Urge per molti investitori la revisione dello strumentario impiegato

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 31/07/2025 08:38

Possiamo sottolineare senza falsa modestia di aver interpretato al meglio gli ultimi cinque anni di mercato, e siamo sicuri di aver fornito ancora una volta una illuminante cornice previsionale nel recente Outlook per il secondo semestre, di cui caldeggiamo la lettura.

Dunque si ferma a sei la sequenza di nuovi massimi storici consecutivi sull’indice S&P500, che martedì 29 luglio in marginale ripiegamento al termine della seduta. Un saldo ancora una volta (abbondantemente) inferiore al punto percentuale in valore assoluto. Che contrasto fra l’agitazione palesata all’esterno dagli operatori economici, e la quiete ostentata dagli operatori finanziari.
Oggi apprenderemo la prima lettura del PIL del secondo trimestre negli USA. Dopo il -0.12% periodale nel Q1, gli economisti stimano un’espansione reale del +2.5% nel quarto da poco terminato. Percepibile lo sconforto di chi profetizzava, puntualmente, una recessione mai manifestatasi. Fra i frustrati possiamo annoverare anche il Conference Board, che una settimana fa ha denunciato l’ennesima contrazione – la 38esima, in 40 mesi – da parte del Leading Economic Indicator; aggiungendo sconsolatamente che ciò non induce l’agenzia a prevedere una recessione. Deo gratias...

Come abbiamo già argomentato in passato, recessioni e crisi finanziarie manifestano un impatto perdurante e spesso definitivo sulla struttura dell’economia. I fatti del 2020, con lo spegnimento forzato del motore economico e la successiva riaccensione, hanno cambiato la struttura: in meglio o in peggio non è dato sapere. Di sicuro l’economia di oggi non è quella del 2019.
Se si accetta questo postulato, ne consegue che esaminare i fatti economici con gli strumenti del ciclo precedente, espone al concreto rischio di errori di valutazione. Occorre adottare un approccio mentalmente aperto, elastico e se possibile persino creativo. 
Vale anche per le previsioni finanziarie, con molti riconosciuti esperti copertisi di ridicolo per aver completamente trascurato gli ultimi cinque anni di bull market. In 16 settimane lo S&P500 ha guadagnato quasi il 30%. Non aver catturato una porzione di questa performance dovrebbe indurre a seria riflessione sullo strumentario fino ad ora impiegato.
Dal canto nostro, possiamo sottolineare senza falsa modestia di aver interpretato al meglio gli ultimi cinque anni di mercato, e siamo sicuri di aver fornito ancora una volta una illuminante cornice previsionale nel recente Outlook per il secondo semestre, di cui caldeggiamo la lettura agli investitori.

Oggi le aspettative non sono particolarmente esaltanti. Nei 59 FOMC Day sotto la gestione Powell, lo S&P500 ha conseguito un saldo medio dello 0.06%, che si confronta con il +0.16% della Yellen ed il +0.50% della Fed di Bernanke. Buona parte di questa grama performance è riconducibile all’ora finale di contrattazioni, positiva soltanto nel 35% delle occasioni.
Ma la seduta sarà importante anche per le dichiarazioni del Tesoro, che manifesta l’orientamento discutibile di privilegiare le scadenze brevi per la copertura del disavanzo federale: una scelta, che sarà ufficializzata per il prossimo trimestre, che sottintende una fiducia circa la possibilità che i tassi a lunga scadenza possano convergere verso il basso. Con le buone o con le cattive.
Fortuna che gli utili aziendali, ancora una volta sorprendentemente positivi in questa earnings season, corroborano l’equazione di mercato EPS/i.

Gaetano Evangelista - www.ageitalia.net

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