Stipendi NoiPA, aumenti da gennaio 2026: chi guadagna di più con il nuovo taglio Irpef

Benna Cicala Benna Cicala - 13/12/2025 07:45

Stipendi NoiPA, aumenti da gennaio 2026: chi guadagna di più con il nuovo taglio Irpef

Il 2026 si apre con una novità attesa da milioni di dipendenti pubblici: gli Stipendi NoiPA inizieranno a crescere già dai primi cedolini dell’anno grazie alle misure fiscali previste dalla nuova manovra. Dopo anni segnati dall’erosione del potere d’acquisto, il governo punta a intervenire direttamente sull’Irpef, riducendo la pressione fiscale su una fascia ampia di lavoratori e pensionati. Non si tratta di un aumento contrattuale, ma di un miglioramento del netto in busta paga che passa attraverso le aliquote e che, per alcuni redditi, potrà tradursi in diverse centinaia di euro in più su base annua.

L’attenzione è rivolta soprattutto al secondo scaglione Irpef, ma il dibattito politico ha già aperto alla possibilità di un’estensione delle agevolazioni anche oltre i confini inizialmente fissati. Chi vedrà concretamente crescere lo stipendio NoiPA? Quanto inciderà il taglio delle tasse sui diversi livelli di reddito? E perché il tema dell’Irpef resta centrale per i dipendenti pubblici? Scopriamolo insieme.

 Prima però vi lasciamo al video YouTube di NoiPA - Servizi PA a Persone PA su come leggere il cedolino NoiPA.

Stipendi NoiPA e taglio Irpef: perché il netto aumenta dal 2026

Il primo elemento che spiega l’aumento degli Stipendi NoiPA da gennaio 2026 è la riduzione dell’aliquota Irpef sul secondo scaglione di reddito. L’aliquota passerà dal 35 al 33 per cento, alleggerendo il prelievo su una fascia che comprende una larga parte dei dipendenti pubblici. Dal punto di vista pratico, il meccanismo è semplice: una quota maggiore dello stipendio lordo resterà nelle tasche del lavoratore, senza bisogno di nuove domande o procedure, perché l’intervento è automatico e gestito direttamente dal sistema NoiPA.

Il governo ha chiarito che l’obiettivo è procedere per gradi, intervenendo prima sulle fasce di reddito medio e poi, compatibilmente con i conti pubblici, ampliando il perimetro delle agevolazioni. La riduzione delle aliquote viene vista come una risposta al problema del fiscal drag, che negli ultimi anni ha colpito anche i dipendenti pubblici, spingendo redditi nominalmente più alti in scaglioni fiscali superiori senza un reale miglioramento del potere d’acquisto. Per chi riceve lo stipendio tramite NoiPA, l’effetto sarà visibile mese dopo mese, con un netto leggermente più alto già dalle prime buste paga del nuovo anno.

Aumenti in busta paga NoiPA: chi guadagna di più e quanto

Entrando nel dettaglio degli importi, gli aumenti degli Stipendi NoiPA non saranno uguali per tutti. Chi si colloca appena sopra i 28 mila euro annui potrà beneficiare di un vantaggio che, su base annua, arriva a diverse centinaia di euro. Con l’attuale struttura della manovra, il beneficio massimo si concentra intorno ai 50 mila euro di reddito, con un incremento che può superare i 400 euro nell’arco di dodici mesi. Le ipotesi allo studio prevedono però un’estensione del taglio fino ai 60 mila euro, scenario che amplierebbe ulteriormente la platea dei beneficiari.

In quel caso, anche dirigenti e funzionari con stipendi più elevati vedrebbero crescere il netto NoiPA, con aumenti progressivi che potrebbero avvicinarsi ai 600 euro annui. Per i redditi ancora più alti, fino a 200 mila euro, l’effetto positivo resterebbe, seppur più contenuto, mentre oltre tale soglia potrebbero intervenire meccanismi di compensazione attraverso la riduzione delle detrazioni. Resta comunque il fatto che, per la maggioranza dei dipendenti pubblici, l’aumento non dipende da nuovi contratti o indennità, ma da una diversa distribuzione del prelievo fiscale.

Irpef, inflazione e stipendi pubblici: perché il fisco resta decisivo

Il tema dell’Irpef continua a essere centrale quando si parla di Stipendi NoiPA perché si tratta dell’imposta che incide in modo più diretto sul lavoro dipendente e sulle pensioni. A differenza di altre categorie, i dipendenti pubblici hanno margini ridotti per deduzioni e ottimizzazioni fiscali, motivo per cui ogni intervento sulle aliquote produce effetti immediati sul reddito disponibile. Negli ultimi anni, nonostante il taglio del cuneo fiscale e alcune riduzioni di imposta, l’inflazione ha continuato a erodere il valore reale degli stipendi, con una perdita stimata di quasi nove punti percentuali dal 2021.

Il confronto con altre forme di lavoro, come il regime forfettario, rende ancora più evidente la distanza tra tassazione ordinaria e flat tax. È anche per questa ragione che i sindacati insistono sulla necessità di rendere strutturali gli interventi fiscali, evitando che gli aumenti nominali vengano assorbiti dall’aumento dei prezzi. Dal 2026, il nuovo assetto Irpef rappresenta un primo passo per riequilibrare il rapporto tra lordo e netto negli stipendi pubblici, in attesa dei prossimi rinnovi contrattuali e di ulteriori interventi annunciati dal governo sul fronte della riforma fiscale.

Le informazioni contenute in questo sito non costituiscono consigli né offerte di servizi di investimento. Leggi il Disclaimer »

Argomenti

VIDEO