Guerra all'Iran: debolezza del dollaro e opportunità per l'export italiano

Marco Valeriani Marco Valeriani - 23/06/2025 15:25

Guerra all'Iran: debolezza del dollaro e opportunità per l'export italiano
La guerra all'Iran potrebbe aggravare la debolezza del dollaro statunitense, che ha mostrato una debolezza "laterale" a causa dell'incertezza sulle politiche fiscali e commerciali dell'amministrazione americana. Questa situazione ha influito negativamente sulla fiducia globale verso il dollaro, che continua a perdere valore, sebbene all'interno di un range controllato. Al contrario, l'euro sta beneficiando di una prospettiva di un ciclo di tagli della BCE più breve rispetto alla Fed, con il cambio EUR/USD previsto in aumento fino a 1,17-1,20 entro un anno. Ciò potrebbe impattare negativamente sull'export italiano verso gli Stati Uniti, mentre potrebbero aprirsi opportunità verso i mercati asiatici.

Inoltre, lo yen sta guadagnando forza grazie alla possibile continuazione della stretta monetaria della BoJ e al restringimento dei differenziali di rendimento con gli Stati Uniti, con una proiezione del cambio USD/JPY verso 138 entro i prossimi 12 mesi. La sterlina, invece, presenta una traiettoria più incerta, con un atteso indebolimento a breve a causa dei tagli previsti dalla BoE, ma potrebbe recuperare nel medio termine contro il dollaro. Il cambio GBP è previsto in lieve calo anche contro l'euro, atteso a 0,86 EUR/GBP. Secondo il Centro studi di Unimpresa, la dinamica dei tassi sarà il principale driver delle valute G4 nei prossimi mesi, in un contesto di volatilità contenuta e di riassestamento dei differenziali macroeconomici.

Il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora, sottolinea che il nuovo equilibrio valutario avrà ripercussioni significative per le piccole e medie imprese italiane, specialmente quelle attive nei mercati esteri. Un euro più forte penalizza l'export italiano verso gli Stati Uniti e i Paesi che commerciano in dollari, rendendo i beni italiani meno competitivi. Le pmi del manifatturiero, in settori come moda, meccanica e agroalimentare, potrebbero affrontare una contrazione della domanda estera, aggravata da costi energetici e finanziari elevati.

Il rafforzamento dell'euro potrebbe ridurre la redditività delle commesse già acquisite a cambio fisso, influenzando i margini commerciali. Tuttavia, la dinamica laterale del dollaro potrebbe attenuare l'impatto, consentendo alle imprese di adeguare le loro strategie. Le pmi più strutturate, in grado di utilizzare strumenti di hedging valutario, saranno meglio posizionate per affrontare questa fase. In contesto asiatico, il rafforzamento dello yen e una possibile ripresa della domanda interna in Giappone potrebbero rappresentare un'opportunità per le aziende italiane che esportano beni di qualità.

Inoltre, l'indebolimento della sterlina potrebbe offrire un vantaggio competitivo per le aziende italiane nel Regno Unito, compensando in parte le frizioni post-Brexit. Complessivamente, lo scenario valutario richiede alle pmi italiane di prestare attenzione alla gestione del rischio di cambio, con strategie di pianificazione e internazionalizzazione assistita per mitigare gli impatti negativi e cogliere le opportunità emergenti.
L'elezione di Donald Trump a un secondo mandato ha contribuito a creare un contesto di debolezza strutturale per il dollaro, reso più incerto dall'attacco recente contro l'Iran. Le politiche fiscali e commerciali della nuova amministrazione hanno sollevato dubbi sulla sostenibilità macroeconomica degli Stati Uniti, con effetti sul dollaro che si manifestano principalmente in una dinamica laterale. L'euro potrebbe beneficiare di un differenziale tassi meno penalizzante, mentre lo yen mostra segnali di rafforzamento.

Nel secondo trimestre, il dollaro ha continuato a scendere, aggiornando i minimi annuali e tornando a livelli del 2022, ma senza un indebolimento marcato. Questo andamento riflette le politiche economiche di Trump, che hanno generato incertezze a livello globale, portando investitori e banche centrali a ridurre le riserve in dollari. La perdita di credibilità ha spezzato la correlazione tradizionale tra dollaro e rendimenti USA, indebolendo il biglietto verde, ma l'impatto sull'economia americana è contenuto.

I dati macroeconomici rimangono contrastanti, con previsioni di crescita del Pil tra l'1,5% e il 1,9% e inflazione tra il 2,3% e il 3,0%. La Fed ha mantenuto i tassi invariati, segnalando due tagli entro fine anno. Sebbene i fondamentali giustifichino un ulteriore indebolimento del dollaro, gran parte di questo scenario è già scontata dai mercati. È probabile che il dollaro continui a muoversi in un range laterale, salvo nuovi shock esterni.
L'euro ha beneficiato dell'andamento del dollaro, muovendosi in apprezzamento e spostando il suo range a 1,07–1,16 EUR/USD. Questo movimento è stato influenzato dalla diminuzione della fiducia verso gli Stati Uniti, e le oscillazioni sono state determinate da sorprese macroeconomiche. Nel breve, l'euro potrebbe affrontare una fase di debolezza, ma nel medio termine si prevede un miglioramento, con la BCE che chiuderà il ciclo di allentamento prima della Fed.

Lo yen ha continuato a rafforzarsi contro il dollaro, con una proiezione di livelli tra 146 e 138 USD/JPY nei prossimi 12 mesi. La BoJ potrebbe intervenire nuovamente per restringere il differenziale di rendimento con gli Stati Uniti. Anche contro l'euro, lo yen dovrebbe rafforzarsi, seppur in misura minore.
Nel secondo trimestre, la sterlina ha beneficiato dell'indebolimento del dollaro, spostandosi su un nuovo range tra 1,27 e 1,36 GBP/USD. La sterlina ha mostrato sensibilità ai differenziali di tasso, ma l'attesa di un taglio dei tassi da parte della BoE potrebbe indebolire la valuta nel breve termine. Le previsioni indicano un progressivo rafforzamento della sterlina nel medio termine, con un cambio GBP/USD previsto in aumento fino a 1,37 entro un anno.

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