Pensione di reversibilità: di cosa si tratta?

Redazione Traderlink Redazione Traderlink - 21/02/2022 13:24

In Italia, sono presenti diversi trattamenti pensionistici erogati, naturalmente, a seconda di vari fattori. La pensione di reversibilità, che interessa il contenuto di questo articolo, viene erogata dall’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, con cadenza periodica, ai familiari superstiti, in caso di morte del pensionato.

Naturalmente, per poterne beneficiare è necessario essere in possesso di alcuni specifici requisiti. È rivolta a tutti? No, soltanto ad alcune categorie di beneficiari, che andremo ad analizzare successivamente. 

Un altro modo con il quale si definisce la pensione di reversibilità è “trattamento per i superstiti”, da non confondere con la pensione indiretta, in quanto sono due trattamenti distinti e molto diversi. Successivamente, analizzeremo il perché. Ma a chi spetta, quindi? Quali sono i requisiti che bisogna possedere per poterla ricevere? 

In questo articolo andremo ad analizzare cos’è la pensione ai superstiti, o di reversibilità, andando a chiarire tutti gli aspetti principali di questo trattamento pensionistico.

Pensione di reversibilità: che cos’è?

La pensione di reversibilità è un sostengo che viene erogato dall’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale ai familiari superstiti, in caso di morte di un pensionato - il pensionato doveva essere iscritto ad una Gestione Inps. Ecco perché la pensione di reversibilità viene anche chiamata pensione ai superstiti.

Per non incorrere in errori e confusione, è utile, a questo punto, fare una breve differenza tra la pensione di reversibilità e quella indiretta. La seconda spetta ai familiari di un lavoratore deceduto, non ancora in pensione, ma che abbia maturato alcuni specifici requisiti contributivi.  Infatti, la pensione indiretta spetta agli assicurati iscritti alle gestioni Inps.

Spostiamo nuovamente la nostra attenzione sulla pensione di reversibilità. Si tratta di una delle pensioni più importanti erogate dall’Inps, in quanto è destinata ai familiari economicamente a carico del defunto e che serve, appunto, come forma di sostentamento.

La pensione di reversibilità è a tutti gli effetti un assegno previdenziale.

Analizziamo, quindi, a chi spetta l’assegno di reversibilità.

Pensione di reversibilità: chi sono i beneficiari?

La pensione di reversibilità, come abbiamo già detto, spetta ai familiari superstiti. In tutti i casi? Ovviamente, no. Spetta solo ai familiari che erano a carico del pensionato defunto.

Dobbiamo, però, essere più precisi. Ha diritto a beneficiare dell’assegno il coniuge, anche in caso di separazione o di divorzio, qualora riceveva l’assegno divorzile.

Ne hanno diritto i figli minorenni e maggiorenni - che studiano fino al compimento del ventunesimo anno di età. Nel caso di studenti universitari ne hanno diritto fino al compimento di ventisei anni.

La pensione spetta anche ai figli inabili, in questo caso, a prescindere dall’età. Infine, la pensione di reversibilità spetta ai nipotini a carico del nonno pensionato. Possono riceverla anche i nipoti che non vivevano con il deceduto, se era lui a provvedere economicamente a loro.

La pensione di reversibilità può essere erogata ai genitori a carico del defunto. I genitori, per poterla ricevere, devono avere sessantacinque anni di età e non devono percepire altri assegni pensionistici.

Vi sono, infine, altri familiari destinatari della pensione di reversibilità: i fratelli o le sorelle inabili e non sposati. Ovviamente, anche in questo caso dovevano essere a carico del pensionato. 

Si ricorda che la pensione di reversibilità è cumulabile con la pensione di anzianità. Tuttavia, precisiamo che viene erogata in relazione al reddito personale percepito.

Pensione di reversibilità: spetta anche al coniuge divorziato? 

Dobbiamo aprire una breve parentesi sul coniuge divorziato, possibile beneficiario della pensione ai superstiti.

Naturalmente, la pensione di reversibilità, in questi casi, spetta soltanto se sono presenti alcune condizioni stabilite dalla normativa di legge vigente.

Come abbiamo detto in precedenza, la pensione spetta nel caso in cui il coniuge divorziato riceve l’assegno divorzile

Ma quando decade il diritto a ricevere l’assegno? Nel momento in cui, il coniuge divorziato sia convolato nuovamente a nozze.

Inoltre, come si legge sul sito lavoroediritti.com:

“A seguito della recente entrata in vigore della Legge Cirinnà Legge 76/2016, concorre alla pensione di reversibilità al coniuge, anche un componente superstite di una unione civile”.

Pensione di reversibilità: come si calcola l’importo dell’assegno?

Innanzitutto, è bene sottolineare che al beneficiario della pensione di reversibilità, l’importo corrisposto della pensione non spetta per intero. In base ai casi, l’importo è variabile e si ha diritto solo ad una percentuale calcolata sulla pensione.

Le percentuali, come abbiamo appena detto, variano in base a chi andrà a percepire la pensione, ma non solo: variano anche in base al numero dei familiari.

Elenchiamo quali sono le percentuali: il 60% per il coniuge, l’80% per il coniuge e per un solo figlio e il 100% per il coniuge e per più figli.

Le altre percentuali per i figli sono le seguenti: il 70% per un figlio, l’80% per due figli, il 100% dai tre figli in poi.

La percentuale per un genitore è del 15% e del 30% per entrambi i genitori.

Infine, per quanto riguarda i fratelli e le sorelle sono le seguenti: per uno 15%, per due 30%, per tre 45%, per quattro del 60%, per cinque del 75%, per sei del 90% e per sette del 100%.

Pensione di reversibilità: ecco come si deve richiedere!

Anche se ricevere la pensione di reversibilità è un diritto che si matura automaticamente, è necessario comunque presentare la domanda all’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale. In che modo? 

Innanzitutto, bisogna autenticarsi sul sito dell’Istituto, utilizzando un’identità digitale tra il Servizio Pubblico di Identità Digitale (Spid), la Carta di identità elettronica (Cie) e la Carta Nazionale dei Servizi (Cns) e accedere alla specifica area dedicata. La domanda deve essere trasmessa telematicamente, utilizzando appunto il servizio dedicato messo a disposizione dall’Inps.

In alternativa, è possibile anche recarsi personalmente presso Patronati oppure Caf. Inoltre, si può utilizzare il servizio di Contact Center, chiamando i numeri 803 164, gratuitamente da rete fissa, o al numero 06 164 164, da rete mobile.

 

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