Quando potremo accantonare il confronto con il 2008?

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 25/11/2022 17:16

I tre quarti delle borse mondiali naviga in solido uptrend, con le quotazioni ben posizionate sopra la media mobile a 200 giorni. Una proporzione maggioritaria, ma non ancora plebiscitaria. È prescritto un ulteriore sforzo per mettere definitivamente scomodi paralleli storici.

 

Come spesso accade, le piazze internazionali hanno approfittato della festività negli Stati Uniti per mettere a segno ulteriori progressi. Piazza Affari da’ sempre più l’impressione di volersi lasciare alle spalle la congestione delle ultime ormai due settimane, estendendo i progressi messi a segno a partire dal minimo di ottobre. La sensazione di benessere è generalizzata.
A ieri sera, infatti, più del 95% delle 120 società del MSCI Euro si collocava sopra la propria media mobile a 50 giorni, come riporta il Rapporto Giornaliero di oggi. Una partecipazione plebiscitaria all’uptrend, che mancava da quasi un anno e mezzo. Risale infatti al 3 giugno 2020 l’ultimo episodio analogo: l’indice Eurostoxx50 era reduce parimenti da un consistente recupero; avrebbe migliorato la sua posizione per un paio di sedute, prima di inaugurare un consolidamento di quasi quattro mesi.
Un fenomeno analogo si registra su scala globale. A ieri sera i tre quarti delle principali borse mondiali, si collocavano sopra la propria media mobile a 200 giorni. Una partecipazione confortante, se si considera che alla fine di settembre la statistica in questione era pari a zero. Ma affinché il rally in atto sia classificato come differente dai tentativi vani già messi a segno in altre circostanze quest’anno, affinché insomma si accantoni l’esperienza declinante del 2022; è richiesto uno sforzo ulteriore.
Il rapporto di oggi infatti evidenzia come, una volta “livellato il campo” con un reset assoluto dell’ampiezza di mercato, il passaggio ad un nuovo stadio si consegue quando tutte le borse – 20 su 20 – si collocano sopra la propria media a 200 giorni. Una coralità che ovviamente si consegue ben lontani dai minimi; ma in tempo per godere di diversi mesi di ulteriore e confortante rialzo. Sotto questa prospettiva, il rally in atto deve compiere un ulteriore sforzo per persuaderci circa la sua sostenibilità fino a prossima primavera.
La prova dell’efficacia di questo indicatore è testimoniata dal fatto che mai, durante il bear market del 2007-9, la auspicata coralità è stata conseguita. A maggio 2008, in occasione di uno dei non pochi rally correttivi sperimentati in quella esperienza storica, il contatore risalì fino ad un massimo di 14 su 20, prima di ripiegare mestamente verso il basso nelle settimane successive.
Questo rimarca la rilevanza strategica del momento di mercato, con sinistri echi di replica di quella esperienza che ancora non possono essere messi definitivamente a tacere.

 

di Gaetano Evangelista
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