Stipendi Statali, aumenti 2025-2027 e trattative in arrivo: ecco cosa cambia davvero

Benna Cicala Benna Cicala - 19/11/2025 07:46

Stipendi Statali, aumenti 2025-2027 e trattative in arrivo: ecco cosa cambia davvero

Negli ultimi mesi il tema degli stipendi statali è tornato al centro del dibattito, non solo per le attese degli oltre tre milioni di dipendenti pubblici, ma anche per le scelte economiche del governo, chiamato a gestire un equilibrio tutt’altro che banale tra risorse disponibili e pressioni sindacali. Il nuovo ciclo contrattuale 2025-2027 sta prendendo forma, mentre l’Aran ha già ricevuto l’atto di indirizzo che apre ufficialmente la stagione dei rinnovi.

È un passaggio rilevante, perché per molti lavoratori significherà ritocchi in busta paga che, seppur lontani dal colmare la perdita accumulata con la corsa dei prezzi, rappresentano comunque un passo avanti. D’altra parte il pubblico impiego arriva da un decennio segnato da blocchi e ritardi che hanno compresso stipendi e prospettive di carriera.

A questo punto la domanda è inevitabile: come si muoveranno le trattative? Quali aumenti effettivi sono previsti per i diversi comparti? E soprattutto, in che misura il prossimo triennio potrà ridurre la distanza tra salari e inflazione? Scopriamolo insieme.

 Prima però vi lasciamo al video YouTube di Business Online su come dovrebbero cambiare gli stipendi statali.

Stipendi Statali: aumenti previsti e primi tavoli di confronto

La stagione dei rinnovi partirà dalle Funzioni centrali, un comparto che comprende ministeri, agenzie fiscali, Inps e Inail. L’Aran aprirà i tavoli a dicembre, con l’obiettivo dichiarato di chiudere il contratto entro il 2025. L’aumento previsto a regime è di 158 euro lordi mensili, anche se la crescita sarà graduale: 52 euro nel 2025, poi 105 nel 2026 e infine il valore pieno nel 2027.

Il ministro Zangrillo ha più volte sottolineato l’importanza di mantenere un ritmo costante nei rinnovi, evitando gli slittamenti che in passato hanno creato un effetto “arretrato” difficile da recuperare. Proprio per questo l’atto di indirizzo è stato firmato con largo anticipo e la dotazione complessiva sfiora i dieci miliardi per l’intero pubblico impiego.

Per chi lavora negli uffici centrali dello Stato il nuovo contratto si somma agli incrementi del triennio precedente, portando il totale oltre i 300 euro medi in sei anni. Un numero che dà l’idea della dimensione dell’intervento, anche se non basta a cancellare del tutto la distanza accumulata con i rincari dal 2021 in poi. Le organizzazioni sindacali osservano il percorso con attenzione e manterranno alta la pressione per ottenere una copertura più ampia, soprattutto sulle indennità e sulle progressioni economiche.

Sanità, enti locali e scuola: gli aumenti sugli Stipendi Statali del prossimo triennio

Subito dopo le Funzioni centrali sarà la volta della Sanità. In questo comparto il contratto 2025-2027 dovrebbe garantire un aumento di 184 euro lordi al mese, una cifra non trascurabile se si considera la dimensione della platea e il peso dei turni e delle responsabilità. Il confronto entrerà nel vivo a gennaio, non appena le Regioni formalizzeranno il loro atto di indirizzo.

Gli enti locali seguiranno a ruota, con una prospettiva di incremento che nel 2027 sfiorerà i 150 euro mensili. Qui il percorso è legato anche alla chiusura definitiva del contratto 2022-2024, in attesa del via libera della Corte dei Conti. Il settore resta però uno dei più delicati, perché la variabilità delle risorse comunali rende complessa l’applicazione uniforme degli aumenti.

Nel comparto scuola e ricerca gli incrementi saranno più diversificati. Il personale Ata dovrebbe ottenere circa 104 euro al mese, mentre per i docenti l’incremento medio sarà di 142,8 euro. I ricercatori arriveranno invece a 229 euro mensili. La forbice riflette la differenza di ruoli e qualifiche, ma anche la volontà di valorizzare figure più specializzate che negli ultimi anni hanno visto crescere carichi e responsabilità senza un adeguato aggiornamento salariale.

Inflazione, risorse disponibili e ruolo dei sindacati nel nuovo ciclo contrattuale

La vera questione, riguarda la distanza tra aumenti previsti e inflazione. Dal 2022 ad oggi i prezzi hanno accumulato oltre il 13% e le proiezioni indicano una crescita complessiva vicina al 20% entro il 2027. È evidente che gli stipendi statali, pur con gli incrementi previsti, non riusciranno a recuperare tutto lo scarto.

È proprio qui che si giocherà il confronto più acceso. La Cgil continua a denunciare il divario tra salari e costo della vita, mentre Cisl e Uil mantengono una linea più pragmatica, concentrandosi su progressioni interne, welfare integrativo e formazione. Con l’obiettivo del governo di uscire dalla procedura europea per deficit eccessivo, i margini per aumentare ulteriormente i fondi appaiono ridotti.

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