Nel 2025 gli investitori hanno fatto la storia

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 23/12/2025 10:30

Lo S&P500 mette a segno un guadagno a doppia cifra percentuale per la sesta volta negli ultimi sette anni: mai successo negli ultimi due secoli. Eppure, quasi tutti gli altri mercati azionari al mondo fanno sensibilmente meglio di Wall Street. Via ai festeggiamenti.

Il 2025 dei mercati azionari sta per essere archiviato con tutti gli onori. Il MSCI All Country sfiora una performance del +20%, replicando al momento il saldo conseguito due anni fa e migliorando la prestazione dello scorso anno. Il 90% delle borse mondiali chiude in rialzo, a testimonianza della natura coralmente premiante del bull market: spiccano nel G30 i risultati di Corea del Sud (+68%), Israele (+52%), Spagna (+48%) e Sudafrica (+37%), con Piazza Affari che si colloca in sesta posizione. Relativamente deludente la performance di Wall Street, con lo S&P500 soltanto 19esimo nel ranking.

Eppure, la borsa americana riesce a conseguire un saldo a doppia cifra per la sesta volta negli ultimi sette anni: è un record assoluto a partire non solo dal Dopoguerra, ma persino dal 1816. Gli investitori hanno fatto la storia. 

La settimana delle riunioni delle banche centrali non ha prodotto la spallata che i ribassisti auspicavano per passare le festività senza eccessivi sensi di colpa (qui la bilancia non c’entra). La Bank of Japan ha aumentato i tassi, ma prevedibilmente non si è manifestata una replica dello smantellamento disordinato del carry trade di fine luglio dell’anno scorso. Da notare come sia la prima volta dal 1989, che la BoJ rincari il costo del denaro nello stesso mese in cui la Fed riduce i tassi di interesse. D’altro canto, è altresì la prima volta perlomeno dal 1977 che vede l’inflazione in Giappone collocarsi a livelli più sostenuti del CPI americano.

Si è ironizzato molto sull’ultima release degli indici dei prezzi al consumo negli USA. I dubbi in effetti non mancano, ma le critiche toccano soltanto una componente, invero determinante. Tuttavia, come rilevava venerdì Bloomberg (https://links.ageitalia.net/272), soltanto il 47% di tutti i beni inclusi nel paniere, vanta ora una crescita superiore al 2.0% anno su anno; rispetto al 73% di settembre. La disinflazione clamorosa è reale. 

Il reddito fisso però ne approfitta soltanto di misura, con gli investitori che temono l’avvio della conclusione della campagna di easing monetario globale. Il confronto fra azioni e titoli di Stato ha arriso decisamente alle prime quest’anno, con lo Stock/Bond ratio salito a nuovi massimi assoluti: premiata la scelta strategica di sovrappesare l’Equity, ridimensionata la ventilata appetibilità dei bond ai rendimenti nominali recentemente riscoperti.

Anche in Europa lo Stock/Bond ratio ha puntato solidamente verso l’alto: soprattutto a partire da aprile, dopo il famoso Liberation Day. Ad evidenza finché regge l’argine mostrato nel rapporto di oggi, non ci sarà motivo per rivedere l’esposizione al rischio.

Gaetano Evangelista - www.ageitalia.net

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