Assegno di inclusione rivisitato. Il nuovo strumento cardine della riforma del welfare italiano cambia pelle. Con l’entrata in vigore del recente provvedimento congiunto firmato dai Ministeri del Lavoro e dell’Istruzione, il diritto al beneficio è ora subordinato a un presupposto preciso: la frequenza scolastica regolare da parte dei minori presenti nel nucleo familiare.
La norma traduce in termini operativi una delle innovazioni più significative introdotte dal cosiddetto “Decreto Lavoro”. In sostanza, lo Stato lega l’erogazione del sostegno economico all’adempimento dell’obbligo scolastico, rafforzando il principio secondo cui il contrasto alla povertà passa anche attraverso la promozione dell’istruzione.
Il quadro si fa più articolato:
- Quali sono i requisiti aggiornati per accedere all’Assegno di inclusione?
- In che modo avvengono i controlli sulla frequenza scolastica?
- Quando si rischia la sospensione o la perdita definitiva del beneficio?
Prima di dare una risposta esauriente ai diversi quesiti, vi lasciamo al video YouTube di Mr LUL lepaghediale contenente le ultime novità sulla misura.
Assegno di inclusione, i nuovi requisiti: ecco cosa cambia
Iniziamo subito dai nuovi requisiti che i beneficiari dell'ADI dovranno rispettare. Cosa cambia nello specifico?
Le famiglie con figli minorenni dovranno ora dimostrare che tutti i componenti in età scolare siano iscritti e frequentino regolarmente un istituto scolastico. Senza questa certificazione, l’accesso beneficio viene negato.
L’Assegno di inclusione, in vigore da inizio 2024, è rivolto a nuclei con almeno un minore, un disabile, un soggetto con più di 60 anni o in condizione di svantaggio sociale. Ma la novità più rilevante è proprio la condizionalità legata all’istruzione: l’obbligo scolastico diventa requisito strutturale.
Il messaggio è chiaro: il welfare non è solo assistenza, ma anche responsabilità. L’inclusione sociale passa dall’educazione, e le politiche economiche pubbliche ne prendono finalmente atto.
Come funziona la verifica della frequenza scolastica
Il controllo del rispetto dell’obbligo scolastico necessario per il riconoscimento dell'Assegno di Inclusione rientra nelle competenze degli operatori sociali che seguono il Patto per l’inclusione sociale. Questi ultimi hanno accesso a strumenti digitali integrati che consentono di incrociare le informazioni disponibili presso diverse amministrazioni pubbliche.
Attraverso la piattaforma GePI, i Comuni possono consultare i dati sulla frequenza scolastica forniti dal Ministero dell’Istruzione grazie all’Anagrafe Nazionale dell’Istruzione (Anist) e alla Piattaforma Digitale Nazionale Dati(PDND). Se la piattaforma non conferma automaticamente la regolare iscrizione, è onere del genitore fornire entro dieci giorni una dichiarazione documentata.
Un sistema digitale che migliora l’efficienza della pubblica amministrazione e al contempo rende più rigoroso l’accesso a risorse economiche fondamentali.
Sospensione e decadenza dell’Assegno di inclusione, quando si perde il diritto
L’inosservanza dell’obbligo scolastico non è priva di conseguenze. Se dai controlli emerge che uno o più minori non frequentano regolarmente, viene attivata una segnalazione. I genitori, in quel caso, saranno chiamati a sottoscrivere un nuovo Patto per l’inclusione che preveda il rientro a scuola.
L'Assegno di Inclusione è temporaneamente sospeso se, entro sette giorni dalla sottoscrizione, non si verifica la ripresa dell’attività scolastica. La sospensione entra in vigore dal mese successivo e potrà essere revocata solo una volta ristabilita la regolarità.
In mancanza di un giustificato motivo e di un riscontro positivo, si arriva alla decadenza definitiva dell'ADI. Un passaggio che sancisce la natura condizionata e meritocratica del nuovo welfare: chi vuole accedere al sostegno pubblico deve contribuire attivamente al percorso di inclusione e crescita del proprio nucleo familiare.