Superbonus, addio alla cessione del credito dal 2024: cosa cambia per i richiedenti?

18/10/2023 11:55

Superbonus, addio alla cessione del credito dal 2024: cosa cambia per i richiedenti?

Il Superbonus sta diventando troppo oneroso per le casse dello Stato, ma fino ad oggi il Governo era restio a procedere a tagli o forti limitazioni.

Ora non più. Il ministro dell'Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, conferma non solo le scadenze in essere per il bonus edilizio più costoso di sempre, ma anche al blocco di due opzioni: lo sconto in fattura e la cessione del credito.

Due misure che hanno permesso, sì, truffe e raggiri ai danni delle casse erariali, ma anche maggior disponibilità per famiglie che non avrebbero altrimenti potuto permettersi simili lavori per la propria casa.

Non a caso la cessione del credito era molto ben richiesta.
Proprio per questo ho scelto per approfondire al meglio la questione con questo video Youtube, con ringraziamento al Geometra Danilo Torresi.

Superbonus, addio alla cessione del credito

Molti hanno sperato che il Governo Meloni accogliesse le richieste di uno dei suoi partiti di coalizione, Forza Italia.

Si parlava di solo 3 mesi in più di proroga per chi volesse accedere al Superbonus, nella formula al 90% prevista per il 2023.

Eppure, non solo il Governo ha bocciato la proroga, portando così lo scatto del Superbonus dl 90% al 70% per tutte le richieste dal 1° gennaio 2024 in poi, in linea con quanto già previsto dall'Agenzia delle Entrate.

Ma anche richiesto per i beneficiari del 2024 la soppressione dell'opzione "cessione del credito", assieme a quella dello sconto in fattura.

Per il MEF era necessario intervenire su queste opzioni, anche perché la sola abrogazione dello sconto in fattura a fine febbraio 2023 non era stata sufficiente a ridurre la spesa del Superbonus.

Come ha dichiarato il ministro del MEF Giancarlo Giorgetti: "[...] la dinamica del Superbonus continua imperterrita al ritmo di 3 miliardi di maggiore spesa all'anno.".

Di conseguenza, si potrà dal 1° gennaio 2024 provvedere a richiedere il Superbonus accettando solo l'opzione della detrazione fiscale.

Per 10 anni il beneficiario potrà vedersi ridotti gli oneri fiscali, ma solo se avrà provveduto personalmente alla spesa edilizia.

Cosa cambia per i richiedenti del Superbonus 2024?

Ricordiamo che per cessione del credito e sconto in fattura si intendono due opzioni di compensazione creditizia previsti fin dal 2020 per i beneficiari del Superbonus.

Invece di ricevere una riduzione dell'IRPEF o delle varie imposte, il beneficiario potrà avere direttamente dallo Stato la garanzia della copertura delle spese edilizie anche cedendo il credito statale ad aziende, istituti bancari o enti finanziari.

E così è stato, fin quando con i vari controlli della GdF e dell'Agenzia delle Entrate non sono emersi lavori non finiti o millantati, veri e propri raggiri allo Stato.

Su oltre 100 miliardi di euro di crediti, si stimano circa 12 miliardi di euro "evasi". Da qui la necessità di limitare queste due opzioni, fino a sospenderle definitivamente. E così anche per gli attuali richiedenti.

La fine della cessione del credito per il Superbonus significa che chi lo ha richiesto o già incassato dovrà provvedere a completare tutti i lavori entro il 31 dicembre 2023.

Altrimenti, come sottolineato dallo stesso Ministro, stacca un meccanismo di rivalsa, che disattiva l'opzione richiesta e stabilisce immediatamente l'opzione delle detrazioni, senza più la possibilità dello sconto o della cessione dei crediti.

Quando scade il termine per la cessione del credito

Per chi ha ancora il cantiere dovrà affrettarsi, perché la situazione si fa davvero pericolosa.

Se si ha richiesto il bonus in qualità di proprietario di un edificio unifamiliare si avrà diritto alla copertura al 110% del 2022 solo se i lavori finiranno entro il 31 dicembre 2023. Sempre a condizione che già il 30% sia stato effettuato al 30 settembre 2022.

E così anche per quanto riguarda i condomini, che rischiano un taglio di percentuale gravoso dal prossimo anno e dal 2025.

Stando ai dati dell'ANCE (Associazione nazionale costruttori edili), la situazione è quasi al rotto della cuffia.

I lavori dei condomini erano al 74,7% dello stato di avanzamento a settembre 2023, quindi per completare le opere serviranno circa 12 miliardi da ripartire tra i 20mila edifici restanti.

Nel caso delle famiglie ancora in balia dei crediti incagliati, si stimano circa 350.000 quelle che rischiano di perdere la compensazione con la mancanza di proroghe.

Per loro, l'accesso alla cessione finisce ancora prima, al 30 novembre 2023 per i lavori effettuati con il bonus edilizio durante il 2022.

Nello scenario peggiore, lo Stato dovrebbe coprire la perdita con almeno 1% di PIL per un triennio fiscale, pressoché quanto invece vorrebbe recuperare con la nuova stagione di privatizzazioni.

In poche parole, si andrebbe incontro ad un debito sempre più ingestibile, e a famiglie con cantieri bloccati e senza soldi.

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