Aumento sigarette 2026, rincari in arrivo: ecco quanto costeranno i pacchetti

Benna Cicala Benna Cicala - 29/09/2025 07:30

Aumento sigarette 2026, rincari in arrivo: ecco quanto costeranno i pacchetti

Dal prossimo gennaio potrebbe partire una nuova stangata sul costo delle sigarette. Il governo starebbe valutando un piano di revisione delle accise che, gradualmente, porterebbe a un aumento complessivo fino a un euro e mezzo a pacchetto entro il 2028. La misura sarebbe inserita nella prossima legge di Bilancio e servirebbe a compensare le nuove regole europee che rischiano di ridurre le entrate fiscali garantite dal comparto del tabacco.

L’esecutivo è chiamato a bilanciare due esigenze: difendere un gettito che oggi vale circa 15 miliardi l’anno e, allo stesso tempo, rispondere alle pressioni di Bruxelles che vuole introdurre un quadro più severo sulle accise. Ma quanto cresceranno i prezzi? Quali sono le motivazioni economiche dietro il possibile aumento delle sigarette? E quali conseguenze potrebbero esserci per i consumatori e il settore? Scopriamolo insieme.

Prima però vi lasciamo al video YouTube di Contenitore Libero su alcune considerazioni relative ai prossimi aumenti delle sigarette.

Aumento sigarette: le ragioni dietro la scelta del governo

Il dibattito parte da una necessità concreta: le casse pubbliche non possono permettersi di perdere entrate rilevanti. Le accise sul tabacco rappresentano infatti una delle fonti di gettito più stabili, stimata in oltre 15 miliardi di euro l’anno. Con le nuove direttive europee in discussione, però, parte di queste risorse rischia di finire direttamente nel bilancio dell’Unione, riducendo così ciò che rimarrebbe allo Stato.

A preoccupare di più l’Italia è la proposta di Bruxelles di introdurre due cambiamenti. Da un lato, un innalzamento delle accise minime europee, ferme al 2010 e considerate ormai troppo basse. Dall’altro, l’obbligo per i singoli Paesi di trasferire a Bruxelles il 15% di quanto incassato con queste accise. Per l’Italia si tratterebbe di centinaia di milioni di euro sottratti ogni anno al bilancio nazionale.

Da qui la scelta di correre ai ripari già a partire dal 2026 con un piano triennale di aumenti programmati. In questo modo Roma punta a consolidare il gettito fiscale, compensando eventuali perdite future.

Quanto potrebbero costare le sigarette dal 2026

Gli aumenti allo studio non sarebbero immediatamente pesanti, ma distribuiti su più anni. A gennaio 2026 il rincaro potrebbe aggirarsi su alcune decine di centesimi a pacchetto, per poi crescere gradualmente nel biennio successivo. L’obiettivo dichiarato è arrivare a un incremento complessivo di circa un euro e mezzo entro il 2028.

Un piano di questo tipo avrebbe un duplice effetto: garantire entrate sicure per le casse pubbliche e offrire agli operatori del settore un quadro normativo più prevedibile. Infatti, anche i produttori preferiscono conoscere in anticipo l’evoluzione delle accise, così da pianificare gli investimenti.

Da notare che i rincari dovrebbero riguardare principalmente le sigarette tradizionali. I prodotti senza combustione e le sigarette elettroniche, invece, potrebbero rimanere esclusi o subire aumenti molto più contenuti. Una scelta coerente con la politica italiana degli ultimi anni, che ha sempre distinto tra tabacco tradizionale e innovativo.

Le prospettive per tabaccai 

Il settore del tabacco in Italia non è solo una fonte fiscale, ma anche un comparto economico che conta circa 60.000 punti vendita, con una distribuzione capillare in tutto il Paese. Ogni tabaccaio rappresenta non soltanto un esercizio commerciale, ma anche un presidio sociale in molte comunità, soprattutto nelle aree più piccole.

Gli aumenti previsti dal 2026 non avranno quindi solo conseguenze fiscali. Potrebbero anche spingere una parte dei fumatori verso alternative considerate meno nocive o verso nuovi prodotti innovativi, modificando ulteriormente l’equilibrio di mercato. Il governo, intanto, intende muoversi con cautela per evitare contraccolpi occupazionali e mantenere competitivo un settore che contribuisce in modo significativo al Pil nazionale.

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