RBC BlueBay AM: i banchieri centrali sembrano ormai irrilevanti

03/02/2023 14:00

RBC BlueBay AM: i banchieri centrali sembrano ormai irrilevanti

Mark Dowding, CIO di RBC BlueBay AM branch di RBC Global Asset Management, la divisione AM di Royal Bank of Canada, ha così commentato la vivace settimana appena trascorsa dai mercati.

"I rendimenti dei Treasury sono scesi dopo la riunione del FOMC di questa settimana, con una solida performance degli asset di rischio.
In generale, il messaggio del Presidente della Fed, Powell, non è cambiato. La Federal Reserve continua a segnalare che ci si potrebbe aspettare un ulteriore paio di rialzi di 25 punti base a marzo e maggio, portando il tasso effettivo dei fondi appena al di sopra del 5%, prima che la policy passi alla fase di sospensione.

Per il futuro, la Fed sembra impegnata a mantenere i tassi a questo livello per un periodo prolungato, in linea con il suo ultimo dot plot di dicembre. Tuttavia, Powell sembra propenso a intraprendere un percorso più dovish, se l'inflazione dovesse risultare inferiore alla traiettoria prevista dalla Federal Reserve.

In questo modo, ha evidenziato i rischi di inflazione rispetto alla valutazione del Comitato, che sono ora al ribasso, senza fare molti riferimenti ai rischi di rialzo.
In tal senso, Powell ha fatto relativamente poco per opporsi al mercato e a un continuo allentamento delle condizioni finanziarie.

Tuttavia, è chiaro che la banca centrale dipende dai dati e c'è la possibilità che ci sia un cambio sostanziale della view prima della riunione di marzo, con due release di dati sui salari e due serie di dati sull'inflazione da pubblicare prima di allora.

Con il ritorno dell'attenzione ai dati, il rapporto sui posti di lavoro negli Stati Uniti di oggi sarà interessante.
In generale, i dati del mercato del lavoro rimangono sani, con le richieste settimanali e i dati Jolts che indicano entrambi una relazione solida, nonostante le storie aneddotiche di perdita di impieghi, in settori come quello tecnologico.

Il rapporto ADP sui posti di lavoro di questa settimana è stato un po' più soft rispetto al consenso, ma forse è stato più interessante il dato che mostra che quei lavoratori che hanno mantenuto il proprio posto di lavoro dallo scorso gennaio hanno registrato un aumento dei salari del 7,3%.

Nel frattempo, il rapporto ADP ha evidenziato che per i lavoratori che hanno cambiato lavoro, l'aumento della retribuzione mediana è accelerato al 14,5%. Questi dati contrastano con un quadro salariale più favorevole della retribuzione oraria media nel rapporto sul lavoro del mese scorso nell'indagine sulle famiglie.

Questa differenza potrebbe riflettere la composizione dei posti di lavoro. Tuttavia, a nostro avviso, potrebbe per questo essere sbagliato non considerare gli effetti del secondo ciclo di inflazione con un mercato del lavoro rigido.

Allo stato attuale, siamo propensi a credere che la Fed non cercherà di modificare la propria traiettoria dei tassi nei prossimi mesi.

In questo contesto, la curva dei rendimenti è già molto invertita e dubitiamo che si invertirà ancora di più, in assenza di informazioni molto più deboli sulla crescita o di prospettive di inflazione molto più morbide. Nel frattempo, sembra improbabile un crollo improvviso della crescita.

La spesa con le carte di credito sembra aver registrato una solida ripresa nell'ultimo mese e, con le condizioni finanziarie che continuano ad allentarsi, riteniamo che ciò sostenga il sentiment sia delle imprese sia dei consumatori.

Su queste basi, continuiamo a pensare che non ci sarà spazio per un ulteriore rialzo dei Treasury e preferiamo mantenere una posizione sui tassi a breve perché vediamo un rischio al rialzo sui rendimenti, specialmente adesso che i sondaggi sugli investitori evidenziano un forte posizionamento netto sulle duration lunghe

Nel frattempo, in Europa, anche la BCE ha aumentato i tassi come previsto, con un incremento di 50 punti base in linea con le aspettative del mercato.

Si prevede un ulteriore inasprimento e i falchi del Consiglio direttivo spingeranno per un ulteriore aumento di 50 punti base alla prossima riunione all'Eurotower, con un probabile picco dei tassi al di sopra del 3,5% in primavera.

A questo proposito, la BCE sta giocando a rimpiattino con la Federal Reserve e, dato che molti commentatori prevedono che l'Eurozona supererà gli Stati Uniti nel 2023, in un momento in cui l'inflazione rimane più elevata, è comprensibile che la Presidente Lagarde possa decidere per il momento di mantenere un atteggiamento da falco.

Per quanto riguarda il fixed income in euro, prevediamo un aumento dei rendimenti e riteniamo che l'offerta sarà una fonte prevalente di pressione sulle obbligazioni nel 2023. Il desiderio di incrementare le allocazioni fixed income ne ha spinto la domanda all'inizio dell'anno, e ciò ha creato una dinamica tecnica di supporto.

Tuttavia, una volta soddisfatta questa domanda, i deficit elevati in tutto il continente e la vendita di obbligazioni da parte della BCE per ridurre il proprio bilancio, sono entrambi rischi che potrebbero far salire i rendimenti.

Anche la Bank of England ha annunciato un rialzo dei tassi di 50 punti base questa settimana.

Tuttavia, i commenti del Governatore della BoE Bailey sono stati relativamente dovish e con l'economia britannica sottotono, è nato un dibattito sulla possibilità che i tassi abbiano raggiunto il picco del 4%.

I dati del Regno Unito sono in ritardo rispetto al miglioramento dell'attività registrato in altre economie sviluppate negli ultimi mesi.

Alla luce di ciò, il Fondo Monetario Internazionale ha declassato le sue prospettive, prevedendo che la Gran Bretagna, nell'anno a venire, avrà un andamento peggiore rispetto a tutti i suoi omologhi, compresa la Russia devastata dalla guerra.

I prezzi delle case sono ora in calo e le approvazioni dei mutui hanno subito un forte rallentamento.

Con i tassi d'interesse britannici che continuano ad aumentare e l'inflazione che schiaccia i redditi reali, sembra che il contesto macroeconomico sia debole ed è improbabile che migliori a breve.
I dati sul mercato del lavoro mostrano che dal 2016 il Regno Unito ha perso quasi il 4% della forza lavoro rispetto al trend pre-pandemia.

Questo fa sì che il mercato del lavoro rimanga rigido, anche se la crescita crolla, esercitando una pressione al rialzo sui salari, che nel settore privato stanno superando il 7% di crescita.

In linea di massima, questo significa che la BoE vorrebbe essere più aggressiva.

Tuttavia, riteniamo che portare i tassi oltre il 4% rischierebbe di trasformare il crollo del mercato immobiliare in un collasso, che potrebbe avere implicazioni sistemiche per il Regno Unito.

Su questa base, pensiamo che Bailey dovrà essere dovish nei mesi a venire e permettere che l'inflazione superi ulteriormente il target e più a lungo di quanto la Banca vorrebbe vedere.
Tuttavia, un'inflazione più persistente non farà altro che mettere i sindacati ancor più sul piede di guerra e fino a quando non ci sarà un cambio di governo nel 2024, è difficile pensare che queste tendenze possano cambiare.

In questo contesto, riteniamo che sia corretto adottare una posizione cauta sugli asset del Regno Unito e rimaniamo ribassisti sulle nostre prospettive a lungo termine per la sterlina, poiché pensiamo che la valuta finirà inevitabilmente per subirne la pressione.

Al di là delle banche centrali, il calo dei rendimenti dei titoli di Stato ha determinato un'ulteriore spinta verso gli asset di rischio, con il credito e le azioni in forte rialzo. I dati di performance raccolti dai sondaggi suggeriscono che si è trattato di un'operazione dolorosa per un certo numero di investitori, che speravano di aumentare la loro esposizione, acquistando a livelli più interessanti.

Gli spread degli indici sono tornati ai livelli dello scorso marzo e sembra che i timori di recessione e di un ciclo di default siano stati rapidamente accantonati.

La narrativa di breve termine ci sembra quella della favola di Riccioli d'Oro, ma invitiamo alla cautela perché le banche centrali non hanno ancora finito con il tightening e con i mercati del lavoro rigidi e la crescita ancora solida, potrebbe esserci spazio per una nuova delusione sul fronte dell'inflazione, in un momento in cui molti investitori sembrano ritenere che non sia più un problema.

Guardando al futuro

I dati saranno fondamentali per il futuro. Sappiamo che l'inasprimento della politica monetaria funziona con un certo ritardo e quindi ci aspettiamo che la crescita a livello globale rallenti nel corso dell'anno.

Tuttavia, nel breve termine, il miglioramento del sentiment potrebbe portare a una situazione in cui sembra che l'aumento dei tassi di interesse abbia un impatto relativamente limitato sull'economia, a parte alcuni settori sensibili ai tassi.

Tuttavia, se l'economia resterà ottimista per il momento, pensiamo che le banche centrali saranno molto caute nell'inviare segnali dovish sulla politica monetaria, per quanto il mercato voglia spingerli.

Paradossalmente, potremmo osservare che quanto più forti sono l'economia e i mercati all'inizio dell'anno, tanto più deboli saranno le prospettive per entrambi nel 2023.
Al contrario, se le cose sembrassero materialmente più deboli ora, allora questo potrebbe essere foriero di una seconda metà dell'anno più forte.

Nel frattempo, anche i dati di Netflix hanno attirato la nostra attenzione questa settimana. Storicamente, il picco di streaming per il servizio Netflix è sempre stato la domenica sera.

Tuttavia, sembra che la situazione sia cambiata e che il picco di spettatori si verifichi ora nei pomeriggi dei giorni feriali.

Forse ci sono informazioni utili per quanto riguarda il fenomeno del 'quiet quitting' o i lavoratori che si distraggono o si demotivano lavorando da casa. È certamente allettante pensare che si stia perdendo produttività ed è lecito chiedersi se troppi di noi si lascino impigrire, se ne hanno la possibilità.

Se NFH (Netflix-from-Home) è il nuovo WFH (Work-from-Home), allora si tratta di un segnale preoccupante, con conseguenze economiche negative per le economie nel medio termine. Se così fosse, l'effetto Netflix potrebbe portare a un calo dei prezzi degli asset".

GD - www.ftaonline.com

© TraderLink News - Direttore Responsabile Marco Valeriani - Riproduzione vietata

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