Borse sui massimi storici per un mix di fattori macro e micro

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 16/02/2021 11:56

Goldman Sachs rivede verso l'alto le stime di profitto delle compagnie americane per il 2021; e conseguente il target per lo S&P500 da qui a fine anno: 4.300 punti. Nel frattempo permane il bias cognitivo che affligge tuttora una consistente fetta di investitori.

I nuovi massimi storici conseguiti ancora una volta venerdì dallo S&P500, non sono prerogativa esclusiva degli Stati Uniti: una nuova vetta è stata raggiunta dagli indici azionari mondiali; ma anche dal MSCI World ex USA, fino a poco tempo fa attardato, e ora seriamente intenzionato a colmare il ritardo accumulato. Allo stato attuale, a tutte le borse mondiali manca un residuo 8% per eclissare il massimo assoluto del 2007: superato, dallo S&P, nel lontano 2013 (sarebbe più che raddoppiato meno di otto anni dopo).

La formula del successo dei listini azionari è una combinazione di elementi macro e micro. Sul primo fronte i dati che quotidianamente sopraggiungono battono sistematicamente le aspettative degli economisti: il CESI del G10, per dirne una, si colloca sopra i +50 punti ininterrottamente da ben 33 settimane. Mai nulla di simile è occorso perlomeno dal 2003 ad oggi.

Sul secondo fronte gli EPS del quarto trimestre negli Stati Uniti superano clamorosamente il volume di profitti conseguito nel Q4 2019; quando ormai i due terzi delle società hanno riportato. Rispetto alle attese degli analisti gli utili sono risultati superiori del 19%. E Goldman Sachs venerdì ha sfornato un ulteriore upgrade, calcolando un volume di EPS per il 2021 a 181 dollari per azione; che si traduce in una previsione per lo S&P, a P/E invariato, a 4300 punti entro la fine dell’anno.

Questo continue sorprese certificano un bias cognitivo persistente, riflesso tuttora negli atteggiamenti di non pochi investitori: che ostentano una visione delle cose legate a ciò che sarebbe occorso, qualora le autorità non fossero minimamente intervenute. Che all’opposto gli stimoli monetari e fiscali abbiano sortito l’effetto sperato, è testimoniato dall’andamento del mercato obbligazionario: con il Trentennale USA venerdì riaffacciatosi sopra il 2.0% di rendimento. E chissà queste minusvalenze quanti ulteriori flussi verso l’Equity genereranno nelle settimane e mesi a venire...

A cura di Gaetano Evangelista
https://www.ageitalia.net/

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