Pochi sanno che la pensione di vecchiaia può essere riconosciuta anche senza raggiungere i canonici 20 anni di contributi.
Sono infatti disponibili sia quest'anno che nel 2026 delle opzioni che consentono il pensionamento con soli 5 anni di versamenti.
Ovviamente, solo per alcuni lavoratori, e solo previo rispetto di tutta una serie di requisiti.
Vediamo come andare in pensione con soli 5 anni di contributi, e quali sono i requisiti richiesti.
Per saperne di più in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale degli Insindacabili.
Pensione di vecchiaia con 5 anni di contributi per i lavoratori invalidi
La prima soluzione è quella dell?Assegno ordinario di invalidità, destinata a chi presenta una riduzione permanente della capacità lavorativa di almeno due terzi (67%) a causa di una patologia fisica o psichica.
Si tratta di un trattamento che non prevede il semplice riconoscimento dell?invalidità civile. Per ottenere il beneficio è necessaria una valutazione specifica che tenga conto anche del tipo di attività svolta.
Detto ciò, il requisito contributivo è piuttosto definito: almeno 5 anni di contributi (260 settimane), di cui almeno 3 maturati nei 5 anni che precedono la domanda.
Accessibile sia ai lavoratori dipendenti privati che agli autonomi iscritti alla Gestione Separata, l'assegno prevede tre rinnovi triennali, dopo i quali il trattamento è definitivo.
Nota particolare per il calcolo dell'assegno: come precisa l'INPS, l'importo dell?Assegno viene determinato con il sistema di calcolo misto, ma solo per chi ha versato contributi prima del 1 gennaio 1996. In tutti gli altri casi si applica il sistema contributivo.
Se la cifra risulta troppo bassa, in alcuni casi può essere integrata al minimo. L?integrazione, però, non è prevista se il beneficiario supera determinate soglie di reddito personale o se non ha contributi versati prima del 31 dicembre 1995 (e quindi è un lavoratore contributivo puro).
Fortunatamente, l'assegno è compatibile con il lavoro: tuttavia, se il titolare percepisce redditi oltre certi limiti, l?assegno può essere ridotto.

Pensione di vecchiaia a 5 anni per i lavoratori inabili
In alternativa all?assegno ordinario, esiste la pensione di inabilità previdenziale, che anche in questo caso consente l?uscita dal lavoro con soli 5 anni di contributi.
In questo caso, però, il requisito sanitario è più stringente: deve essere riconosciuta un?invalidità totale e permanente al 100%, cioè l?impossibilità assoluta a svolgere qualsiasi attività lavorativa.
A differenza dell?assegno ordinario, questa prestazione è incompatibile con qualsiasi reddito da lavoro: una volta riconosciuta, non è possibile proseguire l?attività lavorativa. Inoltre, è prevista anche la cancellazione dagli albi professionali per i liberi professionisti appartenenti a un ordine.
Come l'assegno di invalidità, anche la pensione di invalidità prevede il sistema di calcolo misto per chi non rientra nel regime contributivo puro, con possibilità di integrazione al minimo se l?importo risulta inferiore alla soglia fissata annualmente dall?INPS.
Attenzione però: nel caso della pensione di invalidità, sono previste delle revisioni periodiche. Se viene meno la condizione di invalidità totale, il trattamento può essere trasformato in assegno ordinario o persino revocato.
Pensione di vecchiaia con 5 anni di contributi per i lavoratori ordinari
Per chi non rientra nei sopramenzionati casi di invalidità o inabilità, esiste una terza possibilità: la pensione di vecchiaia contributiva a 71 anni con almeno 5 anni di versamenti.
Non il massimo per il lavoratore che preferirebbe uscire a 67 anni, se non addirittura a 64 anni.
Anche in questo caso, però, lo svantaggio principale riguarda l?importo dell?assegno: con una contribuzione così ridotta e il calcolo interamente contributivo, la pensione può risultare molto bassa.
Tra l'altro, si rischia di non poter beneficiare dell?integrazione al minimo, essendo questa misura rivolta solo ai lavoratori contributivi puri.
Se non altro la misura è decisamente più flessibile verso i lavoratori. Sebbene sia richiesta la cessazione del rapporto di lavoro dipendente per accedere a questo trattamento, non è invece richiesta la cessazione dell'attività svolta come lavoratore autonomo o parasubordinato.