Rassegna Settimanale News Finanziarie - 28 Giugno 2025

Michele Clementi Michele Clementi - 28/06/2025 08:38

Jerome Powell al Congresso: tensioni politiche e incertezze economiche pesano sulla Fed

Il 24 giugno 2025, il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha testimoniato davanti al Congresso degli Stati Uniti in un'audizione chiave per comprendere la direzione futura della politica monetaria americana.

Powell ha illustrato un quadro economico a due facce: da un lato, la crescita del PIL rimane positiva e il mercato del lavoro si dimostra solido, con una disoccupazione al 4,2%. Anche l'inflazione, pur restando sopra il target del 2%, si è ridotta rispetto ai picchi del 2024. Dall'altro lato, però, emergono nuove pressioni inflazionistiche dovute ai dazi introdotti quest'anno, che stanno iniziando ad avere un impatto negativo sui prezzi al consumo.

A peggiorare il quadro c'è l'indebolimento del dollaro, che dall'inizio dell'anno ha perso l'11% del suo valore rispetto alle principali valute secondo l'indice DXY.

Un dollaro più debole rende più costosi i beni importati. Gli Stati Uniti importano una grande quantità di prodotti (e materie prime), quindi quando il dollaro perde valore:

  • i prezzi dei beni stranieri salgono;
  • le imprese scaricano questi costi sui consumatori;
  • l'inflazione interna può aumentare.

Al centro di questa instabilità c'è il presidente Donald Trump, che ha apertamente attaccato Powell, definendolo "una persona molto stupida e testarda". Trump ha inoltre lasciato intendere, secondo il Wall Street Journal, di voler nominare un nuovo presidente della Fed già a settembre, nonostante il mandato di Powell scada a maggio 2026. Questo mina l'autonomia della banca centrale e crea incertezza tra gli investitori, che vedono in Powell una figura stabile e tecnicamente competente.

Powell, stretto tra le pressioni politiche e la necessità di contenere un'inflazione ancora sopra il 3%, ha ribadito la difficoltà di allentare la politica monetaria senza rischiare di alimentare ulteriori rialzi dei prezzi. Con i tassi d'interesse fermi al 4,25%, ogni mossa della Fed sarà ora osservata con crescente attenzione. Comunque, Powell ha fatto intendere che farà due tagli in autunno se la situazione rimane stabile.

La Guerra dei 12 Giorni: il primo vero scontro diretto tra Israele e Iran

Il recente confronto armato tra Israele e Iran, rappresenta il primo scontro diretto e ad alta intensità tra i due Paesi. Il conflitto è iniziato nella notte tra il 12 e il 13 giugno, con una serie di raid aerei israeliani contro obiettivi militari e strategici sul territorio iraniano. Un'azione che ha segnato un salto qualitativo rispetto ai precedenti episodi limitati di scambio di colpi, come quelli avvenuti nell'aprile e nell'ottobre dello scorso anno.

Soltanto due giorni dopo aver annunciato un periodo di "riflessione" di due settimane, Donald Trump ha autorizzato un attacco diretto all'Iran. La mossa ha dimostrato la volontà dell'amministrazione americana di chiudere rapidamente la crisi, attuando nei fatti la dottrina della "pace attraverso la forza".

Trump ha applicato in Medio Oriente la stessa strategia che guida la sua azione su più fronti: essere sempre in movimento, mostrare forza anziché mediazione, ignorare la burocrazia e le regole stabilite. Questo stile iperattivo, per quanto divisivo, trasmette un senso di decisionismo e rompe l'immagine di paralisi tipica di molti altri leader occidentali. I mercati hanno reagito positivamente: il prezzo del greggio Brent è crollato di quasi 10 dollari in un solo giorno, scendendo a circa 70 dollari al barile.

Dal punto di vista strettamente militare, Israele ha mostrato un netto predominio. Le forze aeree israeliane hanno operato con grande libertà nello spazio aereo iraniano, dimostrando quanto fosse più vulnerabile di quanto si pensasse. Le difese israeliane, sebbene non perfette, sono riuscite a intercettare circa il 90% degli attacchi iraniani – una percentuale in linea con quella registrata durante gli scontri dello scorso anno.

Il bilancio umano del conflitto è pesante: 28 vittime (tutte civili, tranne una) e oltre 3.000 feriti per Israele, mentre per l'Iran si contano almeno 600 morti e più di 4.000 feriti, segnalando un impatto diretto e profondo anche sulla popolazione civile.

Russia e Cina, considerati tradizionali partner della Repubblica islamica, si sono limitati a dichiarazioni formali e non hanno reagito concretamente all'attacco israeliano. Persino l'intervento diretto degli Stati Uniti non ha smosso una reazione significativa da parte loro. Una lezione che l'Iran sembra aver interiorizzato: nella crisi, è rimasto completamente solo. Probabilmente per Ali Khamenei, guida suprema del Paese, la corsa al nucleare potrebbe non essere più rimandabile. Il regime è convinto che solo il possesso dell'arma atomica possa costituire una vera deterrenza, specialmente contro Israele, l'unico Stato della regione a disporne già.

Curiosità:

Il presidente della Federal Reserve (Fed) non viene eletto, ma nominato secondo una procedura precisa che coinvolge sia il Presidente degli Stati Uniti sia il Senato. Ecco come funziona:
Nomina

  • Il Presidente degli Stati Uniti nomina il presidente della Fed.
  • La nomina deve poi essere confermata dal Senato a maggioranza semplice.
  • In genere, il presidente viene scelto tra i membri già in carica del Board of Governors della Fed.

    Esempio attuale: Jerome Powell

    • Nominato inizialmente da Donald Trump nel 2018.
    • Rinominato per un secondo mandato da Joe Biden nel 2022.
    • Il suo attuale mandato scade nel maggio 2026.

    Durata del mandato

  • Il mandato del presidente della Fed dura 4 anni.
  • Tuttavia, il presidente può essere rinominato più volte, anche da un presidente degli Stati Uniti di partito diverso.
  • Indipendentemente dalla presidenza della Fed, ogni membro del Board ha un mandato molto più lungo: 14 anni, non rinnovabile.

        Indipendenza

  • Anche se nominato dal Presidente degli Stati Uniti, il presidente della Fed non può essere rimosso arbitrariamente durante il mandato.
  • Può essere rimosso solo per "giusta causa", che è molto difficile da dimostrare e raramente accade. Ad esempio in caso di malafede, negligenza grave o comportamenti illeciti.
  • Questo sistema è pensato per proteggere l'indipendenza della politica monetaria dagli interessi politici a breve termine.
  • Powell (o chi per lui) potrebbe ricorrere in tribunale per bloccare la rimozione, come già avvenuto in casi simili con altri enti indipendenti.
  • La questione finirebbe probabilmente davanti alla Corte Suprema, con implicazioni costituzionali sulla separazione dei poteri e l'autonomia delle agenzie federali.

    Soluzione alternativa: nomina di un successore “ombra”

  • Trump potrebbe nominare un nuovo presidente della Fed in anticipo, facendogli "ombra" fino alla scadenza del mandato di Powell.
  • Questo però non rimuoverebbe Powell, ma ne minerebbe l'autorità e la fiducia dei mercati, creando caos e incertezza operativa.

    Reazione dei mercati

  • Un tentativo politico di rimozione minerebbe la credibilità e l'indipendenza della Fed, uno dei pilastri della stabilità finanziaria globale.
  • Potrebbe causare:
    • un crollo del dollaro ancora più marcato;
    • volatilità nei mercati azionari e obbligazionari;
    • fuga di capitali dagli Stati Uniti;
    • un possibile aumento dei tassi d'interesse di mercato per compensare il rischio percepito.

LA SETTIMANA IN BORSA

Settimana positiva per i mercati finanziari che approvano l'interventismo di Trump sulla questione Iran vs Israele e le parole di Powell al Congresso sulla tenuta dell'economia americana e il mercato del lavoro forte, auspicando la possibilità di almeno due tagli dei tassi di interesse per la fine dell'anno in autunno.

Performance settimanali degli indici europei

I principali listini europei hanno chiuso in rialzo, seppure in maniera più debole rispetto agli indici americani, ma è pur vero che da inizio d'anno la performance è nettamente a favore dell'Europa e probabilmente questa estate sarà all'insegna di una sottoperformance per ristabilire gli equilibri.

  • DAX (Germania): +2,85%
  • CAC 40 (Francia): +1,34%
  • FTSE MIB (Italia): +1,30%
  • FTSE 100 (Regno Unito): +0,28%
  • EURO STOXX 50: +1,71%
  • MSCI Europe: +1,26%

Trump contro Powell

Non sono bastate a Trump le parole di Powell che ha anticipato per la prima volta la volontà di tagliare i tassi di interesse, aspettando l'estate per valutare gli impatti dei dazi e del dollaro debole sull'inflazione. Trump come sappiamo vuole tutto in fretta ed in particolare subito come ha dimostrato con l'intervento a gamba tesa sull'Iran dopo aver detto che avrebbe aspettato una periodo di tregua di due settimane, ripensandoci neanche 24 ore dopo. Ora si valuterà se affiancarlo con un Presidente ombra aspettando la scontata sostituzione il prossimo anno.

Wall Street continua a correre

Anche i listini americani chiudono in positivo e ritoccano i massimi del 19 febbraio mettendo in cascina un rialzo notevole dai minimi del 7 aprile:

  • S&P 500: +3,44%
  • Nasdaq: +4,25%
  • Russell 2000: +3,00%
  • MSCI World: +3,28%

Analisi tecnica e valutazioni: il rally continua

Interessante notare che in prossimità dei massimi storici gli indici abbiano formalizzato quello che è chiamato il "golden cross", ossia, l'incrocio tra la media mobile semplice a 50 giorni e quella a 200 giorni, cosa che era già avvenuta nelle settimane passate considerando le medie mobili esponenziali più reattive per definizione. Questo incrocio è benigno per i mercati finanziari, in particolare per il Nasdaq.

Europa vs America

Presto sapremo se la questione dazi tornerà sulla scrivania di Trump dopo che i paesi europei hanno firmato l'accordo di portare la spesa per gli armamenti al 5%, in ogni caso, è probabile che questa estate gli indici americani faranno meglio di quelli europei per recuperare il gap di performances creatosi nei primi sei mesi dell'anno che rimane considerevole con una forbice di oltre 10 punti percentuali mediamente, addirittura 15% se consideriamo la sola Germania, senza considerare la svalutazione del dollaro che pesa come un macigno per gli investitori stranieri come noi europei.

Prospettive per la prossima settimana

Un rally che ha portato gli indici a nuovi massimi storici accompagnato da grande scetticismo da parte degli investitori. Questa è la cosa positiva che potrà permettere agli indici di migliorarsi nei prossimi mesi quando anche chi pronostica recessioni e crolli azionari dovrà ricredersi e rientrare nel mercato. L'America come già detto potrebbe fare meglio dell'area Euro, ma la diversificazione rimane un imperativo.

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