Al seminario organizzato dalla Consob per presentare il “Rapporto sulle scelte di investimento delle famiglie italiane” sono emerse indicazioni interessanti sul mondo degli italiani quali risparmiatori. Il Presidente Vegas, aprendo i lavori, ha giustamente sottolineato come sia fondamentale un mercato finanziario unico a livello europeo per garantire e migliorare l’efficienza nei confronti dell’investitore europeo. Il Prof. Beltratti ha sottolineato come lo studio evidenzi che il 47% del campione intervistato non sa dare una definizione di inflazione, il 55% non è in grado di indicare correttamente cosa significhi diversificare gli investimenti e circa il 57% non sa spiegare la relazione rischio-rendimento.
Nadia Linciano (Consob) ha sottolineato come l’individuo medio consideri elementi fondamentali, per le scelte finanziarie, i seguenti: fiducia, sicurezza dell’investimento, i costi e l’avversione al rischio di perdita; Paola Soccorso (Consob) ha evidenziato l’importanza del “disposition effect”, ossia la pratica consueta del tagliare i guadagni e far correre le perdite (dovrebbe essere il contrario), sottolineando come mediamente prima di investire ci si affida a consigli di amici o familiari (44%) oppure di esperti consulenti (22%) lasciando il “fai da te” al solo 15% degli intervistati.
Giorgio De Rita (Censis) ha fotografato la situazione italiana della “società impaurita e cinica” così: 1) presenza di alta liquidità a conferma della paura ed incertezza 2) mercato immobiliare crollato nei prezzi (6-7%) e soprattutto nel numero di compravendite che si sono dimezzate 3) crescita del sommerso ma con criticità ulteriore data da un “sommerso improduttivo” 4) nascono molte “imprese a tasso di investimento 0” (vedi nuove gelaterie) 5) le famiglie si indebitano con credito al consumo e altre forme di finanziamento.
Il problema è che noi italiani siamo ricchi di capitale accumulato ma che è improduttivo e che non trova la data iniziale per trasformarsi in “capitale produttivo e redditizio”. Quali soluzioni? 1) Fare riforme e usare come “volano” la semplificazione amministrativa 2) regolare meglio le concessioni pubblico-privato per renderle più efficienti e trasparenti 3) potenziare le start-up che sono il futuro (oggi su 4.000 ipotetiche start-up il 60% non hanno un sito…hanno solo abito formale di start-up ma non lo sono sostanzialmente).

Altre evidenze dal rapporto:
- Il risparmio netto delle famiglie è salito dai minimi del 6% del 2012 al 9% del 2014 ai livelli pre-crisi greca ma lontano dalla media pre-crisi 2008 dove il tasso di risparmio era del 13% mediamente
- Le attività delle famiglie italiane sono superiori alla media di quelle delle famiglie europee mentre le passività delle famiglie italiane sono inferiori alla media di quelle europee
- I risparmiatori italiani conoscono poco gli strumenti finanziari ed hanno un percezione distorta dei relativi rischi-rendimenti, investono poco in azioni e molto in titoli di stato, obbligazioni bancarie e risparmio gestito
- La cultura finanziaria e la consapevolezza sono buone rispetto alla media europea ma con un effetto boomerang: chi ha maggiore consapevolezza/cultura finanziaria potrebbe cadere nell’errore dell’overconfidence in se stessi nelle scelte finanziarie che poi si possono rivelare sbagliate
Tutto corretto, preciso e prezioso ma una domanda ho posto, senza risposta se non dal Dott. Galli di Assogestioni che considerava la domanda lecita e pertinente: l’aspetto fiscale non è stato trattato perché irrilevante per il risparmiatore italiano che ne ignora le conseguenze oppure perché muta velocemente ogni anno oppure per “convenienza” per non dare fastidio a qualche politico? L’importante è che sottoscriviate titoli del debito pubblico italiano…
Guido Gennaccari
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Fonte: www.tradingroomroma.it
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