Pensione di reversibilità, dai limiti di reddito alle percentuali di ricalcolo: le novità del 2025

Niccolò Mencucci Niccolò Mencucci - 14/08/2025 10:15

Pensione di reversibilità, dai limiti di reddito alle percentuali di ricalcolo: le novità del 2025

Novità per la pensione di reversibilità, il trattamento previdenziale destinato ai familiari superstiti.

Nel 2025 cambiano le regole sui limiti di reddito e sulle percentuali di calcolo dell'assegno per i beneficiari.

Senza contare le ultime disposizioni in materia di eredità, che purtroppo limiteranno nei prossimi anni l'accesso a diversi soggetti.

Vediamo insieme tutte le principali novità.

Per saperne di più in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di Daniele Stroppiana l'Assicuratore senza Sorprese.

Pensione di reversibilità, le percentuali previste per il 2025

Come è ben noto, la pensione di reversibilità non sempre viene erogata al 100% dell?importo originario. La legge infatti stabilisce che il trattamento debba essere ricalcolato quando passa al parente superstite.

Ad esempio, al coniuge vivente spetta il 60% della pensione maturata o erogata alla persona deceduta. Se questi ha anche un figlio a carico, la percentuale sale all?80%, fino ad arrivare al 100% con due o più figli.

In assenza del coniuge, i beneficiari possono essere i figli, i genitori, i fratelli o le sorelle (e anche i nipoti, come indicato dall'INPS nella Circolare 64/2024).

Ma le percentuali sono decisamente inferiori: si va dal 15% nel caso del genitore (o fratello/sorella) della persona deceduta al 30% nel caso di due genitori (o due fratelli/sorelle) del de cuius.

Se ci sono più fratelli e sorelle, la percentuale va dal 45% (tre fratelli o sorelle) al 100% con sette o più fratelli o sorelle superstiti.

Purché siano celibi o nubili, inabili al lavoro, non titolari di pensione diretta e a carico del deceduto.

Pensione di reversibilità, i nuovi limiti di reddito per il 2025

Rispetto ad altre pensioni, quella di reversibilità subisce un decurtamento non solo a seconda della tipologia dei soggetti aventi diritto, ma anche in base ai redditi dei beneficiari.

Ogni anno, infatti, i limiti reddituali vengono indicizzati secondo l?andamento dell?inflazione dell'anno precedente. Nel 2024, la rivalutazione annuale dei trattamenti pensionistici è stata pari al 5,4%, con un importo minimo del trattamento lievitato a 598,61 euro.

Per il 2025, i limiti reddituali con i relativi tagli dovrebbero quindi essere i seguenti:

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    nessun taglio (reversibilità totale) per redditi fino a 23.579,22 euro;

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    taglio del 25% per redditi tra 23.579,22 e 31.438,96 euro;

  • ?

    taglio del 40% per redditi tra 31.438,96 e 39.298,70 euro;

  • ?

    taglio del 50% per redditi superiori a 39.298,70 euro.

In pratica, se il beneficiario supera una di queste soglie con redditi da lavoro o pensione, la pensione di reversibilità spettante sarà ulteriormente ridotta.

Ma non troppo. Come stabilito dalla sentenza 162/2022 della Corte Costituzionale, la pensione di reversibilità non può essere decurtata in caso di cumulo con altri redditi del beneficiario di un importo che superi l'ammontare complessivo dei medesimi redditi aggiuntivi.

Pensione di reversibilità ed eredi, novità dalla Cassazione

Rimanendo in ambito giurisprudenziale, la Corte di Cassazione ha recentemente chiarito alcuni aspetti relativi al diritto alla pensione per gli eredi oltre il primo beneficiario.

La novità nasce da un caso portato davanti alla Suprema Corte, in cui una contribuente chiedeva di acquisire il diritto alla pensione di reversibilità percepita dalla madre superstite, sostenendo di esserne stata a carico finché era in vita.

Se prima la Corte d'Appello aveva dato parere positivo, con l'ordinanza n. 14287 del 22 maggio 2024 la Cassazione ha invece accolto il ricorso dell'INPS, che ne aveva contestato la decisione.

Secondo la Suprema Corte, questa pensione è solo per chi dipendeva economicamente dal titolare della pensione diretta, appunto quella ottenuta grazie ai contributi versati.

Non può quindi essere ereditata o trasmessa oltre il primo livello di superstiti, perché il diritto si estingue con il rapporto tra il titolare originario e i suoi superstiti diretti.

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