Dopo aver ceduto più del 10% da inizio aprile, lo S&P500 ha conseguito un recupero quasi integrale: nelle proporzioni conseguite, è una prima volta assoluta. C’è chi fa notare come il recente sell-off non sia così dissimile da quello dell’estate del 1998.
Per un investitore con una sana avversione al rischio, sarebbe stato ben più ragionevole concedersi una vacanza il 2 aprile e tornare un mese dopo: il bilancio venerdì sera sarebbe stato neutro quando non positivo, ed una robusta dose di stress sarebbe stata risparmiata.
Dopo aver ceduto più del 10% da inizio aprile, lo S&P500 ha conseguito un recupero quasi integrale: nelle proporzioni conseguite, è una prima volta assoluta. Delle 50 azioni dell’indice, ce ne sono 15 passate da una perdita superiore al 20% ad un guadagno a fine mese: Palantir, Vistra, Western Digital, Jabil, Boeing, e Seagate, fra le altre; con un guadagno che oscilla fra l’80 ed il 40%.
Lo stesso indice generale, in altre 14 occasioni è passato da un saldo nel mese inferiore al -10% ad un recupero superiore al 5% dai minimi: ebbene, se nel mese successivo la performance media ha sfiorato il -3%, dopo sei e dodici mesi ha guadagnato sempre in media rispettivamente il 3.6 ed l’11.2%; salendo in tutti i casi a distanza di un anno quando il recupero ha superato il 10%, come nel 2025.
Gli investitori scorgono una schiarita sul fronte della guerra commerciale scatenata da Donald Trump a tutto il mondo. Lo S&P500 è reduce da ben 9 sedute positive di fila, il Nikkei da 8 giorni positivi consecutivi; il FTSE 100 da una sequenza benigna di ben 14 sedute. Questo non dice molto circa le performance attendibili nelle prossime settimane, ma intanto la continuità conseguita negli Stati Uniti ha permesso ad una misura dello stato di salute del listino come l’Advance-Decline Line, di raggiungere un nuovo massimo assoluto. Non è poco.
E c’è chi fa notare come il recente sell-off non sia così dissimile da quello dell’estate del 1998. Fosse così, ci sarebbe da divertirsi per il prossimo anno e mezzo...
I recenti dati macro in effetti fanno tirare un sospiro di sollievo. La prima lettura del PIL evidenzia una stagnazione della crescita negli Stati Uniti: non certo il crollo proiettato nelle settimane passate dal GDP Now. Le buste paga generate ad aprile hanno superato le più rosee aspettative della vigilia. In termini medi non ci discostiamo dalla tendenza recente, ma allo stesso tempo non si assiste all’ondata di licenziamenti prefigurata dai pessimisti.
Non è un caso che le probabilità di taglio dei tassi ufficiali a giugno, stimate dal mercato a termine, siano crollate dal 75% subito prima della diffusione dell’ISM Index, al 38% di venerdì sera. Secondo Goldman Sachs il primo FOMC utile è ormai quello di luglio.
Questa mattina proponiamo in esclusiva per gli abbonati al Rapporto Giornaliero una revisione del target ufficiale atteso per lo S&P500 per la fine di agosto. La proiezione di inizio anno a 6200 punti risultava conservativa, in confronto alle stime generose sfornate dalle case di brokeraggio a fine autunno; ma ora necessitava di adeguata revisione.
Gaetano Evangelista - www.ageitalia.net
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