Analisi Settimanale News Finanziarie - 05 Luglio 2025

Michele Clementi Michele Clementi - 05/07/2025 08:40

Trump: da TACO a protagonista della scena politica e fiscale USA

Ormai è impossibile non parlare di Donald Trump. In pochi mesi, la percezione degli investitori nei suoi confronti è cambiata radicalmente: se prima veniva etichettato con l'acronimo TACO – "Trump Always Chickens Out" (Trump fa sempre marcia indietro) – oggi appare determinato a portare avanti la sua agenda, conquistando consensi, anche in ambito legislativo. Un esempio recente? L’approvazione del suo discusso pacchetto fiscale e di bilancio.

Ora i mercati finanziari osservano con attenzione i prossimi sviluppi: dai negoziati sui dazi alla politica monetaria, fino ai dati sugli utili trimestrali, attesi nelle prossime settimane. Anche sul fronte internazionale, in particolare riguardo alla guerra tra Russia e Ucraina, l’amministrazione Trump continua a muoversi, riaprendo il dialogo telefonico e dimostrando di non voler cedere terreno, nemmeno davanti a un avversario ostico come Putin.

Il "Big Beautiful Bill": l’ultimo colpo firmato Trump

Il più recente successo legislativo dell’ex presidente è stato ribattezzato "Big Beautiful Bill" – un nome altisonante, in perfetto stile Trump. Si tratta di un’estensione del Tax Cuts and Jobs Act approvato nel 2017. Un documento di ben 887 pagine che punta a rendere permanenti i tagli fiscali introdotti nel suo primo mandato, con forti benefici per i redditi più alti.

In sintesi:

Chi guadagna oltre 200.000 dollari l’anno risparmierà circa 12.500 dollari in tasse.

Per chi guadagna meno di 35.000 dollari, il risparmio sarà molto più contenuto: solo 150 dollari.

La legge introduce deduzioni fiscali per le mance e gli straordinari, fino a un massimo di 25.000 dollari per chi ha un reddito sotto i 150.000.

Ma non mancano le polemiche. A finanziare questi tagli, infatti, saranno drastiche riduzioni al welfare:

Circa 12 milioni di persone rischiano di perdere la copertura sanitaria.

Tagli significativi anche ai sussidi alimentari (i cosiddetti “food stamps”), attualmente utilizzati da 45 milioni di cittadini americani.

Sul fronte immigrazione, il piano prevede:

46,5 miliardi di dollari per la costruzione del muro al confine con il Messico.

45 miliardi per espandere i centri di detenzione per migranti.

Circa 30 miliardi per rafforzare l'ICE (Immigration and Customs Enforcement) con nuove assunzioni, formazione e risorse.

Le conseguenze a lungo termine?

Secondo le analisi, il 20% più povero della popolazione americana vedrà ridursi il proprio reddito netto annuo del 2,3% nei prossimi decenni. Al contrario, il 20% più ricco godrà di un aumento della stessa entità. Tutti questi tagli fiscali, infine, potrebbero far lievitare il debito pubblico statunitense fino a quasi 40.000 miliardi di dollari, pari al 150% del PIL.

I mercati finanziari sono tornati in una fase di esuberanza irrazionale?

Solo poche settimane fa, l’atteggiamento degli investitori nei confronti di Donald Trump e dei mercati finanziari era fortemente negativo. Ora, invece, sembra che ogni notizia venga interpretata in chiave positiva.
Il mercato del lavoro è debole? Ottimo: Powell sarà costretto ad allinearsi alla visione di Trump e a tagliare i tassi d’interesse. Il mercato del lavoro è forte? Anche meglio: significa che l’economia è solida e in grado di crescere nonostante le incertezze.
Persino il dollaro debole – che ha registrato il peggior inizio d’anno dal 1973, con una perdita di oltre il 10% rispetto alle principali valute mondiali in soli sei mesi– viene visto come una vittoria per Trump, che ne aveva auspicato l’indebolimento in campagna elettorale.
Tuttavia, proprio la debolezza del dollaro potrebbe rappresentare una minaccia inflazionistica per gli Stati Uniti, poiché aumenterebbe il costo delle importazioni. A questo rischio si aggiungono gli effetti dei dazi, creando un potenziale mix negativo anche per l’Europa, che potrebbe subire un calo delle esportazioni.
C'è poi un ulteriore elemento di fragilità: la crescente difficoltà nel convincere gli investitori esteri ad acquistare il debito pubblico statunitense, che continua ad aumentare, nonostante i tassi d’interesse americani siano tra i più alti al mondo, persino rispetto a molte economie emergenti.

Perché, allora, i mercati continuano a salire? E perché gli indici americani hanno toccato nuovi massimi storici questa settimana?

Una delle ragioni principali è il sentiment negativo accumulato dagli investitori nei mesi primaverili. Molti sono usciti dal mercato in modo impulsivo durante i ribassi di aprile, e ora – sorpresi dalla ripresa – sono rientrati in corsa, contribuendo al rialzo degli indici. Alcuni restano ancora riluttanti ad assecondare il trend, sperando in una correzione che potrebbe non arrivare. Se queste attese verranno deluse, potrebbero essere costretti a rientrare, alimentando ulteriormente il rally.
Per gli investitori europei esposti a Wall Street, però, i massimi in valuta locale non sono ancora stati raggiunti, a causa della debolezza del dollaro. Al contrario, gli investitori americani che hanno diversificato in Europa beneficiano anche della forza dell’euro, vedendo così salire le loro posizioni.

E ora? A cosa si aggrappano i ribassisti?

Tutte le speranze sono riposte nella stagione delle trimestrali, che inizierà a metà luglio (il 15, per la precisione) con i conti delle grandi banche. A fine mese sarà poi la volta delle big tech come Microsoft e Apple, mentre nelle due settimane centrali toccherà a Netflix e Tesla.
Cosa aspettarsi? Per il momento, gli analisti si mantengono cauti e hanno già rivisto al ribasso le stime sugli utili. Questo significa che l’asticella è più bassa: se i risultati dovessero superare anche modestamente queste attese, i mercati potrebbero continuare a salire, anche in presenza di dati inferiori rispetto al passato.
Finché si continuerà a vedere il bicchiere mezzo pieno, è probabile che i mercati proseguano la loro corsa. E noi investitori, nel frattempo, potremmo continuare a sentirci piacevolmente storditi da questa euforia collettiva.

Curiosità:

Bernard Madoff è stato protagonista di una delle più grandi frodi finanziarie della storia, operando dal 1980 al 2008 con uno schema Ponzi che ha causato un buco di 50 miliardi di dollari.
Nato a New York nel 1938, fondò a 22 anni la sua società di investimenti, Bernard Madoff Investment Securities, attiva nel trading di titoli e nello sviluppo di piattaforme elettroniche. Collaborò con importanti banche come Goldman Sachs e Merrill Lynch, fu uno dei primi americani al London Stock Exchange e nel 1990 divenne presidente del Nasdaq. Nella comunità ebraica era considerato un investitore affidabile, tanto da essere soprannominato "Jewish Bond".
I suoi clienti includevano banchieri, celebrità, imprenditori e risparmiatori attratti da rendimenti costanti del 10% annuo, apparentemente ottenuti tramite attività di intermediazione e market making. In realtà, il fondo non effettuava investimenti reali: utilizzava il denaro dei nuovi investitori per pagare quelli vecchi, secondo il classico schema Ponzi.
Già nel 1999, l’analista finanziario Harry Markopolos segnalò le anomalie alla SEC, ma le denunce furono ignorate anche dopo una nuova segnalazione nel 2005.
La truffa crollò con la crisi del 2008, quando vennero richiesti 7 miliardi di dollari in riscatti che Madoff non riuscì a pagare. Il 10 dicembre 2008 confessò, e il giorno successivo fu arrestato dall’FBI. Tra le vittime figuravano anche fondazioni benefiche e la fondazione per le vittime dell’Olocausto.
Il 13 marzo 2009 iniziò il processo, concluso con la condanna a 150 anni di carcere.
Il caso Madoff dimostra che anche grandi banche e investitori esperti possono cadere vittima di frodi sofisticate, non solo i piccoli risparmiatori.

LA SETTIMANA IN BORSA

Settimana a due velocità, negativa in Europa e positiva in America che ha beneficiato della festività di venerdì 4 luglio e quindi della settimana corta in attesa del riacutizzarsi della vicenda dazi che dovrebbe riaprirsi la prossima settimana.

La BCE preoccupata dalla debolezza del dollaro

Per ora abbiamo avuto dei benefici dal biglietto verde e lo dimostra l'inflazione area euro in calo oltre le aspettative e sostanzialmente sul target presupposto dalla Banca Centrale al 2%, quindi il livello dei tassi di interesse rimane appropriato. Importiamo beni dagli Usa a prezzi più bassi anche se dall'America giungono dati contrastati: c'è stata una contrazione delle esportazioni verso l'Europa del 4%. Probabilmente i consumatori europei stanno attenti a non comprare prodotti made in Usa. Ci potrebbe stare. Trump non attira simpatie oltre oceano.

Performance settimanali degli indici europei

I principali listini europei hanno chiuso con un nulla di fatto:

  • DAX (Germania): -1,00%
  • CAC 40 (Francia): +0,06%
  • FTSE MIB (Italia): -0,30%
  • FTSE 100 (Regno Unito): +0,27%
  • EURO STOXX 50: -0,58%
  • MSCI Europe: -0,47%

NVIDIA DIVENTA LA PIU' GRANDE SUPERANDO APPLE

Nonostante Nvidia sia stata direttamente coinvolta nella guerra dei chip tra Usa e Cina questo non l'ha fermata e dopo un rimbalzo veramente notevole dai minimi di aprile, ora è sui massimi storici e non solo, è diventata l'azienda più capitalizzato del mondo.

Wall Street continua a correre

Le azioni sono ai massimi di sempre;
Il prezzo delle case sono ai massimi di sempre;
Bitcoin sono al massimo di sempre;
L'offerta di moneta ai massimi di sempre;
Il debito al massimo di sempre;
L'inflazione al 4% su base annua e il target è al 2%;
Le aspettative sono per tre tagli dei tassi di interesse?
Forse per far tornare ad un livello decente l'indice obbligazionario aggregate che considera tutte le tipologie di obbligazioni che è ancora il 17% sotto i massimi toccati 59 mesi fa.

I listini americani chiudono in positivo:

  • S&P 500: +1,72%
  • Nasdaq: +1,48%
  • Russell 2000: +3,52%
  • MSCI World: +1,31%

Indicatori macro: continuano le sorprese positive

L'economia americana ha creato 147.000 posti di lavoro in giugno. Il tasso di disoccupazione è risultato pari al 4,1%.
Gli analisti scommettevano su 106.000 posti di lavoro e una disoccupazione al 4,3%. Anche i due indicatori ISM che misurano il sentiment delle imprese dei settori manufatturiero e dei servizi sono andati bene. Quello manufatturiero ha sorpreso gli analisti salendo a 49 punti mentre quello dei servizi ha fatto ancora meglio salendo a 50,8..

Tecnica e valutazioni: il rally continua in America

L'Europa sta consolidando, da inizio anno ha messo a segno rialzi mediamente superiori al 15% e per gli investitori americani che hanno beneficiato dell'apprezzamento dell'euro siamo vicini al 30% se non di più. Una pausa ci può stare. Mentre in America ci sono segnali tecnici che confermano il buon momento, soprattutto considerando che luglio è storicamente uno dei migliori mesi dell'anno prima della pausa estiva generalmente avare di sorprese.
Ancora c'è tanto scetticismo e molti investitori sono fuori aspettando la recessione piuttosto che il ritorno dell'inflazione o la prossima guerra, quando invece i mercati hanno dimostrato di essere in grado di affrontare qualsiasi avversità. Un mercato rialzista che sale tra lo scetticismo generale è un mercato sano.

Prospettive per la prossima settimana

Ci stiamo avvicinando alle trimestrali di metà anno, quindi ci potrebbero stare delle settimane interlocutorie in attesa dei primi dati del 15 luglio delle grandi banche d'affari, poi si procederà a macchia di leopardo aspettando la fine del mese con le principali big tech.
L'impostazione è comunque benigna, sperando che Trump non esageri con le parole tornando a parlare di dazi, è pur vero che l'Europa lo ha già accontentato con il 5% di spesa in armamenti e questo è stato un bel segnale da parte nostra, vediamo se vorrà stringere il cappio o si limiterà ad un divertente tiro alla fune.

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