Il nuovo anno si apre con un appuntamento atteso da risparmiatori e investitori: le prime aste dei Titoli di Stato. Gennaio 2026 segna infatti l’avvio del calendario delle emissioni di BTP, BOT e strumenti indicizzati, fondamentali sia per il finanziamento del debito pubblico sia per chi cerca soluzioni di investimento a rischio contenuto.
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha già fissato le date, delineando una programmazione che copre l’intero mese e coinvolge diverse tipologie di titoli, dalle scadenze brevi fino al medio-lungo termine.
In un contesto in cui i rendimenti restano al centro dell’attenzione e le decisioni di politica monetaria continuano a influenzare i mercati, conoscere con anticipo quando arrivano le aste può fare la differenza. Quali Titoli di Stato saranno collocati a gennaio 2026? Scopriamolo insieme.
Prima però vi lasciamo al video YouTube di Lexplain sulla convenienza dei titoli di stato.
Calendario delle aste dei Titoli di Stato a gennaio 2026
Il MEF ha definito un calendario piuttosto articolato per il primo mese dell’anno, confermando una distribuzione delle aste lungo tutto gennaio 2026. La gestione delle operazioni, come di consueto, avviene tramite il Dipartimento del Tesoro in collaborazione con la Banca d’Italia, con comunicazioni ufficiali che anticipano ogni collocamento di alcuni giorni.
Il mese si apre con la prima asta di BOT fissata per il 9 gennaio, seguita da una tornata dedicata ai titoli a medio-lungo termine il 13 gennaio. Nella parte finale del mese, invece, sono previste emissioni più ravvicinate, con una nuova asta il 27 gennaio che coinvolge BTP Short Term e BTP indicizzati all’inflazione europea, mentre il 28 gennaio è in programma una seconda asta di BOT. Il calendario si chiude il 29 gennaio con un’ulteriore emissione di BTP a medio-lungo termine.
Questa distribuzione consente al Tesoro di coprire in modo graduale il fabbisogno di cassa e agli investitori di scegliere strumenti con caratteristiche differenti, sia in termini di durata sia di modalità di rendimento.
BOT di gennaio 2026, date e funzionamento delle emissioni
I BOT restano uno degli strumenti più utilizzati per la gestione della liquidità a breve termine. A gennaio 2026 sono previste due aste, la prima nella seconda settimana del mese e la seconda verso la fine. I Buoni Ordinari del Tesoro hanno scadenze brevi, solitamente comprese tra tre, sei e dodici mesi, e non prevedono il pagamento di cedole periodiche.
Il rendimento deriva dalla differenza tra il prezzo di sottoscrizione e il valore di rimborso, fissato alla pari. Proprio per questa struttura, i BOT risultano spesso apprezzati da chi preferisce una durata contenuta e una visibilità immediata sul guadagno finale.
Il MEF mantiene una certa flessibilità sulla gestione delle emissioni, riservandosi la possibilità di introdurre aste supplementari, soprattutto sui BOT a tre mesi, qualora le esigenze di tesoreria lo rendano opportuno. Ogni asta viene preceduta da una comunicazione ufficiale che indica importi offerti e scadenze, permettendo agli investitori di valutare con precisione l’operazione.
BTP, BTP Short Term e BTP€i: quali titoli arrivano nelle aste di gennaio
Il cuore del calendario di gennaio 2026 riguarda le emissioni di BTP, articolate su più appuntamenti. Le aste di metà e fine mese sono dedicate ai titoli a medio-lungo termine, con scadenze che possono spaziare dai tre ai dieci anni, fino ad arrivare a durate più estese in base alle condizioni di mercato. I BTP continuano a rappresentare uno strumento centrale per il risparmio italiano, grazie alle cedole fisse semestrali e alla possibilità di mantenere il titolo fino alla scadenza.
Accanto ai BTP tradizionali, il 27 gennaio è prevista anche l’asta dei BTP Short Term, titoli con una durata compresa tra diciotto e trentasei mesi, pensati per chi cerca un equilibrio tra breve e medio periodo. La struttura ricalca quella dei BTP classici, ma con orizzonti temporali più contenuti.
Nella stessa giornata trovano spazio i BTP€i, indicizzati all’inflazione dell’area euro. Sia il capitale sia le cedole vengono rivalutati sulla base dell’andamento dei prezzi, offrendo una protezione dal rischio inflattivo che continua a interessare molti risparmiatori. Anche per queste emissioni, la domanda tende a essere sostenuta, soprattutto nei momenti di maggiore incertezza economica.