Pensioni, novità dall'INPS sul condono contributivo per i dipendenti

Niccolò Mencucci Niccolò Mencucci - 18/08/2025 10:15

Pensioni, novità dall'INPS sul condono contributivo per i dipendenti

Novità dall'INPS per il condono contributivo, il colpo di spugna del Governo ad alcune irregolarità nelle posizioni contributive dei dipendenti.

Con la circolare n. 118/2025, l?Istituto ha fornito alcuni chiarimenti importanti sull'applicazione di questa sanatoria.

Facciamo prima il punto della situazione, e vediamo cos'è questo condono contributivo, a chi si rivolge e quali sono le novità in merito.

Per saperne di più in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di Lavoro e pensioni.

Pensioni, cos'è il condono contributivo

Introdotta con l?articolo 1, commi da 131 a 133, della legge di Bilancio 2024, si tratta di una sanatoria che consente l?assolvimento degli obblighi contributivi a favore di coloro che provvedono ad aggiornare tutte le posizioni assicurative risultati mancanti o incomplete.

La misura prende di mira le criticità relative ai periodi contributivi precedenti al 2005, quando (come ricorda la stessa circolare INPS) si verificò in diversi casi una "non esaustiva alimentazione della banca dati delle posizioni assicurative".

Ossia la mancanza di dati previdenziali completi su numerosi lavoratori.

Un problema tutt?altro che secondario: pensioni liquidate su dati inesatti possono comportare conseguenze pesanti, dal rischio di sanzioni fino all?obbligo di restituire tutte le somme percepite indebitamente.

Per evitare il peggio agli attuali pensionati, il Governo ha voluto fare una pulizia generale delle posizioni contributive mai dichiarate o trasmesse in modo incompleto.

Va però ricordato che non si tratta di un condono generalizzato, ma di una misura che si applica solo a determinate categorie e condizioni ben precise.

Pensioni, a chi spetta il condono contributivo

Intanto partiamo dal fatto che il condono contributivo in questione è solo per i periodi di paga fino al 31 dicembre 2004.

Pertanto, solamente le denunce mensili anteriori al 2005 potranno essere regolarizzate, "salvi gli effetti di provvedimenti giurisdizionali passati in giudicato alla data di entrata in vigore della presente legge (il 1 gennaio 2024, ndr)", precisa la Circolare.

Inoltre, i beneficiari di questo condono non sono i dipendenti privati, ma esclusivamente i lavoratori pubblici. Più precisamente, quelli "con obbligo contributivo alle Gestioni ex INPDAP costituite presso l?INPS".

L?elenco è ampio: si parte dalle amministrazioni statali e regionali, per arrivare a università e Camere di Commercio. Sono invece esclusi gli enti pubblici economici, gli enti trasformati in società di persone o di capitali, gli enti morali e altre categorie simili.

In pratica, il condono spetta a chi ha lavorato in specifiche amministrazioni pubbliche e si trova con posizioni contributive lacunose.

L?onere di regolarizzazione ricade però sulle Pubbliche Amministrazioni, tenute a trasmettere i flussi UniEmens/ListaPosPa con le denunce mensili mancanti.

In cambio, gli enti non devono versare i contributi arretrati, perché la norma li assolve "dall?onere di attestare il versamento della contribuzione afferente ai dati trasmessi".

Pensioni, novità dall'INPS sul condono contributivo

Andando invece a parlare della principale novità, l'INPS segnala che dal 1 ottobre verrà inibito l'uso dell'applicativo "Nuova PAssWeb" "per l'aggiornamento diretto delle posizioni assicurative, favorendo l'utilizzo esclusivo delle denunce mensili come modalità ordinaria", si legge nel comunicato stampa dell'Istituto.

Verrà utilizzato al suo posto un nuovo strumento con interfaccia simile a "Nuova PAssWeb", che genererà automaticamente flussi di denuncia UNIEMENS/ListaPosPA precompilati per semplificare le operazioni.

Oltre a questa novità, l'INPS ha sottolineato nella Circolare che il condono contributivo non varrà per tutti i pensionati ex dipendenti.

Ma solo per chi ha una pensione liquidata da meno di tre anni, ossia entro il termine decadenziale che decorre dalla comunicazione del provvedimento di pensione all?interessato.

Prima della scadenza, l?INPS potrà intervenire d?ufficio per ricostituire la pensione, riconoscere eventuali arretrati o (se necessario) ridurre l'importo dei trattamenti già liquidati.

Superato tale limite, invece, non sarà più possibile alcuna rettifica: chi è andato in pensione oltre tre anni fa non potrà ottenere né aumenti, né ricalcoli, né arretrati.

Lo stesso criterio varrà anche per eventuali differenze relative al Trattamento di Fine Servizio (TFS) o al Trattamento di Fine Rapporto (TFR).

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