La Rottamazione Quinquies sarà una delle misure più discusse della prossima legge di Bilancio. Dopo le edizioni precedenti, che hanno consentito a migliaia di contribuenti di alleggerire il peso delle cartelle esattoriali, il Governo lavora a una nuova versione della definizione agevolata. Tra le ipotesi più concrete emergono l’allungamento fino a 96 rate mensili, corrispondenti a otto anni, e l’introduzione di una rata minima di 50 euro.
L’obiettivo è duplice: da un lato rendere più accessibile il pagamento dei debiti fiscali e previdenziali, dall’altro evitare squilibri nei conti pubblici. Ma quali sono gli scenari in discussione? Scopriamolo insieme.
Prima però vi lasciamo al video YouTube di Business Online sulle novità della rottamazione Quinquies.
Rottamazione Quinquies: come cambiano le regole con la manovra
Il ministero dell’Economia è al lavoro su una nuova definizione agevolata che dovrebbe prendere forma nella manovra 2026. L’idea iniziale di concedere fino a 120 rate è stata ridimensionata, con una mediazione che punta a un massimo di 96 rate. La scelta nasce dall’esigenza di coniugare la sostenibilità per i contribuenti con la necessità di garantire entrate certe e regolari per lo Stato.
Rispetto alle precedenti edizioni, si cerca di superare uno dei problemi più ricorrenti: l’eccessivo peso delle prime rate. In passato i contribuenti erano chiamati a versare subito il 20% del debito complessivo, distribuito nelle prime due tranche, spesso scoraggiando l’adesione. Con la Rottamazione Quinquies l’intenzione è quella di distribuire l’impegno in maniera più omogenea, con un calendario di versamenti che non penalizzi la fase iniziale.
Un altro punto in discussione riguarda la differenziazione dei piani. Le cartelle di importo ridotto dovrebbero avere percorsi di estinzione più brevi, mentre i debiti di maggiore entità verrebbero diluiti lungo l’intero arco degli otto anni. Una soluzione che risponde al principio di proporzionalità, tenendo conto della reale capacità contributiva dei soggetti coinvolti.
Rottamazione Quinques: rate, soglia minima e flessibilità nei pagamenti
Uno dei nodi più rilevanti è quello della rata minima, che dovrebbe attestarsi sui 50 euro. Una soglia pensata per rendere la gestione delle posizioni sostenibile per l’amministrazione fiscale, evitando di moltiplicare rate di valore simbolico, difficili da monitorare e poco convenienti in termini di riscossione.
La novità più apprezzata riguarda la tolleranza sui mancati pagamenti. Nella bozza di lavoro, la decadenza non scatterebbe più automaticamente alla prima rata saltata, ma solo dopo otto rate non consecutive non onorate. Una scelta che concede respiro a chi, per motivi temporanei, non riesce a rispettare i termini ma è comunque intenzionato a rientrare nel piano.
Anche sul fronte degli anticipi obbligatori si ragiona su differenziazioni. Per i debiti oltre i 50mila euro, il Governo valuta la richiesta di un acconto iniziale intorno al 5%. Per importi inferiori, invece, potrebbe essere applicata una formula di saldo e stralcio, con la cancellazione automatica delle cartelle più leggere. Tutto, naturalmente, sarà calibrato in base agli equilibri della manovra finanziaria e alle risorse disponibili.
Platea dei beneficiari ed esclusioni previste
La platea di riferimento della Rottamazione Quinquies dovrebbe riguardare i debiti affidati all’Agenzia delle Entrate-Riscossione dal 2000 al 2023. Non mancano, però, ipotesi di esclusione. In particolare, potrebbero restare fuori i cosiddetti “rottamatori seriali”, cioè coloro che hanno già aderito alle precedenti definizioni agevolate senza poi portarle a termine. L’obiettivo è concentrare la misura sui contribuenti realmente in difficoltà, evitando che venga usata solo per bloccare temporaneamente azioni esecutive come pignoramenti e fermi amministrativi.
Un altro tema aperto riguarda i requisiti di accesso. Se da un lato si punta a dare una nuova chance a chi non ha potuto rispettare i vecchi piani, dall’altro è forte l’intenzione di limitare la platea per contenere i costi. Per questo la nuova definizione dovrebbe includere criteri più selettivi, con particolare attenzione ai contribuenti che dimostrano una reale impossibilità a pagare in un’unica soluzione.