Aumenti Stipendi, +558 euro al mese e arretrati fino a 9.400 euro per alcuni lavoratori: ecco per chi

Benna Cicala Benna Cicala - 11/08/2025 07:45

Aumenti Stipendi, +558 euro al mese e arretrati fino a 9.400 euro per alcuni lavoratori: ecco per chi

Nel 2025 arrivano importanti novità per alcuni lavoratori: il rinnovo del contratto collettivo nazionale delle Funzioni Centrali 2022-2024 porta con sé un sostanziale aumento degli stipendi e importanti riforme normative. L’intesa, siglata all’Aran e destinata a oltre 6.000 lavoratori, segna un cambio di passo per la valorizzazione delle professionalità nel settore pubblico.

Con aumenti medi fino a 558 euro lordi mensili, tredici mensilità e arretrati che superano i 9.000 euro, il contratto ha l’obiettivo di rafforzare il ruolo della dirigenza statale in un momento chiave per la trasformazione digitale della PA. Ma a chi spettano gli aumenti? Quali novità normative vengono introdotte? E cosa succede al tetto massimo degli stipendi pubblici?

Scopriamolo nei dettagli.

Prima però vi lasciamo al video YouTube di Moneyfarm Italia sugli stipendi italiani.

Chi beneficia dell’aumento degli stipendi e a quanto ammonta

Il rinnovo del contratto per l’area Funzioni Centrali 2022-2024, siglato il 29 luglio 2025, prevede aumenti significativi per 6.160 dirigenti e professionisti delle amministrazioni centrali dello Stato. I dirigenti di prima fascia riceveranno un aumento medio di 980 euro al mese, mentre per quelli di seconda fascia la cifra si attesta intorno a 545 euro. La media complessiva dell’aumento si fissa a 558 euro lordi mensili, con effetto retroattivo dal 1° gennaio 2024.

A ciò si aggiunge un arretrato complessivo medio di circa 9.400 euro, a copertura del periodo precedente all’entrata in vigore del contratto fino a ottobre 2025. Un riconoscimento economico che premia il lavoro svolto e recupera i ritardi nella contrattazione degli anni passati.

L’accordo, pur non ancora approvato definitivamente (manca l’ultimo passaggio normativo), rappresenta una boccata d’ossigeno per una categoria cruciale nella gestione dello Stato, premiata per competenze e responsabilità.

Non solo aumenti stipendi ma welfare, smart working e formazione

Il nuovo contratto non si limita alla componente retributiva. Tra le principali novità normative, troviamo:

  • Lavoro agile: introdotte nuove linee guida per favorire la conciliazione vita-lavoro e garantire efficienza nei servizi pubblici.
  • Welfare integrativo: rafforzate le misure su sanità, istruzione, cultura e sostegno al reddito, per offrire maggiori tutele ai lavoratori.
  • Formazione continua: focus su transizione digitale e tecnologie emergenti, con corsi dedicati all’uso dell’intelligenza artificiale e dei modelli linguistici avanzati.

L’obiettivo è duplice: rendere la pubblica amministrazione più moderna e attrattiva e migliorare il benessere complessivo dei dipendenti. Un passaggio fondamentale per gestire le sfide della digitalizzazione e rispondere alle esigenze sociali di oggi.

 Il tetto da 240mila euro: cosa cambia per i top manager pubblici

Una delle notizie che accompagna il rinnovo contrattuale riguarda la Corte Costituzionale, che ha bocciato il tetto fisso di 240.000 euro annui per gli stipendi dei dirigenti pubblici, in vigore dal 2014. Secondo la sentenza, la retribuzione massima sarà ora legata a quella del primo presidente della Corte di Cassazione: 311.658,23 euro.

Questa modifica interessa circa un migliaio di dirigenti pubblici di prima fascia, magistrati e top manager di società partecipate dallo Stato, comprese realtà come la Rai. La misura punta a ridurre il gap retributivo con il settore privato, rendendo la PA più competitiva nell’attrarre figure di alto profilo.

Il governo sta valutando una nuova soglia massima, da definire attraverso un Dpcm o nella prossima legge di bilancio, per bilanciare sostenibilità finanziaria e competitività.

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