Non conviene sfidare la stagionalità dei mercati

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 17/01/2023 10:08

Il mese di gennaio è risultato positivo per Wall Street nell'89% dei casi in circostanze simili a quelle del 2023. Un dato che fa da cornice, ma che trova esaltazione quando vengono meno i timori di recessione. Un inizio d'anno con pochi precedenti storici.

 

Con una performance del +2.7% (quinto saldo crescente di fila), per lo S&P500 si chiude la migliore settimana degli ultimi due mesi. Fanno ancora meglio il MSCI World ex USA, che risale ai livelli più elevati da aprile scorso; nonché le piazza azionarie europee: lo Stoxx600 realizza la migliore partenza annuale dal 1986, il DAX addirittura l’inizio più brillante dal 1974.
In ciò parte del merito è riconducibile all’andamento “sorprendentemente” positivo dell’economia del Vecchio Continente, la quale a dispetto delle varie Cassandre da talk show stantii, per il momento eviterà la tanto conclamata recessione. Ma anche l’inversione di tendenza ultradecennale del dollaro sta producendo i frutti attesi sin dalla semina dello scorso autunno. 
Non che Wall Street sia rimasta a guardare. Come commentiamo in altra sede, soltanto altre 14 volte dal 1950 è stato conseguito un saldo superiore al 3.0% al giro di boa del primo mese dell’anno. Un risultato eccezionale, ma non del tutto imprevedibile alla luce della stagionalità benigna del periodo a cavallo fra l’ultimo quarto dell’anno di elezioni di medio periodo, ed il primo quarto del terzo anno del ciclo presidenziale; con il mese corrente risultato positivo, sempre dal Dopoguerra, nell’89% dei casi, con una performance media, per l’appunto, del +4.1%.
Questo irresistibile fattore spiega perché il mercato faccia spallucce davanti alla diatriba fra la banca centrale americana, che garantisce ulteriori rialzi del costo del denaro; e gli investitori, che sono di tutt’altro parere. Senza considerare l’imminente raggiungimento del tetto al debito federale, con la spesa per interessi passivi che negli ultimi dodici mesi ha raggiunto i 775 miliardi di dollari, e che presto diventerà la principale voce passiva del bilancio degli Stati Uniti: ancor più degli stanziamenti pubblici per la previdenza sociale. Ci sarà tempo per pensarci, argomenta il mercato.
Chiusa per festività, dalla borsa americana non ci aspettiamo moltissimo nell’immediato: come di solito avviene nell’ottava di sistemazioni tecniche mensili. Il nostro modello di asset allocation, è ora investito in azioni nelle proporzioni più consistenti degli ultimi nove mesi.
Piazza Affari si migliora di nuovo, seppure di misura, perpetuando la successione di “candele bianche”. Si notano però adesso due divergenze: tanto in termini canonici di momentum, quanto in termini di ampiezza di mercato. Aspetti che possono imporre uno stop temporaneo all’FTSE MIB, in attesa di conseguire il target temporale proposto dal modello basato sulle opzioni, discusso sul Rapporto Giornaliero la passata settimana.

 

Di Gaetano Evangelista
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