Dopo un anno difficile come quello che se ne sta andando, l’auspicio sarebbe quello di potersi preparare ad affrontare una nuova stagione in maniera più serena.
Invece, anche le prospettive per il 2023 non sono delle più rosee. Ecco perché una buona strategia di diversificazione del proprio portafoglio potrebbe rivelarsi la scelta vincente
Diversificare gli investimenti: che cosa significa
Quando si parla di investire le proprie risorse finanziarie, è fondamentale, dopo aver individuato la corretta pianificazione delle stesse, focalizzarsi sul concetto di diversificazione.
Che cosa significa?
Facciamo un esempio banale.
Immaginiamo di trovarci in una zona appena colpita da una calamità naturale: siamo vivi, ma dobbiamo andare in ospedale per accertamenti.
Ci troviamo nella condizione di avere 1000 euro in contanti, senza la possibilità di lasciarli ad alcuno, né tantomeno di portarli con noi o depositarli in banca.
Gioco forza, dobbiamo nasconderli in casa, o in ciò che ne resta, sapendo che fuori, gli sciacalli sono in agguato.
Come procediamo?
Nascondiamo le nostre banconote tutte insieme in un unico posto oppure le suddividiamo in quattro o cinque mucchietti e le posizioniamo in luoghi diversi?
La seconda risposta è quella più logica anche perché, suddividendo il rischio, riduciamo la possibilità che, nel caso di evento avverso (furto), si verifichi una perdita elevata se non totale del nostro capitale.
Lo stesso concetto si applica in ambito finanziario: diversificare significa ripartire le proprie risorse in modo da ridurre il rischio di perdite senza minare la possibilità di ottenere una adeguata remunerazione del proprio capitale.
Diversificazione: come e cosa fare
La diversificazione serve a ridurre il rischio, come già espresso in precedenza.
La percezione e la sopportazione del grado di rischio, oltre ad essere strettamente personali, variano anche in base agli obiettivi che si vogliono raggiungere e all’orizzonte temporale che si ha a disposizione.
Occorre quindi tenere in considerazione il fattore tempo, in modo da capire quali somme si hanno a disposizione e per quanto tempo.
Definite quindi le linee guida, nel momento in cui si procede operativamente, si devono analizzare gli strumenti finanziari offerti dal mercato.
Un titolo di stato, ad esempio, può garantire una certa sicurezza (diversa a seconda di chi lo ha emesso) anche se non la certezza assoluta.
Se però si acquista un Treasury bond americano, occorre tener conto anche del rischio valutario, legato al rapporto di cambio tra euro e dollaro.
Allo stesso modo, se si vogliono ricercare rendimenti più elevati, si può puntare sulle azioni: il modo con cui lo si fa, però, cambia il livello di rischio che ci si accolla.
Ripartire il proprio capitale tra azioni e obbligazioni, settori, aree geografiche, valute, tassi fissi e variabili, consente di creare le basi per un portafoglio sostenibile nel tempo, anche nel caso di periodi ed eventi avversi.
Diversificazione investimenti: cosa fare nel 2023?
Come approcciare, quindi, il 2023?
Ovviamente nessuno ha la risposta definitiva, almeno non ora (tra dodici mesi si potrà dire se le scelte operate saranno state positive o negative).
Tuttavia, alcune considerazioni possono sicuramente essere d’aiuto.
Innanzitutto, una riflessione sul comparto obbligazionario: il 2022 non è stato un anno positivo, anzi.
Le premesse per il nuovo anno, invece, potrebbero rivelarsi migliori.
In caso di recessione, infatti, è molto probabile che molti investitori si rifugino in questo comparto, privilegiando ovviamente le emissioni di più elevata qualità (investment grade).
I tassi monetari in crescita, date le politiche restrittive delle banche centrali, assicurano rendimenti comunque buoni (a livello cedolare) nell’immediato e la possibilità di guadagni in conto capitale nel momento in cui la curva dei tassi tornerà a scendere in seguito alla ripresa economica.
Dal punto di vista azionario, potrebbe essere preferibile puntare su fondi o etf piuttosto che su singoli titoli, privilegiando, nella prima parte dell’anno, quei settori che non risentono della contrazione dei consumi, ovvero quelle spese che le famiglie continuano a sostenere anche in fase recessiva (cibo, healthcare in primis).
Un giusto mix tra titoli europei ed americani aiuterebbe a ripartire il rischio e, magari, potrebbe essere utile vigilare su quanto accade in Cina o nei cosiddetti mercati di frontiera.