CAPITOLO 3

I TASSI D'INTERESSE

3.1.2     La teoria del premio a rischio

     Dopo aver descritto la teoria delle aspettative come una formulazione che spiega l'andamento dei tassi a lungo termine in funzione dell'andamento atteso dei futuri tassi a breve termine, si ritiene utile fornire una breve sintesi delle ragioni che dal punto di vista teorico possono giustificare la presenza di un premio per il rischio costante o variabile nel tempo.

     Questo contraddice parzialmente la terza ipotesi della teoria tradizionale delle aspettative, in quanto afferma che questa perfetta sostituibilità tra i titoli non esiste di per sè, ma può essere ottenuta attraverso il pagamento di un premio.

     Le formulazioni più semplici considerano un premio dipendente dalla scadenza dello strumento finanziario; una tra le teorie più note di questo genere è certamente quella di Hicks 1:

     ...a parità di altri fattori, chi si impegna in un prestito a lungo termine si pone in una situazione più rischiosa...; ma ci sono alcuni individui (o imprese) per i quali questo non è valido, poiché sono già impegnati per lunghe scadenze....Queste persone vorranno coprire le loro future forniture di materie prime e avranno quindi una forte propensione a prendere a prestito a lungo termine, propensione che non sembra esserci per l'altro lato del mercato...Il mercato a lungo termine avrà una certa debolezza da un lato, il che offre un'opportunità per la speculazione......Lo speculatore opererà nel mercato a lungo termine solamente se si attende di guadagnare a sufficienza per bilanciare il rischio in cui incorre....

     I tassi attesi a lungo termine dovranno essere superiori ai tassi d'interessi attesi a breve.
La spiegazione si fonda sulla propensione alla liquidità degli operatori, i quali richiederebbero un premio per rinunciare alla disponibilità di fondi proporzionale al periodo di tempo che li separa dal rimborso (teoria del premio per la liquidità).

     Se l'investitore è incerto su quale sarà il futuro tasso d'interesse, non si vorrà impegnare per lungo tempo per non sacrificare delle potenziali possibilità di guadagno; al contrario preferirà mantenere liquida la sua posizione, per poter decidere successivamente.
Questo comportamento potrà essere modificato solo se il prestatore di breve periodo sarà indotto a superare la sua innata propensione per la liquidità, precisamente attraverso un premio per l'investimento a lungo termine.

     Queste affermazioni trovano un forte supporto da molteplici fonti diverse; riportiamo ad esempio un commento dell'illustre Irving Fisher 2:

     Esiste un gap tra il normale tasso a lungo termine ed il normale tasso a breve; il secondo sta in media al di sotto del primo, di un ammontare che può farsi risalire in parte alle preoccupazioni e agli inconvenienti in cui incorre chi prende a prestito dovendo continuamente rinnovare gli impegni a breve termine, ed in parte per una maggiore libertà di manovra, o facilità di disimpegno senza perdite, che il prestito a breve consente al prestatore.


1 Hicks J.R., Value and Capital, Oxford Clarendon Press (1946) .
2 Fisher I. The Theory of Interest, Macmillan (1930) .