Trump fa tremare anche le obbligazioni USA: una legge tra tagli, dazi e deficit in crescita
La nuova proposta legislativa dell'ex presidente Donald Trump, soprannominata con il solito slogan positivo "Big Beautiful Bill", promette di scuotere profondamente l'economia americana. In attesa del voto della Camera, la legge punta a prolungare i tagli fiscali del 2017, finanziandoli però attraverso una riduzione della spesa pubblica per programmi sociali come Medicaid e SNAP (i buoni alimentari per le famiglie a basso reddito).
Nel 2017 i tagli fiscali favorirono in particolare le piccole e medie imprese e il settore finanziario. Ma ora, coprire quei costi riducendo l'assistenza alimentare e sanitaria rischia di indebolire i consumi di base e danneggiare il comparto sanitario. La proposta include anche l'eliminazione degli incentivi per le auto elettriche e le energie rinnovabili, un evidente passo indietro nella transizione ecologica, già segnata da gesti simbolici come la reintroduzione delle cannucce di plastica.
Tra i punti più controversi c'è la cosiddetta "Sezione 899", che introduce una ritenuta fiscale progressiva sui redditi da capitale (interessi e dividendi) di investitori residenti in Paesi ritenuti "fiscalmente sleali" dagli Stati Uniti. Si parte con il 5% il primo anno, fino ad arrivare al 20% dal quarto anno.
Secondo Trump, questi sacrifici immediati sarebbero il prezzo da pagare per una futura prosperità. Ma gli esperti non sono convinti: si stima infatti che il deficit federale aumenterà di quasi 3.000 miliardi di dollari nel prossimo decennio. In un contesto di debito già elevato, ciò rappresenta un chiaro segnale che il consolidamento fiscale non è una priorità.
In parallelo, Trump minaccia ritorsioni contro la web tax europea, in particolare contro le misure adottate da Italia, Francia, Regno Unito e Spagna. Questa tassazione – una minimum tax globale del 15% sulle multinazionali approvata in sede OCSE e in vigore nell'UE dal 2024 – viene vista come una provocazione, alla quale Trump risponde con l'idea di colpire i capitali europei investiti a Wall Street.
In questo clima di incertezza, anche i mercati reagiscono. L'asta dei titoli del Tesoro USA a 20 anni ha registrato una domanda debole, segno che gli investitori temono l'aumento del debito e un possibile calo dei consumi. A sottolineare il rischio macroeconomico, Jamie Dimon, CEO di JPMorgan, ha ribadito il pericolo di una stagflazione – inflazione alta con crescita stagnante – negli Stati Uniti.
Anche le parole di Christopher Waller, membro della Federal Reserve, riflettono incertezza: la Fed potrebbe valutare un taglio dei tassi solo nella seconda metà del 2025, e solo se l'inflazione si sarà stabilizzata e i dazi imposti da Trump verranno moderati (intorno al 10%) a seguito dei negoziati attesi per luglio.
Ma mentre il rischio di un'inflazione persistente incombe, la risposta della Casa Bianca sembra andare in direzione opposta: Trump ha alzato la posta, proponendo dazi fino al 50% sui prodotti europei dal 1 giugno, un'ulteriore mossa destinata più a distrarre che a risolvere le tensioni economiche.
22 Maggio 2010 – L'anniversario del Pizza Day: la transazione più iconica della storia del Bitcoin
Il 22 maggio è una data simbolica per il mondo delle criptovalute: si celebra infatti il Bitcoin Pizza Day, ricorrenza che ricorda la prima transazione commerciale effettuata in Bitcoin. Protagonista dell'evento fu il programmatore Laszlo Hanyecz, che acquistò due pizze grandi per 10.000 BTC. Un gesto all'epoca pionieristico, che oggi viene ricordato come il "pasto più costoso della storia". L'acquisto fu confermato il 25 maggio, data in cui Hanyecz annunciò l'esito dello scambio.
Oggi, con un solo Bitcoin, sarebbe possibile acquistare circa 5.000 pizze da 20 dollari ciascuna. Per celebrare questa ricorrenza, la piattaforma di scambio di criptovalute Bitget ha distribuito 5.000 pizze in 20 città del mondo, tra cui anche diverse italiane: Catania, Firenze, Milano, Roma e Torino.
In concomitanza con la settimana dell'anniversario, Bitcoin ha raggiunto nuovi massimi storici, consolidando la sua posizione tra i più grandi asset globali. Con una capitalizzazione di mercato che ha superato Amazon di oltre 70 miliardi di dollari, Bitcoin (2.200 mld) si posiziona ora dietro solo a oro, Apple e Microsoft.
La forza di questo risultato risiede anche in un cambiamento profondo: la crescente adozione da parte delle istituzioni. A differenza delle precedenti bull run, guidate principalmente da investitori retail e trader speculativi, questa volta a trainare il mercato sono state le cosiddette "mani forti" – fondi, banche e investitori istituzionali – che hanno integrato Bitcoin nei loro portafogli come strumento di diversificazione.
Sempre più banche tradizionali offrono ai loro clienti l'accesso diretto alle principali criptovalute. Sono nati ETF legati a Bitcoin, e persino alcuni governi e banche centrali iniziano a esplorare la possibilità di integrare queste tecnologie nel sistema economico, pur con la necessità di introdurre un quadro regolatorio adeguato.
Tuttavia, come accaduto con l'oro, forse non è necessario imbrigliare direttamente l'asset, quanto piuttosto regolamentare le alternative all'investimento diretto – come fondi, derivati ed ETF – per garantire maggiore sicurezza e trasparenza ai risparmiatori.
Il messaggio è chiaro: Bitcoin libero, ma sicuro. E nel giorno del Pizza Day, ricordiamo quanto lontano sia arrivata una semplice idea nata nel 2009 da uno pseudonimo, Satoshi Nakamoto, diventata oggi una delle più straordinarie innovazioni finanziarie del nostro tempo.
Curiosità:
Robert Kennedy, Discorso sul Pil, 18 marzo 1968, Kansas University
“Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni. Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del prodotto interno lordo. Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana. Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle [...]. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. [...] Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi. Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.”
Curioso che a distanza di 55 anni e 12 Presidenti che promettevano di cambiare in meglio non solo l'America, il discorso sia così tremendamente attuale, con l'espulsione da Harvard degli studenti stranieri, per fare grande l'America, per ora provvedimento sospeso.
LA SETTIMANA IN BORSA
La settimana è stata segnata da diverse notizie che hanno destabilizzato gli investitori che bramano certezze e stabilità, ma con Trump dobbiamo abituarci alla sua bramosia di essere sempre in prima pagina utilizzando la paura per vendere se stesso agli elettori americani che in definitiva sono coloro che poi passeranno alla cassa a pagare i dazi e l'incertezza dei mercati sui loro risparmi e mutui.
I principali indici europei hanno chiuso la settimana in ribasso con l'eccezione di Londra a dimostrazione che il loro accordo sui dazi pesa sulla necessità di avere chiarezza per prendere posizione da parte degli investitori:
- DAX: -0,62%
- CAC: -1,93%
- FTSE MIB: -2,92%
- Eurostoxx 50: -1,91%
- MSCI Europe: -0,75%
- Londra: +0,38%
I mercati a stelle e strisce non festeggiano i dazi all'UE
Non solo i dazi promessi al 50% all'Ue, ma anche tanti accordi commerciali ancora in attesa di un accordo definitivo. L'incertezza ha pesato mercoledì sull'andamento fiacco della domanda per i Treasury a 20 anni, in un contesto di deficit apparentemente in aumento se venisse approvato il nuovo deal proposto alla Camera da Trump. Non solo, il Presidente ora attacca anche le aziende americane, come nel caso di Apple minacciata di dazi al 25% se non produrrà sul territorio statunitense. In definitiva dopo due settimane di silenzio, il Tycoon è entrato nuovamente in scena facendo scendere i mercati.
- S&P 500: -2,91%
- Nasdaq: -2,47%
- Russel 2000: -3,47%
Il quadro Tecnico degli Indici Americani
Sia lo S&P che il Nasdaq sono tornati sulle rispettive medie mobili a 200 giorni, sparti acque tra un mercato rialzista ed uno ribassista. Certo che dopo il rialzo avuto nelle ultime settimane era da attendersi una pausa ristoratrice durante la quale si sarebbero cercate le motivazione del ribasso piuttosto che imputarlo a fisiologiche prese di beneficio. In questo contesto credo che l'asta fiacca dei Treasury sia un non evento, mentre la riforma fiscale è in linea con la politica di Trump promessa in campagna elettorale, la stessa che lo rese celebre e amato nel precedente mandato dagli investitori, con la differenza che allora le statistiche lo mettevano tra i Presidenti che avevano avuto la migliore performances nei primi anni del mandato fino al periodo coincidente al Covid, ora i numeri dicono il contrario. Le incertezze commerciali legano le mani alla Fed che in un contesto diverso probabilmente avrebbe già tagliato i tassi almeno di uno 0,50% come l'Europa, aiutando consumatori e imprese, le stesse che oggi si trovano a combattere con i dazi che in definitiva saranno scaricati sui prezzi pagati dai consumatori americani e da maggiori costi di produzione.
Prospettive per la Prossima Settimana
Il contesto rimane favorevole all'azionario, gli utili comunicati pre guerra commerciale hanno sorpreso gli analisti e questo è un dato di fatto, per il resto, è dimostrato che in occasione di trattative definitive come con Uk e Cina, le sparate del Tycoon vengono dimenticate per raggiungere un accordo che sia di interesse comune, riconoscendo che ad oggi, gli Stati Uniti sono sfavoriti nel contesto internazionale, in particolare con l'Europa e la Cina. Trovare degli accordi o per lo meno, dimostrarsi favorevoli ad una trattativa potrebbe essere già di per se una stabilizzazione per gli investitori come è stato la scorsa settimana in Svizzera tra Cina ed Usa. Quindi, in conclusione: Signora Von der Leyen, faccia come la Gradisca, personaggio felliniano, che la offrì al Principe.