Rassegna Settimanale News Mercati Finanziari - 03 Maggio 2025

Michele Clementi Michele Clementi - 03/05/2025 08:00

Gli ETF diventano come i fondi, sempre più complicati, cari e commerciali per creare una storia bella da vendere:
Fineco Asset Management ha lanciato il suo primo ETF attivo, ora quotato sul listino di Borsa Italiana. Si tratta del Dynamically Hedged US Equities UCITS ETF (Isin: IE000I93LGG9, TER: 0,65%), uno strumento che consente di investire sull'indice S&P500 con una protezione contro i ribassi.

Con questa iniziativa, Fineco diventa il primo emittente italiano di ETF attivi, rafforzando la propria strategia volta a offrire soluzioni d'investimento accessibili e ben controllate lungo tutta la catena del valore.

Il fondo replica l'andamento dell'S&P500 nelle fasi di crescita, ma applica una copertura dinamica tramite opzioni "put" per attenuare le perdite in caso di forti cali. Inoltre, genera entrate aggiuntive attraverso la vendita di opzioni "call", contribuendo a ridurre la volatilità e offrendo una protezione più efficace contro eventi di mercato estremi.

Fabio Melisso, CEO di Fineco AM, ha sottolineato come questo lancio rappresenti un ulteriore passo nella proposta di strumenti avanzati e a costi competitivi. "Essere i primi in Italia a muoversi in questa direzione ci dà un vantaggio strategico che vogliamo condividere con i risparmiatori", ha dichiarato, anticipando l'intenzione di ampliare ulteriormente l'offerta nei mesi a venire.

Negli ultimi giorni Donald Trump ha puntato il dito contro Joe Biden per il recente calo del Prodotto Interno Lordo (PIL) degli Stati Uniti. Ma è davvero tutta colpa del precedente Presidente, oppure le cause affondano le radici nei dazi introdotti durante l'amministrazione Trump?

Per capire meglio la questione, è utile ricordare la formula del PIL:

PIL = C + I + G + NX,
dove:

  • C sta per Consumi,
  • I per Investimenti privati,
  • G per Spesa pubblica,
  • NX per il saldo commerciale netto (esportazioni meno importazioni).

Negli Stati Uniti, i consumi rappresentano circa due terzi del PIL, il che giustifica il termine "economie consumistiche". Investimenti e spesa pubblica hanno un ruolo importante nel sostenere la domanda interna, mentre il saldo della bilancia commerciale in genere si controbilancia o addirittura è negativo, soprattutto in un Paese come gli USA, dove da anni le importazioni superano le esportazioni.

Nel primo trimestre, ad esempio, i consumi sono cresciuti dell'1,8%: un dato positivo, seppur non entusiasmante. Tuttavia, il vero colpo al PIL è arrivato dalla bilancia commerciale, che ha registrato un disavanzo record di -162 miliardi di dollari nel solo mese di marzo.

La causa? Molte aziende hanno accelerato le importazioni per riempire i magazzini prima del cosiddetto "Liberation Day" annunciato da Trump il 2 aprile. Le esportazioni sono rimaste pressoché stabili (180 miliardi), mentre le importazioni sono schizzate a 342 miliardi di dollari. Questo squilibrio ha trascinato l'intero PIL in territorio negativo, con un calo dello 0,3%.

Alla luce di questi dati, appare riduttivo attribuire la responsabilità esclusivamente all'amministrazione Biden: il peso della bilancia commerciale e gli effetti a catena delle politiche tariffarie vanno considerati con attenzione.

Curiosità:

Nel cortometraggio Disney del 1967 Paperone e il denaro, Zio Paperone racconta ai nipotini che il suo famoso caveau pieno d'oro non è altro che una semplice cassa per gestire entrate e uscite. Per lui, il denaro deve circolare come le correnti oceaniche: se resta fermo, perde valore. Anche una montagna d'oro, per quanto luccicante, non genera ricchezza se non viene messa in movimento.

Un pensiero condiviso anche da Warren Buffett, uno degli investitori più noti al mondo. Nella sua lettera agli azionisti del 2011 scriveva che l'oro ha due difetti fondamentali: non è utile né produttivo. In altre parole, possedere un'oncia d'oro per sempre significa ritrovarsi con... sempre la stessa oncia.

Investire, infatti, significa mettere del denaro al lavoro con l'obiettivo di generare un guadagno futuro. Azioni e obbligazioni lo fanno: le prime con i dividendi, le seconde con gli interessi. L'oro invece non produce reddito. Chi lo acquista spera solo che in futuro qualcun altro lo paghi di più. Lo stesso vale per altre materie prime come grano o petrolio, ma con una differenza importante: queste si consumano e il loro prezzo è influenzato da domanda e offerta reali. L'oro, invece, non si consuma. La maggior parte delle 200.000 tonnellate già estratte resta in circolazione, ma le riserve non sfruttate sono limitate.

Di conseguenza, il prezzo dell'oro dipende quasi esclusivamente da quanto gli investitori sono disposti a pagarlo. E negli ultimi tempi questa disponibilità è cresciuta moltissimo: dopo un aumento del 30% nel 2024, nel 2025 l'oro ha toccato il record storico di oltre 3.000 dollari l'oncia (poco meno di 30 grammi).
Fonte: Banca di Italia

LA SETTIMANA IN BORSA

Settimana con tutte giornate positive in America che diventano addirittura 9 considerando quelle che hanno chiuso la settimana precedente, un evento piuttosto raro e che in passato è stato seguito da ulteriori progressi nei mesi successivi.

I principali indici europei hanno chiuso in rialzo con il Pil tedesco tornato in positivo dopo la recessione del secondo semestre del 2024 e nonostante la ripresa economica l'inflazione resta sotto controllo a supporto della Bce:

  • DAX: +3,73%
  • CAC: +3,11%
  • FTSE MIB: +2,62%
  • Londra: +2,15%
  • Euro Stoxx 50: +2,51
  • MSCI Europe: +3,05

Bad news good news

Ci sono momenti di grande volatilità in cui un battito d'ali provoca degli uragani in cui è meglio aspettare che la tempesta passi e pulisca il cielo da tutti i ribassisti che dovranno poi riprendere posizione facendo salire i mercati quando anche le brutte notizie sono interpretate come buone notizie.

  • S&P 500: +2,92%
  • Nasdaq: +3,42%
  • Russell 2000: +2,08%

Pil usa negativo e Pil tedesco positivo

Il dato del Pil americano seppur negativo, da una attenta analisi mostra i primi impatti della politica dei dazi di Trump, e non spaventa per ora gli analisti vedendo il bicchiere mezzo pieno anche se i consumi sono in rallentamento, non sembra che la bassa fiducia dei consumatori abbia impattato nei consumi degli stessi, minati più nelle aspettative che nel comportamento. Ora un taglio dei tassi è atteso per l'estate, sempre che l'inflazione non si impenni.

I dati delle big tech continuano a macinare utili, i risultati sono migliori delle attese, anche se peggiori dell'ultimo trimestre del 2024, in netto miglioramento rispetto il medesimo trimestre di inizio dello scorso anno con un +12% e sulla media degli ultimi cinque anni.
Il dato che sorprende è che non si tratta più dei soliti sette titoli a tirare il carro, questa volta anche gli altri 493 titoli fanno meglio delle attese e portano utili nelle tasche dei risparmiatori.

Il Quadro Tecnico degli Indici Americani

Con la seduta di venerdì sia lo S&P che il Nasdaq risalgono la china della media mobile a 200 giorni, vero spartiacque tra mercato ribassista e rialzista offrendo spunti interessanti per chi ora deve prendere atto che da inizio anno senza considerare il dollaro, manca meno del 5% per tornare a una crescita positiva. Chi avesse venduto preso dal panico ora si sta interrogando sul da farsi, tra la speranza che Trump non trovi un accordo con la Cina e si metta di traverso sul tavolo delle trattative dimenticandosi la diplomazia.
Certo è, che le promesse elettorali di far cessare la guerra in 24 ore, sia in Ucraina che in Palestina, non sono state realizzate nei primi 100 giorni di mandato tra i peggiori della storia e anche i dazi hanno creato più confusione che entrate nelle casse, con una bilancia commerciale che invece di invertire in positivo ha registrato per ora un record in negativo.

Prospettive per la Prossima Settimana

Auspicando che Trump tenga a freno le dita sui social network (e questo per un Presidente degli Stati Uniti è già assurdo di per se) i mercati azionari, trainando pure quelli obbligazionari, si stanno rimettendo in carreggiata e sembrano meno vulnerabili alle prossime conseguenza dei dazi sull'economia che prima o poi arriveranno se questa politica dovesse proseguire, magari in maniera meno impattante di quanto si era delineata il 2 aprile, giorno della liberazione.
Trump deve tenere anche conto dei suo finanziatori come Bezos di Amazon che lo aveva tanto aiutato in campagna elettorale, ora lo minaccia di mettere nei prodotti i due prezzi alla vista dei consumatori: quello di vendita e quello che sarebbe potuto essere senza i dazi.
Se crei delle aziende tanto grandi, devi tenere conto che possono avere un impatto sugli elettori e sul governo.

Michele Clementi

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