Petrolio: ormai sui prezzi si gioca alla roulette

04/09/2015 14:08

Petrolio: ormai sui prezzi si gioca alla roulette

Indice dei contenuti

  1. Le cifre
  2. Le scommesse

Il petrolio è entrato in una inaspettata fase di volatilità dovuta alla particolare situazione che sta vivendo. Stretto tra le certezze di una domanda scarsa e di una produzione eccessiva, impelagato nelle dinamiche di operatori che aprono e chiudono posizioni e coperture al minimo sentore di un possibile rialzo, l’oro nero sta diventando oggetto di interesse sempre maggiore da parte degli analisti per via delle molteplici dinamiche che ne contraddistinguono l’andamento.

Le cifre

Da una parte quelle oggettive come i dati ufficiali sulle scorte, nello specifico di quelle statunitensi, che secondo il  Dipartimento dell’Energia Usa hanno raggiunto il picco degli ultimi 4 mesi in parallelo ad un calo costante e continuato della domanda cinese.

Ma WisdomTree Europe fa notare anche un’altra serie di particolari, a partire dalle quotazioni stesse: il calo continuato registrato in settimana rappresenta un’inversione di tendenza rispetto all’altrettanto marcato rally che ha contraddistinto i giorni precedenti.

Numeri alla mano si parla di un rialzo del 25% seguito da un negativo pari a -6% con un Brent che oscilla intorno ai 50 dollari e un WTI che veleggia sui 47, praticamente un terzo rispetto ai circa 118 dollari di 3 anni fa. Una volatilità che  dimostra come il petrolio ormai sia oggetto di speculazione e il mercato in cerca di un punto di equilibrio.

Le scommesse

Le previsioni perciò hanno iniziato ad assomigliare più che altro a una serie di scommesse ancora più azzardate rispetto al solito con i più pessimisti che hanno guardato alla soglia dei 30 dollari e che nei giorni scorsi, durante le peggiori tempeste, avrebbero potuto anche cantare vittoria cogliendo il target. 

 

Tutto gli occhi adesso sono puntati sull’Opec e sulla sua prossima riunione di dicembre: data la situazione in molti invocano una riunione straordinaria, anche perchè un eventuale taglio della produzione potrebbe risollevare le sorti del greggio.

Purtroppo questa opzione sembra essere sempre meno nelle intenzioni di chi, all’interno dell’organizzazione dei Paesi esportatori, detta legge e decide anche per coloro che, da quelle decisioni, non traggono alcun beneficio. Per quanto le energie alternative e rinnovabili stiano conoscendo una popolarità ma avuta prima,  il petrolio resterà ancora il punto di riferimento per la crescita mondiale, crescita che, con la Cina in standby, sarà un’incognita ancora a lungo.

E a proposito di Cina l’ultimo allarme sulla sua mancata ripresa arriva da Fitch, che pronostica una drastica riduzione della ricchezza interna su Pechino, tanto da arrivare, tra il 2016 e il 2020 a un pil del 5%.

nnFonte: News Trend Online

© TraderLink News - Direttore Responsabile Marco Valeriani - Riproduzione vietata

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