Pensione a 64 anni per tutti: un obiettivo possibile secondo alcuni membri del Governo, che puntano a rendere accessibile il prepensionamento a sempre più lavoratori.
Va detto, però, che già oggi esistono alcune opzioni che permettono di andare in pensione a 64 anni, purché si rispettino alcuni requisiti e si accetti un assegno previdenziale non proprio elevato.
Vediamo infatti come andare oggi in pensione a 64 anni, e a quanto ammonterebbe.
Per saperne di più in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di Informazione Fiscale.
Pensione a 64 anni per tutti: come uscire prima dal lavoro
La prima opzione per ritirarsi a 64 anni è con la Pensione Anticipata Contributiva.
Una formula che permette di andare in pensione 3 anni prima rispetto alla Vecchiaia, a patto di aver accumulato almeno 25 anni di contributi (prima il requisito era di 20 anni).
Per fortuna, è possibile integrare la rendita derivante dalla previdenza complementare nel calcolo della sopramenzionata soglia, come ribadito dalla Legge di Bilancio 2025, all'articolo 1, comma 181.
Un?altra soluzione per uscire a 64 anni (o prima) è la Pensione Anticipata, che consente ai lavoratori con almeno 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le lavoratrici) di ritirarsi molto prima rispetto a quanto previsto con la pensione di Vecchiaia.
Da segnalare infine anche Quota 103, che permette il pensionamento a 62 anni con almeno 41 anni di contributi.
Elemento in comune a tutte queste soluzioni è che consentono l?accesso anche a chi non rientra in categorie sociali specifiche, a differenza di quanto previsto con Ape Sociale o Opzione Donna.
Il problema è semmai nei requisiti contributivi, decisamente più elevati rispetto a quelli della Pensione di Vecchiaia. E soprattutto nel calcolo finale dell'assegno.

Pensione a 64 anni per tutti: quanto si guadagna uscendo prima
Oltre ai requisiti stringenti, queste opzioni per andare in pensione a 64 anni prevedono un calcolo meno favorevole dell?assegno.
Ad esempio, con la Pensione Anticipata Contributiva l?assegno viene calcolato esclusivamente con il metodo contributivo puro, che quasi sempre comporta importi inferiori rispetto a quelli previsti con il calcolo misto-contributivo.
A ciò si aggiunge anche l'obbligo di maturare un assegno minimo pari ad almeno tre volte l?assegno sociale, che nel 2025 ammonta a 1.616 euro al mese. O tra 2,6 e 2,8 volte per le donne con figli.
Quindi si rischia non solo una pensione ridotta a causa del metodo di calcolo, ma addirittura la perdita del diritto al prepensionamento con questa opzione se l?importo previsto risulta inferiore a questa soglia minima.
Ben diversa è la situazione della Pensione Anticipata, che permette un assegno più consistente grazie al calcolo misto-contributivo.
A patto di non ritirarsi troppo presto: l?uscita troppo anticipata penalizza l?importo finale, perché il coefficiente di trasformazione (quello che converte i contributi versati in assegno) diminuisce se si va in pensione prima del previsto.
A titolo d'esempio, un lavoratore con un montante contributivo pari a 200mila euro riceverebbe una pensione lorda mensile di circa 1.140 euro se uscisse a 59 anni. Se invece si ritirasse a 64 anni, riceverebbe una pensione intorno ai 1.250 euro.
Situazione peggiore nel caso della Pensione con Quota 103, che prevede il calcolo contributivo puro anche per i contributi pre-1996. Uscendo a 62 anni con lo stesso montante contributivo, l?assegno mensile si aggirerebbe intorno a 1.000 euro.
Pensione a 64 anni per tutti: una soluzione fattibile?
Come abbiamo visto, esistono diverse soluzioni per andare in pensione a 64 anni, ma l?idea di estendere questa possibilità a tutti i lavoratori resta ancora un progetto ambizioso.
O forse inapplicabile, visto che si scontra con i vincoli di finanza pubblica.
Secondo uno studio del Centro Studi di Unimpresa, un intervento di questo tipo comporterebbe l?ingresso di 120mila-160mila nuovi pensionati ogni anno, con un incremento della spesa pubblica pari a 0,3 punti percentuali del PIL fin dal primo anno.
L?incidenza della spesa pensionistica sul PIL, attualmente stimata al 15,3% secondo la normativa vigente, salirebbe così al 16,2% entro il 2030, con un aumento complessivo di circa 40 miliardi di euro nel quinquennio 2025-2029, fino a raggiungere un aggravio cumulato tra 160 e 180 miliardi entro il 2045.
Cifre troppo elevate per essere coperte oggi dallo Stato.
Vedremo nei prossimi mesi se verranno individuate soluzioni migliori per permettere a tutti i lavoratori di andare in pensione a 64 anni.