Shutdown - paralisi di bilancio negli Stati Uniti: quando la politica ferma il governo
Negli Stati Uniti il termine government shutdown indica una situazione di paralisi di bilancio, ossia il blocco parziale delle attività federali dovuto alla mancata approvazione della legge di spesa da parte del Congresso e del Presidente. In assenza di un accordo sul bilancio, molte agenzie governative restano senza fondi e sono costrette a sospendere i propri servizi, con conseguenze dirette su cittadini, dipendenti pubblici ed economia.
Origini del meccanismo
Il sistema politico statunitense si fonda su un forte equilibrio di poteri: il Congresso controlla la spesa pubblica, mentre il Presidente deve firmare la legge di bilancio per renderla effettiva. Quando le due istituzioni, spesso guidate da partiti diversi, non riescono a trovare un compromesso, la macchina federale si inceppa. A differenza di altri Paesi, negli Stati Uniti non esiste un meccanismo automatico che garantisca la continuità dei finanziamenti.
I casi più significativi dei 16 casi dal 1981:
- 1995–1996: sotto la presidenza di Bill Clinton, lo scontro con la maggioranza repubblicana guidata da Newt Gingrich portò a due shutdown consecutivi. Il più lungo durò 21 giorni e lasciò a casa circa 800.000 dipendenti federali.
- 2013: il Congresso non trovò un accordo sulla riforma sanitaria (Obamacare), causando una paralisi di 16 giorni sotto Barack Obama. Migliaia di uffici pubblici furono chiusi e molti programmi governativi sospesi.
- 2018–2019: durante la presidenza di Donald Trump si verificò il più lungo shutdown della storia americana, ben 35 giorni, dovuto al conflitto sul finanziamento del muro al confine con il Messico. Circa 800.000 lavoratori federali non percepirono lo stipendio per settimane.
Cosa è successo questa volta:
Lo scontro arriva dopo mesi di guerra politica tra i due partiti, con i Democratici che chiedono provvedimenti per estendere i finanziamenti all’assistenza sanitaria, in particolare i sussidi dell’Obamacare che scadranno e aumenteranno i premi assicurativi alla fine di quest’anno. I Repubblicani guidati da Trump valutano questa estensione come un tentativo di assicurare anche gli immigrati illegali.
Conseguenze della controversia:
· I dipendenti federali sopportano il peso maggiore della chiusura, circa 750.000 non percepiranno lo stipendio e saranno sospesi dal lavoro, ma poi riceveranno gli arretrati alla riapertura del governo, mentre i membri del Congresso e Trump continueranno a ricevere i loro stipendi;
· I parchi nazionali, musei e luoghi di interesse culturale sono parzialmente chiusi;
· Anche l’FBI teme la chiusura e di conseguenza la sicurezza nazionale;
· Sospesi o rinviati i processi civili;
· Incertezza sui trasporti in particolare le linee aeree per assenza del personale addetto alla sicurezza.
· I finanziamenti statali alle imprese subiscono ritardi;
· La sanità, in particolare i centri di ricerca sono sospesi, e la conseguenza ammissioni di pazienti.
La reazione di Trump:
· Oltre a postare dei video fake relativi ai leader democratici, cosa che in futuro potrebbe diventare virale e creare perplessità su cosa sia vero o falso;
· Trump ha minacciato che approfitterà della situazione per nuovi licenziamenti – fino a 100 mila dipendenti federali – e continuare la sua “pulizia” della macchina amministrativa statale secondo lui inefficienti e troppo costosa dando colpa questa volta ai democratici. Bisogna ammettere che è un grande a trovare sempre un colpevole per giustificare le sue azioni.
Conclusione:
Nonostante le letture di possibili cali del Pil, ovviamente possibile, guardando i precedenti shutdowns, e togliendo quelli della durata di pochi giorni, si può considerare l'evento come irrilevante per i mercati finanziari.
Più soldi più rischi, più rischi più regole
Sempre più soldi sempre più rischi
· La Signora Lagarde ha parlato in occasione di un evento ad Amsterdam, richiamando l’attenzione su come il settore finanziario non bancario — hedge fund, private equity, mercati assicurativi, fondi pensione, altri intermediari finanziari che non accettano depositi — stia crescendo molto rapidamente all’interno dell’economia europea, con attivi complessivi che ammonterebbero a circa il 350% del PIL dell’Eurozona.
· Questi soggetti sono spesso chiamati “shadow banks” (banche ombra), perché svolgono funzioni analoghe a quelle delle banche tradizionali, ma godono di una regolamentazione più leggera, essendo fuori dal perimetro normativo classico su banche e depositi.
Lagarde individua diversi punti critici che motivano la richiesta di regolamentazione più severa:
- Rischio sistemico / contagio
Anche se queste entità non accettano depositi, la loro interconnessione con il sistema bancario è significativa. In situazioni di turbolenza possono richiedere supporto (liquidità, interventi) che ricadono su banche centrali o sugli stati. C’è dunque il rischio che shock esterni vengano amplificati. - Competizione sleale
Banche tradizionali operano sotto vincoli regolamentari e supervisioni più rigorose (requisiti patrimoniali, regole sulle riserve, limiti di liquidità, trasparenza, etc.). Se non-banche con attività simili ma requisiti inferiori competono nello stesso spazio, potrebbero avere un “vantaggio competitivo” non giustificato, che può distorcere il mercato. - Regulatory arbitrage
Quando entità non bancarie operano attraverso strutture internazionali, o in congiunzione con parti situate fuori dall’UE, possono esserci spazi in cui norme rigide non si applicano pienamente. Questo apre la possibilità che rischi vengano assunti in “zone grigie” della regolamentazione. - Ridotta resilienza / vulnerabilità
La regolamentazione più leggera implica che queste entità non devono mantenere gli stessi buffer patrimoniali, standard di liquidità, trasparenza e supervisione delle banche. In caso di shock di mercato, le non-banche possono essere meno preparate a resistere, amplificando le instabilità.
Le richieste/soluzioni proposte
Lagarde non chiede di applicare alle non-banche le regole bancarie in modo indistinto, ma ha indicato alcuni principi e direzioni:
- “Level up” della regolamentazione
Non abbassare gli standard per le banche, ma elevare quelli per le non-banche che svolgono funzioni simili o che sono strettamente collegate al sistema bancario. - Chiarezza normativa internazionale
Nei casi di attività transfrontaliere, o di stablecoin emesse da entità fuori dall’UE che operano con strutture joint con entità europee, serve che vi siano “equivalenze robuste” nelle regolamentazioni dei paesi extra-UE, per evitare che operazioni sfuggano a controlli adeguati. - Maggiore supervisione e trasparenza
Richiesta di standard più chiari su riserve, possibilità di rimborso (redemption rights), trasparenza nei rapporti di rischio, monitoraggio delle attività meno liquide, gestione della liquidità, ecc. - Evitare rollback regolatorio
Lagarde ha espresso preoccupazione che, in alcune giurisdizioni (anche al di fuori dell’UE), vi siano spinte a allentare le regole bancarie, il che potrebbe peggiorare la situazione complessiva.
Conclusione:
Più soldi, più rischi, più rischi, più regole, ma soprattutto più soldi, più potere se non controllato: vedi Stati Uniti.
Curiosità:
Un nuovo unico mercato per gli ETF
Euronext è una delle principali infrastrutture europee per i mercati dei capitali: gestisce diverse borse regolamentate (tra cui Amsterdam, Parigi, Bruxelles, Dublino, Lisbona, Milano, Oslo). In sostanza, Euronext non è solo una borsa valori, ma una piattaforma che collega vari mercati nazionali con infrastrutture di interoperabilità, con l’obiettivo di migliorare efficienza, trasparenza e integrazione nel mercato europeo.
Novità per gli ETF
Euronext ha lanciato un’iniziativa innovativa: Euronext ETF Europe, il primo mercato europeo completamente integrato per gli ETF (Exchange-Traded Funds) e gli ETP (Exchange-Traded Products). Lo scopo è ridurre la frammentazione attuale del mercato europeo degli ETF e migliorare l’efficienza lungo tutta la catena del valore: emittenti, operatori, investitori.
Impatti attesi e considerazioni
- Riduzione della frammentazione
Oggi gli ETF europei soffrono di mercati divisi per paese, con liquidità sparsa e duplicazioni operative/regolamentari. L’iniziativa mira a superare queste inefficienze. - Accesso più semplice e trasparente per gli investitori
In particolare gli investitori retail beneficeranno di una maggiore visibilità dei prezzi, migliore esecuzione e una selezione più ampia a costi potenzialmente più competitivi. - Vantaggi per gli emittenti
Riduzione della duplicazione normativa, un’unica procedura di quotazione, visibilità paneuropea del prodotto. - Sfide della transizione
La fase iniziale richiederà coordinamento fra operatori, adeguamenti tecnici e armonizzazione regolamentare.
Supporto istituzionale e adesione diffusa
L’iniziativa è supportata da emittenti che rappresentano oltre il 90% degli asset ETF europei e da numerosi broker e gestori: Amundi, Banca Akros, Bitwise, BlackRock, BNP Paribas Asset Management, Bourse Direct, Directa, DWS, Easybourse, Fidelity International, Fideuram, Fineco, Franklin Templeton, HANetf, HSBC Asset Management, Intermonte, Invesco, Janus Henderson Investors, J.P. Morgan Asset Management, KBC Bank, L&G - Asset Management, Leverage Shares, Method Investments & Advisory, Ossiam, Robeco, Société Générale, State Street Investment Management, VanEck Europe, Vanguard, WisdomTree e 21Shares.
Il sistema di adesione è armonizzato: i broker connessi a una qualsiasi piattaforma Euronext avranno accesso all’intera gamma ETF disponibile.
Obiettivi:
- Ridurre la frammentazione dei mercati ETF in Europa.
- Migliorare trasparenza, costi ed efficienza operativa.
- Facilitare l’accesso sia per investitori retail sia per istituzionali.
Tempistiche:
- Lancio: settembre 2025.
- Transizione completa: entro settembre 2026.
A SETTIMANA IN BORSA
Niente spaventa gli investitori, ormai non si può neanche fare appello alla consueta considerazione che le brutte notizie sono belle notizie per il mercato. Si può pensare che ci sia così tanta liquidità che la si investe a caso, un pò qui e un pò la, con la giustificazione della diversificazione. Ovviamente è una provocazione, ma neanche così tanto lontano dalla realtà, ormai è come la storia di Esopo - al lupo al lupo - con la differenza che nessuno dice bugie, ma tutti credono di sapere la verità su tutto: guerra in Russia, in Palestina, i dazi, la Cina, la bolla, il debito, la recessione, l'Europa, l'America, i tassi, ma in realtà sono tutte bugie, nessuno ancora ha capito veramente il motivo per cui si sale: il mondo gira sull'asse dei problemi, ognuno a rincorrere i suoi guai, ma in fondo, tutti i giorni, facciamo colazione al Roxy bar e il proprietario ringrazia.
Specifica Europa
Saremo anche dei cialtroni noi europei come ci vuol far credere Trump, ma anche noi in questa settimana possiamo vantare il record storico dello Stoxx600, non ce ne voglia il Presidente, ma nonostante lo scetticismo degli investitori europei, gli investitori americani avrebbero anche beneficiato della rivalutazione dell'euro sul biglietto verde. Speriamo che se ne accorgano i risparmiatori d'oltre oceano, così da attirare un pò di capitali sulle nostre borse in risposta agli investimenti delle nostre aziende nel loro paese e nella loro economia reale.
Performance settimanali degli indici europei
I principali listini europei hanno chiuso in rialzo:
- DAX (Germania): +2,71%
- CAC 40 (Francia): +2,68%
- FTSE MIB (Italia): +1,43%
- FTSE 100 (Regno Unito): +2,22%
- EURO STOXX 50: +2,76%
- MSCI Europe: +2,85 %
- Stoxx Europe 600: +2,87%
Specifica Usa
I principali quattro indici Usa hanno fatto nuovi massimi in questa settimana e in tanti pensano che sia un eccesso e forse sono alla finestra ad aspettare uno storno per entrare. Proprio questo comportamento lascia i rialzisti tranquilli. Se scende il mercato gli scettici (delusi) poi faranno salire il mercato comprando. Sembra quasi che lo scetticismo funga da copertura.
Performance settimanale degli indici Usa e mondo
Anche i listini americani chiudono in positivo:
- S&P 500: +1,09 %
- Nasdaq: +1,32 %
- Russell 2000: +1,72%
- MSCI World: +1,14 %
- MSCI Emerging Market: +2,55
- MSCI China: +2,10 %
Dati macro:
A causa dello shut down i dati relativi al mercato del lavoro sia la disoccupazione sia i sussidi settimanali non sono stati comunicati. Difficile dire quando saranno comunicati considerando che non si sa l'entità del blocco dei funzionari federali e soprattutto non si sa come questo blocco impatterà sui dati futuri. Detto questo, altro lavoro per Powell che più volte ha detto che le sue decisioni saranno prese in base ai futuri dati macroeconomici che per ora non ci sono.
Analisi tecnica e valutazioni:
Siamo al 30 record da inizio anno ed in particolare tutti e quattro i principali indici: Russel2000, Nasdaq, S&P e DJ hanno in settimana fatto nuovi massimi storici, evento più che positivo in prospettiva futura, quando successo i mercati sono saliti nei 12 mesi successivi. Inoltre, con la chiusura di settembre si è arrivati al quinto mese positivo consecutivo con un rialzo superiore al 5% per mese, che statisticamente significa un rialzo nei prossimi 12 mesi mediamente del 12% nel 94% dei casi.
Conclusioni
Settembre doveva essere in linea con la sua nomea: il peggior mese dell'anno ed invece ha deluso i ribassisti. Ora ottobre è il mese dei crash finanziari e mi aspetto video che richiameranno il '29 e l'87 così che questa bolla finisca e scoppi. Sicuramente le attenzioni saranno tutte rivolte allo shut down e poi alla riunione della Fed per fine mese aspettando i dati macroeconomici che potrebbero non arrivare.
Prospettive per la prossima settimana
Una pausa di consolidamento - ammetto che questa frase rimane la stessa da diverse settimane, a volte la cancello, altre no. Sono sincero, a una settimana non ho le idee chiare, per la fine dell'anno probabilmente lo S&P sarà a 7 mila punti.