La guardia di finanza di Milano dà esecuzione a un decreto di sequestro preventivo chiesto dai pm e firmato dal gip. Le accuse: dagli abusi edilizi al falso. Coinvolto anche un notaio
Quasi trenta indagati: costruttori, progettisti, ex dirigenti del settore urbanistica e membri della precedente commissione per il Paesaggio. Pure un notaio. Un altro cantiere sequestrato, stavolta in pienissimo centro. Nuovo capitolo, stamattina, delle inchieste sul mondo del mattone condotte dal pool di magistrati guidato dalla procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano.
Blitz in pieno centro
Gli investigatori del nucleo Pef della Guardia di finanza si sono presentanti in via Anfiteatro 7, strada coinvolta dal contestato progetto, per notificare l’ordinanza di sequestro firmata dal gip Mattia Fiorentini su richiesta della procura. Al centro dell’indagine – già emersa nei mesi scorsi nell’ambito di altri fascicoli – la realizzazione di due palazzi di quattro e undici piani, il tutto definito una “ristrutturazione” edilizia che però riguarda “un’area libera”, visto che in quel punto, nel 2006, venne demolito un edificio settecentesco.
Gli indagati: da Scandurra a Cerri. Accuse di abusi edilizi e falso
Tra gli indagati, come si legge nel decreto di 80 pagine notificato oggi, ci sono Giovanni Oggioni, ex dirigente dell’urbanistica già a processo per altre vicende, e il progettista Marco Emilio Cerri, pure lui coinvolto in altri fascicoli. Così come i costruttori Carlo e Stefano Rusconi, già a giudizio per la “Torre Milano” di via Stresa. Poi Franco Zinna, Andrea Viaroli (del Comune), Carla Barone (anche lei prima all’urbanistica), il notaio Fabio Gaspare Pantè, l’ex presidente della commissione per il Paesaggio Marco Stanislao Prusiki e una sfilza di ex componenti fra cui Alessandro Scandurra, arrestato ai domiciliari e liberato questa estate per assenza di gravi indizi nell’ambito delle indagini per corruzione sul “sistema” dell’urbanistica. In questo caso le accuse sono a vario titolo di lottizzazione abusiva, abuso edilizio e falso.
Due palazzi al centro dell'inchiesta
Il cantiere sul quale indagano i pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici si chiama Unico-Brera e si trova in una via centralissima. Il progetto immobiliare dei costruttori Rusconi punta a trasformare i due ruderi settecenteschi di 5 e 3 piani demoliti nel 2006, in una torre di 11 piani per oltre 34 metri, 27 appartamenti e 45 abitanti potenziali. I lavori avrebbero dovuto completarsi quest'anno e sono stati autorizzati, come in altre decine di casi finiti sotto la lente della magistratura, con una Scia, Segnalazione Certificata di inizio attività. I pm contestano la nozione di “ristrutturazione” al posto di nuova costruzione, come in tanti altri casi sotto esame.
Il progettista di "Unico-Brera”, Marco Emilio Cerri, è un ex componente della commissione per il paesaggio fra 2021 e 2024 e nel corso dell'indagine è stato destinatario di un'interdittiva per falso nell'inchiesta che ha portato all'arresto per corruzione e depistaggio dell'ex direttore dello Sportello unico edilizia, Giovanni Oggioni.
La torre in passato ha sollevato la rabbia dei residenti con ricorsi a Tar Lombardia e Consiglio di Stato. Pubblico sarebbe stato in origine il piccolissimo lotto di circa 400 metri quadrati in via Anfiteatro che collega corso Garibaldi all'Arena civica di Milano e al Parco Sempione su cui oggi insiste l'edificio costruito con un indice edificatorio di oltre 9 metri cubi per metro quadrato.
Il (vecchio) progetto di edilizia popolare
Ricorda il gip Fiorentini, sulla scorta di quanto scritto dai pm, che nell’area, “originariamente”, dove sorgere “un progetto comunale per la realizzazione di nove alloggi destinati a edilizia popolare”. Il giudice, nel dire sì al sequestro dell’area, ricorda tra l’altro che serviva un piano attuativo per il progetto e non una semplice convenzione dal notaio. “Un importante intervento edificatorio, comportante un significativo aggravio del carico urbanistico, è stato consentito mediante” la Scia, quindi “un’attività libera rimessa all’iniziativa del privato”.
“Gli indagati non sono sprovveduti. Pagati oneri assai più bassi del dovuto”
Sia i costruttori, sia i tecnici comunali, i progettisti, gli ex membri della commissione Paesaggio “non erano certo soggetti sprovveduti, ma professionisti e imprenditori che governavano perfettamente la materia e conoscevano gli strumenti urbanistici”, continua il gip, per spazzare via ogni dubbio – da parte sua – sulla “buona fede” evocata in altri procedimenti. Ancora, il privato ha pagato “oneri di urbanizzazione assai più bassi di quelli che sarebbero stati dovuti”.
da Repubblica dell'11 dicembre 2025