Pensione, sempre più in là l'età per ritirarsi: ecco chi dovrà lavorare oltre i 67 anni

Niccolò Mencucci Niccolò Mencucci - 22/07/2025 10:15

Pensione, sempre più in là l'età per ritirarsi: ecco chi dovrà lavorare oltre i 67 anni

Negli ultimi dieci anni, l'età per andare in pensione si è progressivamente spostata in avanti. E così anche nell'ultimo anno.

A confermarlo è l?INPS, che nel suo Rapporto annuale presentato mercoledì scorso alla Camera ha evidenziato un nuovo aumento significativo dell?età effettiva per la pensione.

Purtroppo, oggi come domani, sempre meno saranno i lavoratori che riusciranno ad andare in pensione a 67 anni. Per fortuna, non mancano le soluzioni per ritirarsi prima.

Vediamo intanto chi rischia di dover lavorare oltre i 67 anni e quali possibilità rimangono per anticipare l?uscita.

Per saperne di più in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di TuttoPensioni.

Pensione, chi dovrà lavorare oltre i 67 anni

Secondo il Rapporto INPS, nel 2024 l?età media effettiva di pensionamento in Italia è 64,8 anni (nel 2023 era 64,2 anni).

Un incremento che conferma il costante avvicinamento dell?età reale di pensionamento alla soglia fissata per la pensione di vecchiaia ordinaria, ovvero 67 anni.

Ma non per tutti sarà possibile fermarsi lì. Già oggi (e ancora di più nei prossimi anni) uscire a 67 anni sarà possibile soltanto per una parte della popolazione lavoratrice.

Salvo nuove disposizioni da parte dell'Esecutivo, a partire dal 1 gennaio 2027 i requisiti per accedere alla pensione passeranno:

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    da 67 anni a 67 anni e 3 mesi per la pensione di vecchiaia;

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    da 42 anni e 10 mesi (41 anni e 10 mesi per le lavoratrici) a 43 anni e 1 mese di contributi (42 anni e 1 mese per le donne) per la pensione anticipata.

Tutto ciò è dovuto dallo "scatto? automatico previsto dalla Legge Fornero, legato all?adeguamento con l?aspettativa di vita che (escluso il periodo pandemico) ha continuato a crescere costantemente.

In pratica, se non si maturano i requisiti entro fine 2026, toccherà lavorare qualche mese in più. Ma questo vale solo per i lavoratori in odor di pensione.

Lo scenario è infatti ancora più rigido per le nuove generazioni: secondo le stime attuali, chi ha appena iniziato a lavorare potrà accedere alla pensione non prima dei 69 anni.

Come andare in pensione prima dei 67 anni: le principali soluzioni

Per fortuna esistono ancora oggi delle opzioni anticipatorie, che permettono di andare in pensione ben prima dei 67 anni: basta solo aver maturato i requisiti previsti.

Tra le più importanti:

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    Quota 103,

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    Opzione Donna,

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    Ape Sociale,

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    Pensione Anticipata (ordinaria e contributiva).

Partendo da Quota 103, quest'uscita consente di ritirarsi dal lavoro con 62 anni di età e almeno 41 anni di contributi (di cui 35 effettivi, cioè realmente versati).

Opzione Donna, invece, permette il pensionamento a 61 anni con 35 anni di contribuzione, ma solo per alcune categorie di lavoratrici (caregiver, disoccupate, invalide?).

Lo stesso vale per Ape Sociale, che consente a chi rientra in apposite categorie il ritiro a 63 anni e 5 mesi a fronte di un requisito contributivo che va dai 30 ai 36 anni (il requisito varia a seconda della categoria di appartenenza).

Per quanto riguarda invece la Pensione Anticipata ordinaria e contributiva, la prima richiede (come detto sopra) solo 42 anni e 10 mesi di contribuzione (41 anni e 10 mesi per le lavoratrici), senza alcun vincolo d'età.

La seconda invece è riservata a chi ha almeno 64 anni di età e 25 anni di contribuzione, secondo quanto disposto dalla Legge di Bilancio 2025.

Pensione, conviene ritirarsi prima dei 67 anni? Ecco quanto si prende

Ritirarsi prima dei 67 anni, seppur possibile, non sempre conviene sotto il profilo economico.

Anche con molti anni di contributi alle spalle, chi sceglie di uscire prima dal lavoro rischia di ritrovarsi con un assegno mensile più basso rispetto a quello previsto con la pensione di vecchiaia.

La ragione principale risiede nell?applicazione dei coefficienti di trasformazione, ovvero quei parametri che convertono il montante contributivo (l?insieme dei contributi versati) in un assegno mensile.

Si tratta di coefficienti che aumentano con l?età: prima si va in pensione, più basso sarà il coefficiente, e quindi l?importo dell?assegno.

Un esempio pratico: un lavoratore con stipendio mensile di 2.000 euro lordi e 42 anni e 10 mesi di contributi, se andasse in pensione a 67 anni otterrebbe un assegno lordo di circa 1.850 euro al mese.

Ma se decidesse di ritirarsi a 60 anni con la Pensione Anticipata, la pensione si fermerebbe a 1.600 euro mensili.

E questo tenendo conto di un sistema di calcolo misto-contributivo. Se invece si optasse per misure come Opzione Donna o Quota 103, che prevedono un calcolo solo contributivo, l?importo potrebbe ridursi ancora di più.

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