MPS, il punto sull’aumento di capitale

13/09/2022 16:10

MPS, il punto sull’aumento di capitale

Tutti pazzi per MPS, l’odiosamata banca senese in procinto di varare un aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro, ossia quasi 7 volte la capitalizzazione della banca in questi giorni. L’aumento di capitale è insomma iperdiluitivo, come conferma il previsto accorpamento dei titoli nel rapporto 100 a 1 che giovedì 15 settembre i soci sono chiamati ad approvare insieme all’operazione.

Eppure il titolo, con l’occasione dell’accelerazione sui tassi della BCE dopo l’ultimo aumento, e dunque delle previsioni rosee sui margini di interesse delle banche commerciali, sta proseguendo in un rally autonomo a Milano e ancora in queste ore guadagna il 3,8% tornando a 37,76 centesimi dopo un allungo a quota 40.

Certo dal punto di vista dell’analisi tecnica potrebbe essere una semplice reazione ai minimi storici a 28 centesimi aggiornati giusto giovedì scorso, l’indicatore di forza relativa RSI era in netto ipervenduto da tempo, ma il dossier di MPS è tanto rovente da così tanto tempo da chiamare in causa la politica, le istituzioni finanziarie e quelle europee.

MPS, il management e Anima

L’ottimismo d’ufficio dell’ad e dg Luigi Lovaglio nell’ultima intervista a MF potrebbe avere incoraggiato i corsi, ma i dubbi sul successo dell’operazione e sulla sua efficacia restano agli investitori di più lunga memoria.

A incoraggiare il rally contribuisce l’annuncio di un investitore importante come Anima: vuole sottoscrivere una quota dell’aumento (si mormora tra i 150 e i 250 milioni di euro). Uno spunto che potrebbe fare da viatico a nuove partnership commerciali. Una presa di posizione che richiama la possibilità che un grande partner straniero di MPS come la compagnia assicurativa francese Axa metta qualcosa di più di un gettone nell’operazione.

Scontata la sottoscrizione pro-quota dell’aumento di capitale da parte del Tesoro (è il controllante col 64,23% quindi spenderebbe altri 1,6 miliardi di euro circa in MPS), restano all’appello 900 milioni, dei quali quasi un terzo potrebbero essere coperti da Anima, un’altra fetta da Axa e il resto (se il cerchio si chiudesse) potrebbe essere abbastanza poco da convincere le ultime banche riottose a trasformare la pre-garanzia in una garanzia sull’aumento di capitale che manderebbe automaticamente a segno il deal.

Al consorzio partecipano BofA Securities, Citigroup, Credit Suisse e Mediobanca.

MPS, i piani per il futuro

Sarebbe però solo l’inizio del percorso tracciato dal Piano al 2026, che prevede, tra l’altro, il taglio di 150 filiali a 1.218 e uscite volontarie di ben 3.500 dipendenti.
Una riorganizzazione che costerebbe 800 milioni di euro e dovrebbe già dal prossimo anno tagliare i costi di circa 270 milioni. Fra i target anche un utile ante imposte da 705 milioni nel 2024 e 909 mln nel 2026, un cost/income ratio del 60% e un ritorno al dividendo dal risultato del 2025 in poi.

Tutto a posto dunque? Troppo presto per dirlo: le ricapitalizzazioni bancarie italiane, e in particolare quelle di MPS, non hanno sempre risolto i problemi, anzi.

L’aumento di capitale è innanzitutto determinato dal bisogno di ricapitalizzare la banca e farla rientrare nei parametri UE che prevedono un total capital ratio del 13,50% (10,75% di TSCR - il requisito SREP - più un buffer CBR del 2,75%). MPS punta a un complessivo 14,2% di CET 1 fully loaded nel 2024, ma già all’indomani dell’aumento di capitale dovrà lavorare a partnership commerciali e operazioni di M&A per rimanere su un mercato del credito sempre più sfidante, magari facendo una leva maggiore sul gioiellino dell’e-banking Widiba, ma soprattutto dimostrando di avere una struttura reddituale e patrimoniale sana.

Per riconquistare la fiducia del mercato insomma non basterà l’ennesimo aumento di capitale.

Quanto alla politica, con FdI che già preme per un posticipo dell’operazione a dopo le elezioni, c’è tempo, si può aspettare qualche settimana. Per la finanza italiana, che da anni vede il titolo di MPS crollare in Borsa e gli investimenti pubblici nella banca andare in fumo, forse siamo già ben oltre i supplementari.

 

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© TraderLink News - Direttore Responsabile Marco Valeriani - Riproduzione vietata

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