Il 2026 potrebbe segnare un cambiamento significativo per chi effettua transazioni in contanti. La Legge di Bilancio in discussione prevede infatti di innalzare il limite massimo per i pagamenti cash fino a 10.000 euro, introducendo però una tassa fissa di 500 euro per importi superiori a 5.000 euro.
Questa novità nasce dalla volontà di contemperare maggiore libertà nell’uso del contante con la necessità di rendere più tracciabili le operazioni di spesa elevate. Ma come funzionerà esattamente il nuovo sistema? Chi dovrà pagare la tassa e in quali modalità? E quali conseguenze avrà questa misura sul comportamento dei cittadini e delle imprese? Scopriamolo insieme.
Prima però vi lasciamo al video YouTube di Angelo Greco sugli attuali limiti del pagamento in contanti.
Pagamento in contanti: ecco cosa cambia con la nuova manovra
Secondo l’emendamento depositato dalla maggioranza, ogni pagamento in contanti compreso tra 5.001 e 10.000 euro sarà soggetto a un’imposta fissa di 500 euro. La norma entrerà in vigore a partire dal primo gennaio 2026 e si applicherà a tutti i pagamenti effettuati sul territorio nazionale, senza distinzione tra cittadini italiani e stranieri. La tassa dovrà essere versata dall’acquirente mediante l’apposizione di un contrassegno sulla fattura cartacea, che successivamente dovrà essere consegnata al fornitore per consentire i controlli dell’Agenzia delle Entrate.
L’obiettivo dichiarato è duplice: da un lato, permettere operazioni più consistenti in contanti rispetto al tetto attuale di 5.000 euro; dall’altro, scoraggiare l’uso del cash per importi elevati tramite la tassa fissa. È interessante notare come la misura non imponga un divieto assoluto, ma piuttosto introduca un costo che spinge cittadini e imprese a preferire strumenti tracciabili come bonifici e carte di pagamento.
Nuovi tetti e regolamentazione dei pagamenti in contanti
Il tetto di pagamento cash è stato oggetto di continui aggiustamenti negli ultimi anni. Prima del 2023, la soglia era fissata a 2.000 euro, poi il Governo Meloni l’ha innalzata a 5.000 euro. Con la nuova manovra, il limite potrà arrivare fino a 10.000 euro, ma accompagnato dall’imposta speciale. In pratica, chi vorrà pagare oltre 5.000 euro in contanti dovrà considerare il costo aggiuntivo di 500 euro, creando un incentivo naturale a usare strumenti tracciabili.
Dal punto di vista operativo, l’emendamento stabilisce che ogni pagamento soggetto alla tassa dovrà essere fatturato. Ciò significa che anche le transazioni tra privati, se superiori al tetto minimo, rientreranno in una procedura ufficiale di registrazione. Il provvedimento intende quindi bilanciare flessibilità per l’uso del contante e trasparenza fiscale, riducendo al contempo il rischio di evasione.
Contesto politico ed economico della misura
La proposta di modifica alla Legge di Bilancio 2026 non nasce in un vuoto politico. L’emendamento della maggioranza, a firma del senatore Matteo Gelmetti, arriva in un contesto caratterizzato da una pioggia di oltre 5.500 emendamenti, tra cui 1.600 della stessa maggioranza. La stretta sui pagamenti in contanti si inserisce in un quadro più ampio di riforme fiscali e controlli sulla spesa, pensato anche per aumentare la tracciabilità delle operazioni e combattere l’evasione.
Parallelamente, la manovra introduce altri provvedimenti legati alla finanza personale e alla regolamentazione delle imprese, come la tassazione agevolata per la rivalutazione dell’oro e norme più stringenti per il settore dell’ultra fast fashion. La combinazione di queste misure mostra l’intenzione del governo di orientare le abitudini di pagamento dei cittadini e la condotta delle imprese verso strumenti più sicuri e tracciabili, senza rinunciare del tutto alla possibilità di usare il contante.