Di recente, alcuni contribuenti si sono ritrovati con una comunicazione dell?INPS che ha dell'incredibile.
In breve, l'INPS ha richiesto la restituzione integrale delle somme percepite con il bonus nido, il contributo destinato alle famiglie con figli piccoli a carico.
Una comunicazione che, però, ha interessato solo una parte dei beneficiari. Facciamo il punto su quanto sta accadendo e perché l?INPS stia chiedendo indietro quei soldi.
Per saperne di più in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di Martino Campioni.
Bonus nido 2025, l'INPS chiede la restituzione del contributo: ecco a chi
Secondo quanto riferito dall?ANSA, le richieste di rimborso hanno coinvolto numerose famiglie di Altavilla Silentina, in provincia di Salerno, con somme da restituire che in alcuni casi superano i 10.000 euro, da versare entro 30 giorni.
Ma per quale motivo? Stando a una delle destinatarie della comunicazione, Piera Acito (mamma lavoratrice a cui è stato chiesto di restituire circa 1.800 euro), "le motivazioni fornite dall'ente parlano di 'indebita percezione'".
Un?accusa che suona paradossale per le famiglie coinvolte, visto che "i fondi ricevuti erano stati regolarmente richiesti e concessi secondo le procedure previste, sulla base di documentazione prodotta e accettata".
Ora in molti si ritrovano a dover fronteggiare una richiesta spropositata, "con la sola possibilità, indicata dall'INPS stessa, di provare a rivalersi in un secondo momento su presunti 'responsabili' ancora non identificati".
Sempre secondo l?ANSA, la vicenda ha scatenato una forte indignazione tra le famiglie, "che si stanno organizzando per avviare una class action legale volta a tutelare i propri diritti e a chiedere chiarezza sull'intera gestione della misura".
Al momento, nessuna presa di posizione ufficiale è arrivata dall?INPS.
Bonus nido 2025, a chi spetta e quali sono gli importi di quest'anno
Per chi non lo conoscesse, il bonus nido è un contributo economico pensato per sostenere il reddito dei genitori con figli.
A essere più precisi, spetta alle famiglie con figli di età inferiore a tre anni che frequentano un asilo nido pubblico o privato autorizzato. O che non possono frequentarlo perché affetti da gravi patologie croniche certificate.
Nel primo caso si ottiene un rimborso delle spese per la frequenza del nido, nel secondo un contributo per l'assistenza presso il proprio domicilio.
Il bonus viene erogato per un massimo di undici mensilità l?anno, e prevede un importo minimo di 1.500 euro, suddiviso in dieci rate da 136,37 euro e una da 136,30 euro.
Importo che però può arrivare fino a 3.000 euro (dieci rate da 272,73 euro e una da 272,70 euro) per chi ha un ISEE minorenni inferiore a 25.000,99 euro.
Ma attenzione: gli importi e le soglie sopramenzionate valgono solo per i bambini nati prima del 1 gennaio 2024.
Come specificato dall?INPS nella Circolare 60/2025, per i bambini nati dal 1 gennaio 2024 in poi, gli importi del bonus nido per il 2025 sono:
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3.600 euro (dieci rate da 327,27 euro e una da 327,30 euro) se l?ISEE minorenni è pari o inferiore a 40.000 euro;
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1.500 euro nel caso in cui l?ISEE non sia presente, risulti difforme, non calcolabile o sia superiore alla soglia di 40.000 euro.

Bonus nido 2025, quando si può perderlo
L?INPS ha anche chiarito, nella stessa circolare, che "l'erogazione del contributo è interrotta in caso di perdita di uno dei requisiti di legge previsti per l?accesso al contributo".
Come ad esempio la perdita della residenza in Italia, il decesso del genitore richiedente o la decadenza dalla responsabilità genitoriale.
In questi casi, l'INPS blocca l'erogazione "a partire dal mese successivo all?effettiva conoscenza dell?evento che determina la decadenza".
Tuttavia, anche se scatta la decadenza è comunque possibile il subentro nell?erogazione del contributo da parte di un soggetto diverso. A condizione che alla data del subentro sussistano tutti i requisiti di legge necessari per accedere alla misura.
Il termine per presentare la richiesta di subentro è fissato in modo improrogabile a 90 giorni dal momento in cui si verifica una delle cause che determinano la decadenza.
Nel caso del decesso, specifica l'INPS, "è possibile inoltrare richiesta di subentro recuperando i dati della vecchia domanda, tramite la specifica funzione disponibile nel servizio dedicato".
Per quanto riguarda sia la perdita del beneficio che l?eventuale restituzione delle somme, queste sono previste ai sensi dell?articolo 316-ter del Codice Penale (indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato).