L’asta dei Btp prevista per l’11 dicembre 2025 sta attirando un’attenzione crescente tra gli investitori che seguono con costanza le mosse del Mef. Il Tesoro ha infatti programmato l’emissione di una serie di titoli di Stato pensati per soddisfare esigenze di portafoglio molto diverse, con scadenze a breve, medio e lungo termine e cedole che offrono una prevedibilità utile in una fase di mercato caratterizzata da incertezze continue.
L’interesse è forte anche perché l’emissione avrà un peso rilevante nell’ultimo mese dell’anno, momento in cui molti investitori ribilanciano le strategie in vista del nuovo ciclo finanziario.
Ma quali titoli verranno collocati l’11 dicembre 2025? Scopriamolo insieme.
Prima però vi lasciamo al video YouTube di Lexplain su come funzionano i titoli di Stato.
Caratteristiche dei Btp in asta l’11 dicembre 2025
Il Mef ha annunciato un collocamento complessivo che potrà raggiungere i 9 miliardi di euro, con regolamento fissato per il 15 dicembre. L’offerta comprenderà tre titoli già conosciuti dal mercato e destinati a soddisfare investitori con esigenze diverse.
I Btp che saranno messi in asta sono:
- Btp gennaio 2029, Cedola lorda del 2,35%, tranche aggiuntiva fino a 3 miliardi di euro, prima cedola utile in pagamento il 15 gennaio 2026, ISIN IT0005660052.
- Btp ottobre 2030, emesso da giugno 2025, cedola del 2,7%, collocamento fino a 1 miliardo, cedola successiva il 1° aprile 2026, ISIN IT0005654642.
- Btp ottobre 2029, il titolo con cedola più elevata tra quelli in asta, pari al 3%, con possibilità di allocare fino a 1 miliardo, ISIN IT0005611055.
Gli investitori potranno quindi scegliere tra durate che vanno dai quattro ai cinque anni, con una finestra anche intermedia verso il 2030. È un ventaglio utile per chi desidera diversificare, poiché ogni scadenza risponde in modo differente alle variazioni di mercato e alle aspettative sui tassi futuri. L’idea del Tesoro è garantire un’offerta equilibrata, mantenendo viva la domanda retail e quella istituzionale.
Rendimenti attesi e confronto tra le scadenze
Le cedole fisse permettono di delineare con buona precisione il flusso cedolare che gli investitori riceveranno nel tempo. Tuttavia il rendimento effettivo varia in base al prezzo di aggiudicazione che emergerà durante l’asta. In una fase in cui la volatilità resta presente, i Btp tornano spesso al centro delle strategie di protezione del capitale.
Nel dettaglio, il titolo più breve, cioè il Btp gennaio 2029, punta su un equilibrio conservativo, con una cedola al 2,35% che offre stabilità pur senza eccedere in durata. È spesso scelto da chi desidera una rendita prevedibile senza esporsi troppo alle oscillazioni dei tassi.
Il Btp ottobre 2030 introduce una prospettiva più articolata, perché la cedola più alta del 2,7% risulta interessante per chi guarda oltre il medio periodo. Il rendimento netto potrà risultare competitivo soprattutto se la Banca Centrale manterrà un orientamento stabile nei prossimi mesi.
A offrire la cedola più generosa è il Btp ottobre 2029, che mette sul tavolo un 3% lordo. La durata, comunque contenuta, lo rende particolarmente apprezzato dal mercato retail, anche se risulta più sensibile alle variazioni dei tassi. In ogni caso il rapporto tra rendimento e orizzonte temporale rimane uno dei più equilibrati tra i titoli in circolazione.
Calendario e modalità di partecipazione all’asta
Il calendario operativo ricalca la struttura abituale delle aste Btp del Mef. Chi intende partecipare dovrà rispettare alcune scadenze fondamentali che regolano la procedura.
Le date principali sono:
- 10 dicembre 2025: termine per le prenotazioni del pubblico;
- 11 dicembre 2025 (ore 11:00): chiusura delle domande per l’asta principale;
- 12 dicembre 2025 (ore 15:30): eventuale asta supplementare;
- 15 dicembre 2025: regolamento dei titoli assegnati.
La procedura resta accessibile attraverso il proprio intermediario bancario o finanziario, che gestisce l’invio delle domande e la conferma dell’acquisto. La tornata di dicembre potrebbe avere una partecipazione particolarmente ampia, perché molti investitori tendono a rafforzare la componente di titoli di Stato alla fine dell’anno, sfruttando rendimenti certi e scadenze adatte alla pianificazione futura.