Analisi Settimanale Mercati Finanziari - 02 Agosto 2025

Michele Clementi Michele Clementi - 02/08/2025 07:49

La riunione della Fed di luglio 2025

Il 30 luglio 2025 il Federal Open Market Committee ha mantenuto invariato il tasso d’interesse di riferimento al 4,25–4,50%, per il quinto meeting consecutivo. Il voto è stato 9‑2, con due dissidenti — Michelle Bowman e Christopher Waller, entrambi nominati da Trump — che avrebbero voluto un taglio di 25 punti base.

Il presidente Powell ha ribadito l’approccio prudente e guidato dai dati, sottolineando che è prematuro prevedere un taglio già a settembre. L’economia mostra segnali di moderazione e il mercato del lavoro resta solido, mentre l’inflazione è ritenuta leggermente elevata.

Gli economisti prevedono che un taglio potrebbe arrivare solo più avanti nell’anno, dopo ulteriori dati su inflazione e occupazione.

Big Tech: utili e performance del secondo trimestre 2025

  • Microsoft e Meta hanno battuto le aspettative: ottimi risultati in crescita del cloud e dell’advertising AI-driven. Meta ha anche rialzato le previsioni sul Q3..
  • Amazon, in controtendenza, ha deluso: AWS mostra rallentamento nella crescita, contribuendo a guidare verso un sentiment misto nei mercati tech .
  • Apple ha riportato guadagni modesti, sostenuti dalle vendite di iPhone, ma senza grandi accelerazioni.

Il settore tech, specialmente grazie all’intelligenza artificiale, resta il principale driver di ottimismo sul mercato azionario.

Crescita dell’economia americana

Nel secondo trimestre 2025, il PIL USA è cresciuto del 3% annuo, segnando un rimbalzo netto rispetto alla contrazione dello −0,5% del primo trimestre. Tuttavia, gran parte della spinta è derivata da un calo delle importazioni, anziché da una ripresa genuina della domanda interna.

  • La spesa dei consumatori ha mostrato un modesto aumento dell’1,4%, migliorando rispetto al Q1 ma ancora debole nel contesto storico.
  • Le vendite finali domestiche reali sono cresciute solo del 1,2%, il ritmo più lento dal 2022.
  • Gli investimenti privati sono calati di oltre 15% annuo, mentre le scorte industriali hanno pesato sul PIL.

L’indice PCE core, preferito dalla Fed, segna un’inflazione in moderazione: il PCE headline al 2,1% annuo, mentre il core si attesta al 2,5% 

Conclusione

La riunione di luglio 2025 ha confermato il trend di prudenza nella politica monetaria, in una fase in cui l’economia cresce moderatamente ma anche i rischi da inflazione e da tariffe restano evidenti. I dati delle Big Tech suggeriscono che l’innovazione AI resta un potente motore di valore. La credibilità della Fed è posta alla prova dalle pressioni politiche: il rapporto tra Powell e Trump rispecchia una tensione crescente, ma anche l’importanza di mantenere l’indipendenza della banca centrale.

Cosa prevede l’accordo tra UE e USA

  • Il 27 luglio 2025, in un vertice a Turnberry (Scozia), il Presidente Trump e la Presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen hanno raggiunto un accordo che impone un dazio del 15% su circa il 70% delle esportazioni UE verso gli USA, inclusi automobili, semiconduttori e farmaci. I dazi minacciati fino al 30% sono così stati evitati.
  • Gli USA manterranno dazi del 50% su acciaio e alluminio, settore per il quale sono in corso discussioni su possibili quote di importazione a tariffa ridotta.
  • In cambio, l’UE si è impegnata a acquistare 750 miliardi di dollari di energia statunitense e a investire 600 miliardi in aziende USA entro la fine del mandato di Trump.
  • Sono previste anche esenzioni tariffarie su alcune categorie strategiche (componenti aeronautici, generici farmaceutici, chimici selezionati), confermando un meccanismo "zero per zero".

Frattura tra narrative europee e americane

  • Mentre la Casa Bianca parla di un impegno concreto sui numeri energetici, di investimenti e acquisti di armi, la Commissione Europea ha ribadito che le aziende private, non Bruxelles, effettueranno quegli acquisti; le cifre sono dunque indicative, non vincolanti politicamente.
  • L’UE ha chiarito che non potrà impegnarsi alla compravendita di armamenti o alla determinazione delle quantità di acquisti energetici: ciò resta nella sfera delle competenze nazionali o delle decisioni di mercato.

Punto di forza:

  • L’accordo evita una guerra commerciale imminente, mantenendo relazioni stabili tra i due maggiori attori economici globali.
  • Introduce maggiore certezza tariffaria, essenziale per le multinazionali e il commercio industriale.

Punti critici:

  • Il dazio del 15% è superiore al vecchio livello medio europeo (~5%), creando uno svantaggio competitivo duraturo.
  • Gran parte degli impegni su energia, investimenti e difesa sono non vincolanti, lasciando margini di incertezza sull’attuazione concreta.
  • La corte tra narrazioni divergenti alimenta insicurezza politica, e sondaggi suggeriscono che l’opinione pubblica europea valuta l’accordo come sbilanciato a favore degli USA.

Conclusione:

L’accordo rappresenta un male minore: permette di evitare il caos tariffario imminente e stabilizza la situazione, ma a prezzo di compromessi fortemente asimmetrici a favore degli Stati Uniti. L’UE ha sacrificato parte della sua posizione negoziale per ottenere stabilità, ma rimane aperta la questione della competitività industriale europea sul lungo periodo e della coesione interna tra i membri che ora dovranno mettere in pratica quando deciso dalla Von Der Leyen e sarà caos.

Curiosità:

La Psicologia nei Mercati Finanziari: Quando a Muovere il Prezzo Sono le Emozioni

Dietro ogni grafico di Borsa, dietro ogni candela verde o rossa, non ci sono solo numeri: ci sono persone, con emozioni, paure, speranze, errori. I mercati finanziari non sono razionali quanto vorremmo credere. Ecco perché la psicologia gioca un ruolo decisivo nei movimenti dei prezzi.

Il mito dell'investitore razionale

Per decenni, l’economia classica ha descritto l’investitore come un essere razionale, logico, capace di massimizzare il proprio profitto. Ma la realtà è ben diversa: gli studi di finanza comportamentale (behavioral finance) hanno dimostrato che le decisioni degli investitori sono spesso irrazionali e guidate da bias cognitivi.

Le emozioni che muovono i mercati

1. Paura

La paura è uno dei motori più potenti. Quando i prezzi scendono rapidamente, molti vendono per non “perdere tutto”, anche se non è la scelta più logica. Questo può innescare ondate di panic selling, alimentando il crollo.

2. Avidità

L’altra faccia della medaglia. Quando i prezzi salgono, l’avidità spinge gli investitori a comprare a ogni costo, convinti che il rialzo non finirà mai. È così che nascono le bolle speculative.

3. Speranza e negazione

Spesso gli investitori restano aggrappati a posizioni perdenti, sperando in un’inversione. Ma “sperare” non è una strategia.

4. Euforia

Durante i bull market (mercati al rialzo), il senso di invincibilità può portare a comportamenti impulsivi e a una sottovalutazione del rischio.

I cicli emotivi degli investitori

Un concetto molto citato nella psicologia dei mercati è il ciclo emotivo dell’investitore: Personalmente giudico i peggiori l'ansia e la speranza.

  1. Ottimismo
  2. Eccitazione
  3. Euforia (il punto di massimo rischio)
  4. Ansia
  5. Negazione
  6. Paura
  7. Panico
  8. Capitolazione
  9. Depressione (il punto di minimo potenziale)
  10. Speranza
  11. Sollievo
  12. Ritorno all’ottimismo

Sapere dove ti trovi in questo ciclo può aiutarti a prendere decisioni più razionali, specialmente nei momenti di crisi o euforia collettiva.

I principali bias cognitivi

  • Effetto gregge (herding): seguire la massa anche se va in direzione sbagliata.
  • Bias di conferma: cercare solo informazioni che confermano la propria opinione.
  • Avversione alle perdite: temere le perdite più di quanto si desiderino i guadagni.
  • Overconfidence: sopravvalutare le proprie capacità di previsione.

Come proteggersi dalla propria psicologia

  1. Avere un piano (e seguirlo): definire prima entry, exit e stop loss.
  2. Gestire il rischio: mai investire senza sapere quanto stai rischiando..
  3. Studiare i mercati, ma anche sé stessi.

Conclusione

In Borsa, la vera sfida non è battere il mercato, ma battere sé stessi. Conoscere la propria psicologia è tanto importante quanto conoscere i fondamentali di un’azienda o le configurazioni tecniche di un grafico.

LA SETTIMANA IN BORSA

Doveva essere una settimana piena di notizie e a queste si sono aggiunte le incertezze relative ai dazi nel giorno dell'inaugurazione del primo agosto, diventato poi il 7 ed ora per alcuni paesi l'attesa slitta a 90 giorni come per il Messico o addirittura la fine dell'anno per la Cina. La confusione regna sovrana.

In Europa pesano le prese di beneficio

I dati dei vari paesi membri dimostrano che la debolezza del dollaro e l'incertezza dei dazi pesano sulla crescita. Una situazione che potrebbe perdurare considerato che venerdì il dollaro dopo aver avuto una settimana di ripresa in poche ore è tornato a 1,16 sull'euro.

Performance settimanali degli indici europei

I principali listini europei hanno chiuso in forte ribasso:

  • DAX (Germania): -2,18%
  • CAC 40 (Francia): -3,27%
  • FTSE MIB (Italia): -1,94%
  • FTSE 100 (Regno Unito): -0,14%
  • EURO STOXX 50: -3,12%
  • MSCI Europe: -2,49%

I dazi continuano a destare incertezza

Se nei primi giorni della settimana si è festeggiato l'accordo UE vs USA, con il passare dei giorni si è capito che il problema persiste perché ora ogni paese dovrà impegnarsi a rispettare quanto deciso dalla Signora Von Der Leyen e sarà sicuramente caos di populismo nei confronti dell'Europa da parte dei vari politici e partiti nazionali. Abbiamo comunque una base di partenza che è il 15% e non il 30% senza sapere su quali settori nel dettaglio, ma chi farà gli investimenti e chi compererà il gas?

Wall Street frena e l'economia corre

Sui listini pesano le trimestrali in chiaro scuro con Meta e Microsoft in gran spolvero, al contrario, Amazon -7,21% in settimana e Apple ha visto le vendite in rallentamento:

  • S&P 500: -2,38%
  • Nasdaq: -2,17%
  • Russell 2000: -4,17%
  • MSCI World: -2,34%

Indicatori macro: nessun taglio dalla Fed a settembre?

L'economia corre al 3%, il mercato del lavoro è forte al 4,2% di disoccupazione e l'inflazione non incorpora ancora la debolezza del dollaro e l'impatto dei dazi, per cui il taglio dei tassi ritenuto scontato a settembre è ora dato al 60%. Come dare torto a Powell se vuole tenere del fieno in cascina per quando veramente ce ne sarà bisogno? Purtroppo i mercati finanziari sono avidi di denaro e vorrebbero tutto e subito.

Tecnica e valutazioni: ipercomprato di breve

I rialzi degli ultimi quattro mesi hanno portato gli indici in generale a toccare la parte alta del canale ascendente che contraddistingue il trend iniziato nel 2020 sia in Europa che in America. Questo livello ha fatto da resistenza ai prezzi che hanno ripiegato in maniera violenta, ora è probabile che andremo a ritoccare i massimi di febbraio sia nello S&P che nel Nasdaq.

Prospettive per la prossima settimana

Entriamo in un bimestre che statisticamente non è brillante, quindi, facile immaginare con questo inizio contraddistinto da una impennata della volatilità che abbiamo appena pagato il biglietto per le montagne russe, ma niente panico. Sono stati quattro mesi eccezionali per gli indici americani con ben 14 recordo storici nonostante in molti non se ne siano accorti a causa della debolezza del dollaro e altrettanto lo sono stati gli indici europei da inizio anno e bene anche quelli emergenti. Le prese di beneficio ci possono stare sui singoli titoli piuttosto che determinati settori. Trump ancora una volta sarà la causa della volatilità portando incertezza con gli accordi commerciali che stentano ad essere effettivi e chiari.

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