De Casa: “L’oro? Eppur si muove”

Carlo Alberto De Casa Carlo Alberto De Casa - 12/10/2018 13:20

Brexit, Fed, petrolio e lingotti. Intervista a tutto campo al chief analyst di ActivTrades. Che sull’Italia dice: “Il vero rischio spread è per le banche”
 

Dott. De Casa, come viene valutato lo spread italiano dalla City di Londra? Quali sono le ripercussioni su bond italiani e FTSE MIB?

La situazione italiana viene seguita con grande attenzione, con gli occhi delle sale trading puntati sull’evoluzione della manovra, che potrebbe generare ulteriore tensione sui BTP, soprattutto se il governo dovesse proseguire ignorando le richieste europee. Lo scenario è complesso, anche se emergono due tipologie di figure all’interno del governo: da un lato i due vicepremier, in costante campagna elettorale e con un atteggiamento di sfida all’Europa. Dall’altra, più realisticamente, si consuma il difficile ruolo di mediazione, portato avanti da figure quali il ministro all’economia, Giovanni Tria, ma anche il Presidente della Camera Roberto Fico. Inoltre il ministro Savona ha affermato che se lo spread dovesse salire verso i 400 punti la manovra potrebbe subire modifiche. I mercati stanno cercando di capire fino a che punto il governo sia pronto alla sfida con l’UE. Nel complesso, però, il trend per il nostro indice appare ormai impostato al ribasso, con le banche in apprensione per la salita dello spread, che potrebbe portare, nel caso di una salita sopra quota 400 punti, alcuni istituti ad una ricapitalizzazione.

 

A proposito di Brexit, quali le ultime novità? Ci sono timori per gli effetti di una uscita hard?

Nelle ultime settimane la sterlina ha recuperato sulla scia di crescenti aspettative per uno scenario di accordo. In altre parole, pare allontanarsi una vera “hard Brexit”, quella più temuta dai mercati, quella che tra meno di sei mesi getterebbe la City nel caos. Pare si vada verso scenari meno burrascosi, così anche la sterlina può tirare il fiato.
 

Mercato Forex: dollaro forte o euro debole? Quali prospettive? Vede ancora un rafforzamento del biglietto verde?

Direi entrambi. Da un lato l’Europa cresce ad un passo più lento degli Usa ed è alle prese con l’avanzata dei populismi. Dall’altra la Fed ha recentemente spaventato i mercati, preannunciando un altro rialzo dei tassi per dicembre e tre rialzi per il 2019. In uno scenario simile è difficile ipotizzare un dollaro debole.
 

Parliamo di commodity, come si può dire del barile?

 È stato uno degli strumenti più interessanti in questi anni: dapprima con il crollo del 2014-2015 che lo ha portato a perdere il 70% del suo valore; poi la rimonta degli ultimi 30 mesi dai minimi a 27 dollari sino agli attuali 70-75$, per la quotazione WTI. Il trend di medio termine è ancora impostato al rialzo, anche se nel breve termine i 75$ sono una forte resistenza statica che sta frenando il barile. Nel lungo termine la corsa dei prezzi potrebbe determinare una frenata della domanda, calmierando dunque le quotazioni.
 

E l’oro? Sembra impassibile di fronte ad ogni scossone del mondo reale? Cosa ne pensa?

Nelle ultime sedute l’oro ha messo a segno un importante allungo rialzista riuscendo finalmente a rompere al rialzo i 1.210 dollari. Il sell off delle borse ha spinto molti operatori a rifugiarsi nuovamente sul metallo giallo, che ha fornito un primo segnale direzionale dopo settimane di scarsa volatilità, in cui era ingabbiato fra 1.180 e 1.210$. Le prossime sedute saranno determinanti per comprendere se il metallo prezioso ha finalmente intrapreso la strada della ripresa. Una tenuta sopra i 1.210$ in chiusura (o quantomeno sopra i 1.200 intraday) confermerebbe il trend di ripresa. Insomma, potremmo dire “eppur si muove”.

 

Intervista a cura di Michela Mercante

 

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