Stellantis sembra aver ripreso la corsa, le case tedesche annunciano buyback a raffica ma le incertezze restano. Un’idea ad alta cedola da Vontobel.
Il “Liberation Day” ha rappresentato per i mercati uno shock paragonabile a quello di marzo 2020: indici in discesa libera, volatilità alle stelle e una serie di notizie negative (questa volta “artificiali”, non dovute dall’emergere di un virus sconosciuto) che si susseguivano a stretto giro. Esattamente come accadde durante il Covid, ad essere colpiti maggiormente sono state quelle aziende che presentano catene di approvvigionamento maggiormente integrate a livello geografico, in particolare l’automotive, settore che non stava vivendo di per sé una fase semplice. E così l’incertezza legata ai dazi ha spinto molti costruttori a ritirare la propria guidance per il 2025: secondo le stime degli analisti di Bloomberg, l’impatto dei dazi sull’EBIT di Stellantis può essere quantificato in circa 1,7 miliardi di euro, per via dei 485.000 veicoli assemblati in Messico e Canada e venduti negli Stati Uniti. Il restante 60% delle vendite negli USA proviene da veicoli assemblati localmente, ma con un contenuto non statunitense medio del 20%, che è comunque soggetto a un dazio del 25%. Il tutto mentre gli azionisti devono ancora scegliere il nuovo CEO, che avrà il compito di ridefinire gli obiettivi aziendali e di rilanciare il gruppo. Il titolo è attualmente in ribasso del 23% da inizio anno (-17% se consideriamo il dividendo) ma è in progresso di oltre il 30% dai minimi.
Se Stellantis sta facendo molta fatica, tanto da esser stata costretta a sospendere il buyback azionario che era previsto nel 2024, BMW ha appena annunciato un ulteriore programma di riacquisto per un volume complessivo fino a 2 miliardi di euro; l'autorizzazione concessa dall'assemblea dei soci comprende complessivamente fino al 10% del capitale sociale entro cinque anni. In precedenza, erano state altre due case automobilistiche tedesche, Mercedes-Benz e Volkswagen, ad annunciare nuovi programmi di buyback: la prima fino a 5 miliardi di euro, con l'obiettivo di riacquistare fino al 10% del proprio capitale sociale, la seconda fino a 2 miliardi di euro. Insomma, chi ha ancora la forza finanziaria per farlo, continua a remunerare i propri soci sia tramite dividendi che attraverso la riduzione delle azioni circolanti, cercando così di mantenere la fiducia del mercato. Certo è che ad oggi l’investimento in queste società rimane non privo di incognite, necessitando pertanto una remunerazione al rischio adeguata.
Per questo motivo andiamo a vedere un certificato ad alta cedola emesso da Vontobel (ISIN: DE000VK2NM23) e scritto proprio su questi titoli: Volkswagen, BMW, Stellantis e Mercedes Benz. Il prodotto paga premi condizionati (trigger premio posto al 60% dei rispettivi strike price) pari all’1,45% mensile (17,4% p.a.), con durata pari a due anni e la possibilità, a partire dalla data di osservazione del 14 agosto 2025 e per le successive date a cadenza mensile, di rimborso anticipato del valore nominale, pari a 100 euro, qualora tutti i titoli rilevino al di sopra del 95% dei rispettivi strike price (il trigger autocall decresce dell’1% ogni mese fino al 75%). Qualora si giunga alla data di osservazione finale del 14 maggio 2027 senza che il certificato sia stato richiamato, il prodotto rimborserà il proprio valore nominale, oltre ad un ultimo premio pari all’1,45%, qualora tutti i titoli non perdano più del 40% dai rispettivi valori di fixing iniziale, in virtù della barriera capitale posta al 60% degli stessi. Al di sotto del livello barriera il valore di rimborso del certificato verrà invece diminuito della performance negativa del titolo worst of, che verrà calcolata partire dallo strike price.


Report a cura di Pierpaolo Scandurra
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