Nuovo allarme Cina: 790 miliardi di debito non verranno pagati

02/10/2015 14:00

Nuovo allarme Cina: 790 miliardi di debito non verranno pagati

Ormai dalla Cina le notizie che arrivano peggiorano di volta in volta: il miracolo che si è perpetrato nei 30 anni passati si sta trasformando in un incubo che potrebbe durare per i 30 anni futuri.

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Dopo lo scoppio della bolla di Shanghai, il rallentamento del settore manifatturiero, il prodotto interno lordo che potrebbe scendere ben oltre la soglia psicologica del 7%, tutti dati che confermano il calo costante del gigante mondiale, adesso arriva l’ultimo schiaffo alle speranze di chi ancora ci crede.

Secondo uno studio di Macquarie mancherebbero circa 790 miliardi di dollari all’appello sui debiti contratti da quasi 800 società cinesi, ovvero il 23,5% delle passività totali. Lo studio in questione prende come parametri gli interessi sul debito e gli utili prima delle imposte

Quello del debito privato made in China è una questione ampiamente risaputa e forse altrettanto ampiamente sottovalutata visto che il settore sta moltiplicando i suoi numeri a differenza di quanto avviene sul fronte della ricchezza generata dal paese. 

I numeri che fanno tremare

Numeri alla mano si può notare come la percentuale sia più che raddoppiata nel giro di nemmeno 7 anni: a giugno 2015 era pari al 207% del Pil contro il 125 di 7 anni fa.

Unendo il debito pubblico, ancora gestibile, a quello privato, la cifra finale supera il 280%

Il debito delle imprese, in particolar modo è a sua volta un problema ulteriore dal momento che supera in graduatoria quello delle Corporate statunitensi con la leggera differenza che la Cina è una potenza in fase calante i cui dati economici ufficiali sono spesso non perfettamente corrispondenti alla realtà dei fatti.
Il che costituisce un punto interrogativo che si potrebbe trasformare in una pericolosa deflagrazione futura. Infatti i numeri si riferiscono a dati del 2014 ma le proiezioni  parlano di un pericolo da oltre 28mila miliardi nei prossimi 5 anni, praticamente poco meno della metà (40%) di tutti i debiti delle imprese private del pianeta.

Le cause (s)conosciute 

Tutto questo è il risultato di una serie di fattori contingenti.

Prima di tutto la politica accomodante della Banca Popolare Cinese che si è via via allineata al trend finanziario mondiale e che, nell’ambito di una strategia mirata allo stimolo della domanda e dei consumi interni, ha favorito anche una serie di prestiti alla popolazione. Purtroppo però la popolazione, particolarmente variegata e mentalmente eterogenea, non sembra essere attirata più di tanto dagli standard occidentali.
Inoltre la proverbiale predisposizione degli orientali al risparmio non facilita il movimento del denaro. Come se ciò non bastasse, un’ultima nota potrebbe dare un’idea più chiara della situazione: la corrente demografica che si spostava costantemente dalle campagne verso le città ha recentemente iniziato a cambiare rotta.

Si tratta di un cambiamento ancora poco evidente ma che lascia intuire a sua volta un’altra realtà sottostante: i cinesi stanno invecchiando e la popolazione invecchiata è una popolazione non produttiva e che non consuma. Quindi non spende.

La causa primaria 

Tornando invece all’argomento principale e cioè l’indebitamento delle imprese cinesi e, soprattutto della mancanza di liquidità per ripagarlo, nasce immediatamente il dubbio: da cosa nasce lo squilibrio? 

E la risposta è sempre la stessa: il rallentamento economico della nazione che ha portato a un calo della domanda di materie prime e a difficoltà per chi opera in questo settore di riuscire a far fronte agli impegni presi.

Come detto, poi, i dati già di per sè allarmanti, si riferiscono all’anno scorso e visto che a causare tutto il crollo sono state per tre quarti le industrie legate alle materie prime è bene ricordare che il settore delle commodity da allora ha registrato un ulteriore calo, il peggiore da 13 anni a questa parte.
Cosa significa questo? Che se le condizioni erano difficili e precarie nel 2014 adesso saranno per giunta anche peggiorate.  

nnFonte: News Trend Online

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DEBITO ECONOMIA