L’inversione della curva dei rendimenti è il principale campanello di allarme per un crash dei mercati finanziari, come successo nel 2000-2008 a livello globale e nel 2011 in Europa/Italia. L’assottigliamento dello spread sulle scadenze americane dei Tresury indica un valore vicino a 100 basis point e potrebbe ulteriormente scendere.
La paura dei mercati oggi è quella di un aumento improvviso e repentino dei tassi di interesse che, considerando l’alta duration dei portafogli obbligazionari mondiali, rappresenterebbe un effetto domino stile 2008-2009 su tutte le asset class. I tassi salgono, sotto la guida della banca centrale (Fed), per effetto della variazione dell’inflazione ma anche per l’affidabilità dello Stato nel ripagare i propri debiti a breve.
E se i tassi salissero improvvisamente e di molto per fattori esogeni all’inflazione (Guerra, dazi, eventi politici…) che magari rimarrebbe bassa? Come nel 2011 in Europa, dove i tassi dell’interbancario salivano velocemente a causa della crisi dei titoli di stato che perdevano valore e aumentavano il rendimento a dismisura, mentre l’inflazione rimaneva stabile; successe anche nell’estate 2012, a causa del bassissimo grado di fiducia tra le banche che non si prestavano i soldi, quando è dovuto intervenire Draghi con l’impegno della Bce a fare qualsiasi cosa per salvare l’euro.

Attenzione quindi al doppio pericolo:
- Inversione della curva dei rendimenti
- Aumento dei tassi a breve più veloce dell’inflazione che invece rimane ferma
La pendenza della retta che individua la tendenza dei tassi Usa è più ripida (linea nera) di quella dell’inflazione (linea celeste) che, in situazione di normalità, anticipa ovviamente i tassi. Staremo a vedere
Guido Gennaccari
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