I 4 punti cardinali dell'investitore perfetto

14/05/2016 08:00

I 4 punti cardinali dell'investitore perfetto

Investire è un'arte. E come tutte le arti è il punto d'incontro fra una predisposizione caratteriale e una preparazione tecnica: laddove manca l'una, sopperisce l'altra.

Value Investing

Investire non significa solo acquistare un'azione che sembra a buon mercato con lo scopo di comprare al minimo e vendere al massimo.
Le tecniche del value investing prevedono che prima di agire si guardi bene al prezzo dell'azione in rapporto al suo valore e a quello che il mercato le attribuisce, dal momento che a un prezzo basso, con ogni probabilità, corrisponde spesso anche uno scarso valore. L'eccezione, e cioè quella che vede un titolo di qualità ma che per alcune specifiche motivazioni si trova ad essere sottoprezzo, è quello che, alla fine, noi dobbiamo cercare.

Per capire la differenza è utile tenere d'occhio i fondamentali e vedere se effettivamente valgono più del prezzo della singola azione, quindi considerare anche il margine di sicurezza il cioè il gap tra il prezzo dell’investimento e il suo valore sottostante.
In altre parole: il prezzo corrente in rapporto al valore intrinseco,. Il più classico degli esempi? Warren Buffett e la sua Berkshire Hathaway che da 12 dollari ad azione nel 1967 è arrivata a 70.900 dollari nel 2002.

Market Timing

Una volta capito a cosa puntare si può partire con il market timing, cioè quella capacità al limite dell'umano, che permette sia di individuare anzitempo una fase ribassista del mercato e vendere prima che essa sia manifesta a tutti, sia di cogliere l'attimo in cui il mercato sta girando dalla parte opposta, e cioè verso il rialzo e comprare prima che questo sia avvertito dalla maggioranza degli investitori, cosa che, di per sé farebbe poi aumentare il prezzo dell'azione.

In altre parole: battere sul tempo. Una dote naturale? Non solo, anche una capacità che si acquisisce con l'esperienza, studiando, confrontandosi con altri traders e, soprattutto, con i grandi professionisti.

Diversificazione

Si tratta della parola d'ordine per eccellenza, la bussola che riesce ad orientare l'investitore durante i periodi di tempesta.
MA anche la più insidiosa, per un motivo molto semplice: non si deve diversificare a caso ma cercare asset class che tendono a muoversi in direzioni opposte. Secondo le teorie di Benjamin Graham anche gli investitori più ambiziosi e sicuri di sé non dovrebbero possedere in portafoglio meno di 30 titoli.

Senza dimenticare che è bene anche usare strumenti più complessi. All'occorrenza.

Money Management 

Tecnicamente è la gestione del denaro, più specificatamente è quella del rischio. In altre parole avere la capacità di capire se un investimento è interessante, ottimizzando tutte le possibilità.
All'atto pratico si tratta di evitare scelte troppo ambiziose, magari suggerite da una troppo alta fiducia in se stessi, preferire sempre un'alternativa economicamente migliore, fatti salvi i precetti di valore intrinseco, riuscire a moltiplicare i profitti e i vantaggi minimizzando il rischio derivante dall'investimento stesso.

E anche in questo caso si tornerebbe alla diversificazione del capitale, cioè la prima delle regole, la più ovvia e, per questo, la meno osservata: mai puntare tutto il capitale. Magari seguita dalla seconda: considerare, quando si calcola anche solo orientativamente il ritorno, i costi di trading o delle eventuali tasse, perché anche questi possono incidere parecchio. 

Fonte: News Trend Online

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