Più che il voler poté il digiuno

25/01/2015 08:00

Più che il voler poté il digiuno

Dopo anni di rinvii, la BCE scommette il tutto per tutto sul Quantitative Easing.
La BCE ha lasciato i tassi interesse invariati e ha annunciato il tanto atteso Quantitative Easing europeo. Acquisti di Titoli di Stato da parte della BCE al ritmo di 60 miliardi di euro al mese da marzo 2015 a settembre 2016, con possibili estensioni fino al raggiungimento dell’obiettivo del 2% di inflazione.
Numeri che si attestano nella parte alta delle attese del mercato, che stimava una forchetta tra un minimo di 500 miliardi di euro e un massimo di 1500 miliardi.
Il Presidente della BCE Mario Draghi, evidenziando il permanere dei rischi al ribasso per l’economia europea, ha giocato la carta del Quantitative Easing con l’intento di contrastare la discesa dei prezzi nell’Eurozona dovuta al rallentamento dell’economia.

PROIETTILI A VUOTO?

Dallo scoppio della crisi del 2008, la BCE ha tagliato i tassi d’interesse portandoli alla soglia dello zero, ha creato il paracadute antispeculazione con il fondo salva Stati dell’ESM (meccanismo di stabilità finanziaria), ideato l’OMT (ancora in attesa del giudizio finale della Corte di Giustizia Europea), finanziato le banche dell’Eurozona con i due programmi L.T.R.O.

e T.L.T.R.O. (targeted long term refinancing operation), acquistato covered bonds e ABS. La liquidità nel sistema interbancario si è progressivamente normalizzata.
Tutto ciò non è stato però sufficiente a scongiurare i rischi recessivi. L’enorme massa di denaro erogata dalla Banca Centrale Europea alle banche europee è non affluita quanto sperato nell’economia reale.
Lo stress subito dalle banche durante la crisi è stato, quasi da tutte, superato, ma liquidità è rimasta all’interno del sistema finanziario molto più a lungo di quanto previsto, anziché permeare in tutto il sistema economico.

Al contrario degli USA, dove le aziende si finanziano prevalentemente sul mercato, in Europa le aziende si finanziano all’80% attraverso il canale bancario.
La difficoltà per i privati e la piccola e media impresa nel trovare finanziamenti, sommata al crescente carico fiscale e burocratico, ha bloccato la fiducia.

Aziende che non investono e non assumono, privati che non spendono, i prezzi nell’Eurozona hanno intrapreso una spirale discendente. Una parte crescente della popolazione europea è ridotta alla fame. A mali estremi, estremi rimedi.

UN POTENTE CAVALLO DI BATTAGLIA, CON IL MORSO TIRATO

La speranza di Draghi era quella di veder nel frattempo attuate le riforme economiche e fiscali, senza le quali anche il programma del QE potrebbe essere inutile.
Ma di fronte al rischio ormai concreto di una deflazione stile Giappone, ha scommesso con coraggio sul più famigerato cavallo di battaglia a disposizione degli Stati: stampare denaro.
Per superare le resistenze della Germania, restia alla condivisione dei rischi sui debiti sovrani, il compromesso è stato trovato sulla tipologia dei Titoli acquistabili, che dovranno essere “investment grade”, sulla quantità delle emissioni (non più del 25% di ogni emissione e del 33% delle emissioni di ogni Paese), ma soprattutto nella condivisione dei rischi: la BCE parteciperà solo al 20% al rischio di insolvenza del singolo Stato.

L’80% del rischio graverà sulle banche centrali nazionali.
Questo è un modo di responsabilizzare ulteriormente i singoli governi, spingendoli a rilanciare le economie nazionali.
Per quanto riguarda l’acquisto di Titoli greci, previsto da luglio, sarà subordinato al rispetto delle condizioni dettate alla Grecia dalla Troika nel programma di bailout.

Il Presidente della Bundesbank Jens Weidmann, a poche ore dall’annuncio della BCE, frena l’entusiasmo, criticando la decisione della Banca Centrale ed evidenziandone i rischi.

VANTAGGI PER BANCHE ED EXPORTAZIONI EUROPEE.

L’acquisto da parte della BCE di Titoli di Stato europei gioverà, in primis, alle banche.

I bilanci bancari, carichi di Titoli di Stato, si sentiranno alleggeriti. Le quotazioni più elevate dei Titoli e il sostegno della BCE gioveranno ai requisiti di capitali delle banche e libereranno liquidità che potrà essere indirizzata all’economia reale.
Il Quantitative Easing ha avuto l’effetto immediato di una forte svalutazione dell’Euro, che dovrebbe favorire le esportazioni.

L’EFFETTO DI UN BAZOOKA SUI MERCATI

I mercati hanno reagito con euforia isterica all’annuncio della BCE.
La tradizionale usanza “buy the rumor, sell the news” (comprare sull’aspettativa, vendere sulla notizia) questa volta non è stata osservata.

Evidentemente, i mercati prezzavano un QE più leggero. La reazione è invece stata quella di esasperare le tendenze in atto fino a raggiungere importanti obiettivi di prezzo, con un movimento che sembra esaustivo.
Gli automatismi dei sistemi elettronici e algoritmi di trading, che hanno ormai un peso prevalente sui mercati, velocizzano le tendenze.
Le Borse europee sono salite di circa il 10% in pochi giorni, colmando così la differenza di performance di un anno con le Borse USA che avevano chiuso il 2014 con un + 11,5% per l’SP500 e un + 7,55% per il Dow Jones Industrial Average.
Il cambio Euro/Dollaro ha sfiorato il livello 1,11, perdendo oltre il 9% da inizio gennaio 2015 e tornando si minimi che non si vedevano dal 2003.

I Titoli di Stato hanno aggiornato i massimi storici delle quotazioni e i minimi di rendimento.
Il BTP decennale italiano è appena sopra l’1,5% di rendimento, mentre il Bund tedesco sotto lo 0,4% annuo.

OPPORTUNITA’ E RISCHI

Il mercato azionario dei Paesi periferici dell’Eurozona, nonostante la recente salita, resta comunque sottovalutato rispetto ai massimi del 2007.

L’indice azionario FTMIB vale ancora meno della metà di quanto valeva nel 2007.
Tuttavia, l’evoluzione del mercato azionario europeo sarà condizionata da quello USA che, sui massimi di tutti i tempi, sconta pienamente i progressi dell’economia statunitense e ha accolto tiepidamente il QE europeo, rimando sostanzialmente sui valori di inizio anno.
Ci saranno anche opportunità sul settore energetico, ma non è ancora il momento, sottolinea Icahn, invitando alla prudenza.
Agli attuali livelli di rendimento, appena sopra lo zero, sui bond governativi vediamo più rischi che opportunità.
Sulle valute, dopo il forte sell-off dell’Euro, attendiamo l’opportunità di un rimbalzo tecnico dell’Euro che riteniamo a questo punto molto probabile.
La forte volatilità di molte attività finanziarie nel corso degli ultimi 6 mesi ha già creato effetti collaterali negativi le cui conseguenze sono ancora difficilmente valutabili.
Le aziende del settore petrolifero sono state colpite dal crollo del prezzo del petrolio.
L’oscillazione del franco svizzero ha portato ingenti perdite, oltre che agli esportatori svizzeri, a numerose società finanziarie.

Diverse broker in cambi sono al limite del fallimento e tre delle maggiori banche mondiali hanno subito perdite milionarie.
Vedremo nelle prossime settimane se altre “sorprese” arriveranno dal recente crollo dell’Euro.

Autore: Mc Capital Fonte: News Trend Online

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