Il Ministero dell’Economia ha pubblicato il programma di emissione dei Titoli di Stato per l’ultimo trimestre del 2025, un documento atteso da investitori e operatori finanziari. Le nuove scadenze, i volumi previsti e l’aggiornamento sul debito pubblico offrono uno spaccato prezioso sulla strategia del Tesoro. Non si parla soltanto di nuove aste, ma anche di come i mercati e i risparmiatori potranno essere coinvolti da qui alla fine dell’anno.
Quali sono le nuove emissioni di BTP previste tra ottobre e dicembre? Quali volumi complessivi di raccolta sono stimati e come si inseriscono nel quadro del debito pubblico? E soprattutto, cosa raccontano i dati macroeconomici e di finanza pubblica sull’Italia che si affaccia al 2026? Scopriamolo insieme.
Prima però vi lasciamo al video YouTube di LexPlain su cosa sono i titoli di stato.
Nuove emissioni di Titoli di Stato nell’ultimo trimestre 2025
Nel quarto trimestre del 2025 il Tesoro ha confermato l’arrivo di due nuove emissioni molto attese: un BTP a 5 anni con scadenza febbraio 2031 e un BTP decennale con scadenza febbraio 2036. Entrambi avranno un ammontare minimo fissato a 10 miliardi di euro, soglia necessaria per garantire liquidità e stabilità sul mercato secondario.
A queste si potranno aggiungere, in base alle condizioni di mercato, nuove tranche di titoli già in corso di emissione. Tra i più rilevanti troviamo il BTP 2027 con cedola al 2,10%, il BTP 2029 con cedola al 2,35%, il BTP 2032 con cedola al 3,25% e il BTP 2035 al 3,60%. Il Ministero, inoltre, non esclude la possibilità di inserire in asta titoli con scadenze superiori ai dieci anni, oltre a CCTeu e BTP indicizzati all’inflazione, strumenti sempre più apprezzati dai risparmiatori in cerca di protezione dal caro vita.
Titoli di stato, tra attività di funding e andamento del debito pubblico
Guardando al bilancio delle emissioni, a fine agosto 2025 il MEF aveva già collocato circa 260 miliardi di Titoli di Stato a medio e lungo termine. Questa cifra ha permesso non solo di coprire il fabbisogno del settore statale, ma anche di rifinanziare titoli in scadenza per un totale di circa 174 miliardi.
Per il periodo compreso tra settembre e dicembre, il Ministero stima un fabbisogno complessivo di circa 71 miliardi, a cui si aggiungeranno le necessità ordinarie dei mesi finali dell’anno. Le previsioni indicano emissioni nette tra i 55 e i 65 miliardi, portando l’avanzamento del programma di funding al di sopra dell’80% entro fine settembre.
Il dato interessante riguarda la vita media del debito, che ad agosto si attestava a 6,95 anni, leggermente in calo rispetto al 2024, mentre il costo medio all’emissione è risultato pari al 2,78%, in discesa rispetto al 3,41% registrato alla fine dello scorso anno. Segnali che confermano un miglioramento della gestione del debito, con benefici diretti sulla sostenibilità dei conti pubblici.
Prospettive macroeconomiche e finanza pubblica italiana
Il calendario delle emissioni dei Titoli di Stato si intreccia inevitabilmente con l’andamento dell’economia nazionale. L’Istat ha rivisto al rialzo la crescita del PIL del 2023, attestata all’1% in termini reali e al 7,2% nominali. Per il 2024, invece, la stima rimane più contenuta con un +0,7% reale e +2,7% nominale, ma non si escludono nuove revisioni.
L’estate 2025 ha restituito segnali contrastanti: lieve flessione del PIL nel secondo trimestre, ma anche investimenti sostenuti dai fondi del PNRR, produzione industriale in ripresa e fiducia delle imprese in rialzo. Il mercato del lavoro si conferma solido, con un’occupazione resiliente.