E’ ufficiale: la Grecia rifiuta la proposta dei creditori europei e non paga la prima delle scadenze sui rimborsi al Fondo Monetario Internazionale.
Le 2 strade
Ma mentre sulla seconda opzione resta un margine di normalità , per lo meno ufficialmente, visto che la procedura è tecnicamente lecita, sebbene esista un solo, unico precedente storico, sulla prima, quella del gran rifiuto, si addensano le nubi più minacciose.
Se non altro per il fatto che, tra gli altri, lo stesso primo ministro Alexis Tsipras aveva più volte rassicurato sull’affidabilità dello stato greco. Evidentemente non troppo affidabile, nonostante Atene abbia imboccato la strada delle riforme reali o per meglio dire realmente documentate con tabelle, numeri, dati e prospettive di crescita e tagli.
Soprattutto alle pensioni, da Syriza giudicate finora intoccabili almeno quanto il resto d’Europa le giudicava insostenibili: questa volta, però sembra(va) proprio che il governo avesse deciso di alzare l’età pensionabile e rivedere gran parte della sua politica fiscale, così come anche di mettere mano alla riforma delle professioni.
Le linee rosse di Atene
Si fa dunque sempre più convulso il negoziato tra la Grecia e i suoi creditori dal momento che lo stesso Tsipras non solo ha rifiutato l’accordo avanzato dalle istituzioni europee, ma ha anche confermato che il piano in questione non può essere considerato nemmeno come una base per futuri accordi dal momento che oltrepassa, nelle sue richieste, quelle famose linee di demarcazione che Atene aveva poste come invalicabili.
Opinione condivisa anche dal ministro delle finanze Yanis Varoufakis secondo il quale accettando tali proposte la nazione ellenica vedrebbe aumentati la povertà e cancellati i minimi progressi economici registrati.
Colloqui ad oltranza
Per oggi è intanto previsto un nuovo incontro a Bruxelles tra Tsipras e il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker oltre al numero uno dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem per riuscire a sbloccare la situazione anche in vista di una proposta negoziale che potrebbe permettere di ricevere circa 10,9 miliardi dal fondo salva-Stati Efsf che Atene potrebbe usare per onorare le scadenze in arrivo nei prossimi mesi, oltre alla tranche da 7,2 miliardi in ballo ormai da febbraio.
Il problema di fondo resta però il fatto che accettandola, Tsipras oltrepasserebbe le suddette linee rosse rischiando non solo la credibilità politica ma anche le elezioni anticipate visto che le concessioni finora fatte hanno avuto la conseguenza in patria di far nascere malumori all’interno del suo partito, Syriza, all’interno del quale le fronde più intransigenti hanno già annunciato che in Parlamento avrebbero votato contro ogni tipo di accordo che mettesse mano alla privatizzazione del settore energetico, al taglio del salario minimo, all’intervento sul settore pensionistico.
Insomma, la partita greca è ben lontana dall’essere conclusa.
Fonte: News
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