Brics: perché i fondi fuggono?

10/10/2023 10:17

Brics: perché i fondi fuggono?

BRICS: quali Paesi ne fanno parte 

BRICS non è che l’acronimo per indicare una coalizione nata circa una quindicina di anni fa come risposta di alcuni paesi emergenti alla crisi economica del 2008 con lo scopo di creare un soggetto forte sul mercato in grado di competere con le principali economie mondiali. 

In prima battuta furono Brasile, Russia, India e Cina, ai quali si è successivamente unito il Sudafrica.

Come già evidenziato, questo polo economico ha come obiettivo quello di creare una migliore perequazione economica e finanziaria a livello mondiale, da sempre a panaggio di Stati Uniti ed Europa

Cosa accomuna i Paesi che compongono l’acronimo?

Popolazione numerosa, territorio vasto, ingenti risorse naturali ed economie in espansione con ritmi di crescita elevati. 

Paesi che, se da un lato vantano una superficie territoriale, un numero di abitanti e di risorse importanti, dall’altro, sono più o meno sempre stati considerati di serie B o C, se non semplici risorse da sfruttare. 

L’unione, come si suol dire, fa la forza e quindi, la via della cooperazione è stata perseguita al fine di acquistare, complessivamente un maggior peso economico ma anche politico. 

BRICS: perché i fondi escono? 

Anche da un punto di vista degli investimenti/finanziario, il concetto di BRICS poteva sviluppare opportunità interessanti. 

Invece, al di là di quello che è accaduto successivamente allo scoppio della guerra tra Russia ed Ucraina, la decadenza dei BRICS, da un punto di vista degli investitori, era iniziata decisamente prima. 

Quello che doveva essere il punto di forza della coalizione, ovvero l’unità di intenti, pare essersi rivelato più un bel concetto teorico che pratico.

Nel corso degli anni, infatti, sono emerse le singole posizioni e le singole vedute: come si suol dire, mettere d’accordo più teste, non è mai semplice. 

Inoltre, i risultati non proprio entusiasmanti di Brasile e Russia, ai quali si è aggiunta ultimamente la frenata dell’economia cinese, non hanno di certo scaldato ed entusiasmato la platea degli investitori e gestori di fondi. 

Nel giro di undici anni, dal 2011 al 2022, il patrimonio dei fondi che investono nei BRICS è diminuito di oltre l’80%.

 

BRICS: che succede oggi 

Che cosa sta succedendo in questa attuale fase storica?

Stanno continuando i deflussi dai fondi, o, per meglio dire, da quei pochi fondi rimasti. 

Ad oggi, dopo chiusure o incorporazioni in altri fondi, gli strumenti finanziari a disposizione degli investitori europei che investono nel settore sono rimasti solamente undici.

Per gli investitori italiani, il numero si riduce a quattro.

 

Non va meglio se si parla di Etf: già pochi di per sé, ne è rimasto in vita solamente uno. 

Inoltre, in tutti questi strumenti finanziari ancora presenti, l’esposizione sulla Russia è stata azzerata dopo lo scoppio della guerra e le relative sanzioni irrogate al Paese di Putin. 

Alternative utili? 

Se si è interessati ad investire nell’economia di uno o più di questi Paesi perché si ritengono particolarmente interessanti, occorre cercare qualche strumento finanziario legato ai paesi emergenti che inglobi le relative economie. 

 

 

© TraderLink News - Direttore Responsabile Marco Valeriani - Riproduzione vietata

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