eurozona la "macchina" si è invece fermata sotto i colpi (incrementi dei tassi) della BCE.

Dopo il -0,1% del terzo trimestre nel quarto stiamo rischiando la recessione: la seconda stima ha confermato lo 0% della prima ma se la terza revisione dovesse avere il segno meno davanti saremmo di fronte a due trimestri di crescita negativa, ovvero a una recessione tecnica.

Questo è il rischio insito nella correlazione tra rendimenti e tassi nella situazione attuale: la Fed può attendere conferme definitive del rientro dell'inflazione verso l'obiettivo di lungo termine del 2% prima di abbassare i tassi senza preoccuparsi troppo degli effetti deleteri della politica monetaria restrittiva sulla congiuntura.

Ma la BCE deve riflettere bene prima di adeguarsi alla banca centrale americana perché la crescita nell'eurozona è evidentemente fragile.

© TraderLink News - Direttore Responsabile Marco Valeriani - Riproduzione vietata

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