La Manovra 2026 ridisegna gli stipendi dei lavoratori dipendenti con una serie di interventi che agiscono sia sulle aliquote Irpef sia su voci specifiche della busta paga come straordinari, premi e aumenti contrattuali. Il governo punta a garantire ritocchi positivi, anche se non sempre consistenti, attraverso un mix di detassazioni e agevolazioni mirate che interesseranno milioni di contribuenti. Le simulazioni degli enti tecnici indicano aumenti medi non elevati, ma comunque utili a contrastare un percorso salariale che negli ultimi anni ha sofferto l’onda lunga dell’inflazione.
Cosa succederà concretamente agli stipendi da gennaio? In che modo il taglio dell'Irpef modificherà le trattenute in busta paga? Quali categorie potranno beneficiare delle nuove flat tax? Scopriamolo insieme.
Prima però vi lasciamo al video YouTube di Michele Madonna sugli aumenti di stipendi 2026.
Stipendi 2026: gli effetti del taglio Irpef sulla busta paga
Il cuore della Manovra 2026 resta il taglio dell’Irpef sul secondo scaglione. La riduzione dell’aliquota dal 35 al 33 per cento riguarda chi percepisce redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro, una fascia che coinvolge oltre 13 milioni di contribuenti. La variazione, pur modesta, alleggerisce subito le trattenute mensili e garantisce un beneficio annuale variabile in base alla retribuzione.
Le stime dell’Ufficio parlamentare di bilancio mostrano differenze significative: si va da circa 23 euro annui per gli operai fino a più di 400 euro per i dirigenti. L’intervento, inoltre, non è limitato alla fascia dei 50.000 euro perché il meccanismo di calcolo estende i vantaggi anche ai redditi più elevati, seppur con un tetto massimo legato alla sterilizzazione introdotta per chi supera i 200.000 euro. Per questa platea il guadagno medio resta comunque vicino ai 380 euro annui.
La Manovra guarda anche a chi sceglie di rimanere al lavoro pur avendo maturato i requisiti per l’uscita anticipata. Il cosiddetto bonus Giorgetti continua ad assicurare un incremento del 9 per cento in busta paga grazie alla restituzione dei contributi IVS, una misura che rende la permanenza in servizio più conveniente rispetto al passato.
Le nuove detassazioni tra straordinari, turni e premi: chi ottiene gli aumenti
Gli stipendi 2026 beneficeranno inoltre di un nuovo sistema di flat tax applicato a voci specifiche della busta paga. Il governo conferma per tutto l’anno la tassazione agevolata al 15 per cento su straordinari, festivi, lavoro notturno e indennità legate ai turni, purché il reddito non superi i 40.000 euro. L’agevolazione è limitata a 1.500 euro annui ma coinvolgerà oltre due milioni di lavoratori.
Accanto agli straordinari, anche i premi di produttività godranno di una revisione favorevole. L’aliquota sostitutiva scende dall’attuale 5 all’1 per cento e si potrà applicare fino a 5.000 euro, un limite innalzato rispetto agli anni precedenti. La misura è però riservata a chi ha un reddito inferiore a 80.000 euro e viene riconosciuta soltanto se gli obiettivi aziendali sono verificabili e definiti secondo le regole ministeriali già note dal 2016.
Per il settore turistico la Manovra mantiene il trattamento integrativo del 15 per cento sulle ore lavorate di notte o nei festivi fino al 30 settembre 2026. L’agevolazione non è cumulabile con la flat tax e richiede un reddito inferiore a 40.000 euro nell’anno precedente, rendendola particolarmente utile per una categoria che si trova spesso a svolgere attività in orari disagiati.
Aumenti dai rinnovi contrattuali e agevolazioni selettive della Manovra 2026
La crescita degli stipendi nel 2026 non si esaurisce nelle detassazioni. Un ruolo decisivo viene assegnato ai rinnovi dei contratti collettivi firmati nel 2025 e nel 2026. Per gli aumenti legati ai nuovi Ccnl è prevista una flat tax al 5 per cento per i lavoratori con redditi inferiori a 28.000 euro, una misura destinata a 3,3 milioni di dipendenti. Secondo le elaborazioni tecniche il beneficio medio raggiunge i 208 euro annui.
I settori più coinvolti sono quelli in cui i rinnovi sono già stati avviati o firmati, come l’industria metalmeccanica, che ha definito un aumento di 205 euro sui minimi fra giugno 2025 e giugno 2028. Le trattative nella Pubblica amministrazione, invece, entreranno nel vivo per il triennio 2025-2027 e potrebbero portare ulteriori adeguamenti da sommare alle misure fiscali della Manovra.
In parallelo, l’Istat prevede per il 2026 una crescita delle retribuzioni del 2,4 per cento, un dato che conferma un recupero rispetto al biennio segnato dall’inflazione più alta. Sebbene i margini restino contenuti, il combinato tra taglio Irpef, flat tax su straordinari e premi, oltre ai rinnovi contrattuali, dovrebbe restituire un quadro complessivamente più favorevole per la busta paga dei prossimi mesi.