Il futuro delle pensioni si fa sempre più incerto, soprattutto per i giovani nati dopo il 1990.
Guardando all?attuale situazione previdenziale, diventa ogni anno sempre più concreto il rischio per questi giovani lavoratori di non potersi godere una pensione dignitosa (o addirittura di non poter andare in pensione).
Vediamo infatti qual è la situazione, e quali potrebbero essere le alternative per chi oggi inizia a lavorare.
Per saperne di più in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di Starting Finance.
Come sarà la pensione per chi è nato dopo il 1990
Partiamo intanto dalla questione dell'accesso alla pensione.
Come molti sapranno, oggi per andare in pensione è necessario soddisfare alcuni requisiti anagrafici e contributivi.
Requisiti che, come previsto dalla Legge Fornero del 2012, vengono aggiornati periodicamente per adeguarsi ad ogni nuovo aumento dell?aspettativa di vita.
Secondo le ultime stime, la speranza di vita continuerà a crescere nei prossimi anni, al punto che già nel 2027 non basterà più aver compiuto 67 anni d'età.
A meno che il Governo non decida di sospendere il prossimo "scatto" con una misura ad hoc, nel 2027 potranno andare in pensione solo i lavoratori che avranno compiuto 67 anni e 3 mesi.
E questo solo nel 2027. Se nei prossimi decenni la speranza di vita dovesse aumentare ulteriormente, entro il 2067 per andare in pensione potrebbero servire almeno 70 anni di età.
E forse anche qualche anno in più di contributi.
Pensione, quanti contributi saranno richiesti per chi è nato dopo il 1990
Al momento il requisito contributivo per la Pensione di Vecchiaia rimane stabile a 20 anni di contributi.
Ma nulla toglie che in futuro anche questo requisito non subisca qualche innalzamento.
Ne è un esempio la Pensione Anticipata Contributiva, ovvero Quota 84.
O meglio, Quota 89: a causa dell'innalzamento dei requisiti contributivi, chi fa domanda a partire dal 2025 deve aver compiuto 64 anni e maturato 25 anni di contributi. Cinque anni in più rispetto a quanto previsto nel 2024.
Uno scatto che fa temere un possibile innalzamento dei contributi anche per la Pensione di Vecchiaia, almeno nei prossimi decenni.
Sarebbe un bel problema per i giovani lavoratori di oggi, soprattutto per quelli con carriere discontinue e "precarie".
Senza contare che, anche raggiungendo il requisito contributivo, rimarrebbe comunque il rischio di ritrovarsi con un assegno decisamente povero.
Con l?introduzione del modello contributivo dal 1996, infatti, le pensioni calcolate con questo metodo sono mediamente inferiori rispetto a quelle calcolate con il sistema retributivo.
Si stima infatti una perdita intorno al 30% tra l?ultimo stipendio percepito e la pensione maturata con il calcolo contributivo. O anche di più se il montante contributivo è basso.
Purtroppo, chi percepisce redditi bassi corre il rischio di accumulare un montante contributivo altrettanto modesto, con il risultato di ricevere una pensione addirittura inferiore alla soglia minima.
Se in futuro venisse reintrodotto il limite minimo sull?importo della pensione, come già successo in passato, la pensione rischierebbe di trasformarsi in un privilegio anziché rimanere un diritto per tutti.

Cosa deve fare chi è nato nel 1990 per andare in pensione
Va detto che tra oggi e il 2067 ci sono ancora oltre 40 anni, quindi non è escluso che in futuro arrivi una Riforma delle Pensioni in grado di venire incontro alle esigenze di chi è nato nel 1990 e oltre.
Per il momento, l?unica strategia per non farsi trovare impreparati è quella di valutare altre soluzioni previdenziali.
Ad esempio, versare contributi aggiuntivi per incrementare il montante contributivo e migliorare così l?assegno finale.
Oppure affidarsi alla previdenza complementare, che permette di integrare la pensione pubblica con una rendita aggiuntiva utile a compensare la riduzione dell'assegno a causa del calcolo contributivo.
Ovviamente, facendo attenzione ai suoi pro e contro.