CAPITOLO 1
ANALISI TECNICA E ANALISI FONDAMENTALE: UN CONFRONTO
    
È ragionevole ritenere che i fenomeni economici ed i loro riflessi sui mercati finanziari
 siano caratterizzati da crescente complessità: le variabili che influiscono sul livello
 dei tassi d'interesse, sui prezzi delle materie prime o dell'oro, sulle quotazioni dei valori
 mobiliari o sul corso del cambio, sono assai numerose e vanno necessariamente individuate e
 valutate, senza tralasciare l'interpretazione delle possibili interazioni tra di esse. Le
 svariate procedure e tecniche d'indagine a questo scopo, sono riconducibili sostanzialmente a
 due ampie branche di ricerca 1: l'analisi fondamentale e
 l'analisi tecnica.
    
In realtà l'utilizzo dell'analisi tecnica come metodo di studio e di previsione del
 comportamento dei mercati è fonte di ampie divergenze tra operatori professionali e
 accademici. Da un lato i paradigmi teorici vengono criticati dal  pratico, in quanto
 pretendono di spiegare un fenomeno complesso come le fluttuazioni dei prezzi di borsa,
 supponendo che all'interno di essa agiscano "marionette razionali e ottimizzanti"; trascurare
 le imperfezioni di funzionamento, i costi delle transazioni, le diverse capacità di
 valutazione e sopportazione del rischio degli operatori,... significa analizzare un mondo
 inesistente.
    
D'altro lato il modo di operare del pratico viene completamente ignorato dal teorico e
 questo principalmente per una ragione: l'analisi tecnica è avulsa da ogni
 formalizzazione realmente scientifica che consenta di verificare spessore e validità
 generale dei concetti utilizzati, nonché l'affidabilità delle informazioni
 prodotte. Ricordiamo un giudizio pesantemente negativo 2, in
 cui si sosteneva non solo l'inutilità dell'approccio tecnico, ma addirittura la
 potenziale dannosità per una gestione oculata degli investimenti.
    
Tuttavia, in tempi più recenti, l'atteggiamento è parzialmente cambiato; gli studi
 economici stanno colmando talune deficienze dell'analisi teorica, portando l'attenzione anche
 sulla microstruttura operativa, cioè sulla struttura e sul funzionamento concreto dei
 mercati. A questo contribuisce certamente la popolarità raggiunta dagli strumenti di
 analisi tecnica che, per la loro diffusa utilizzazione, possono fornire numerosi spunti alla
 ricerca scientifica.
    
L'analisi fondamentale parte da presupposti radicalmente diversi. Colui che può esserne
 a pieno titolo considerato il fondatore, Benjamin Graham, autore tra l'altro di un classico sul
 tema pubblicato in quattro edizioni tra il 1934 e il 1962, veniva descritto con queste parole
 3 : "...having made his mark on Wall Street as well as in
 the academic world, he became widely accepted.....as the leading authority on the theory of
 investments.". Fin dall'inizio l'analisi fondamentale è stata pienamente condivisa
 anche a livello teorico, così come è stata diffusamente utilizzata a livello
 empirico; questo ne fa un termine ideale di paragone con l'approccio alternativo dell'analisi
 tecnica, tanto diffusa in pratica, quanto controversa in teoria.
1 Fornasini A., 
Analisi tecnica e fondamentale di borsa, ETAS (1991).
2 Malkiel B.G., 
A Random Walk down Wall Street, Dow Jones Irwin (1981).
3 Good W. Hermansen R. W.  Meyers J.R., 
Active Asset Allocation, Mc Graw Hill (1994).